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Demoni, spettri e terrificanti mostri giapponesi a Firenze nella mostra “Yōkai” al Museo degli Innocenti

Dal 13 giugno al 3 novembre al Museo degli Innocenti di Firenze arriva “Yōkai Mostri, spiriti, spettri e altre inquietudini nelle stampe giapponesi”, in mostra oltre 150 opere tra libri rari, maschere, armi originali e le straordinarie xilografie di Hokusai

I mostri giapponesi sono arrivati a Firenze! Dal 13 giugno al 3 novembre al Museo degli Innocenti sarà possibile ammirare le spaventose creature leggendarie del mondo nipponico, la cui origine si perde nella notte dei tempi.

Dai dispettosi Kappa che trascinano i bambini nel fiume e poi li mangiano, ai temibili Tengu valorosi guerrieri metà uomini e metà uccelli, dalle sensuali Kitsune volpi mutaforma che creano illusioni per far perdere i viandanti, ai Kasabake vecchi ombrelli con un occhio e una sola gamba al posto del manico, dalle Rokurokubi donne terrificanti il cui collo si allunga a dismisura, alle Yuki Onna spettri femminili che appaiono solo durante le tormente di neve affascinanti quanto pericolose. 

Sono oltre 150 le opere in mostra, tra cui spiccano le straordinarie xilografie di Hokusai, in particolare la celebre opera “Il ghigno della donna demone”, dalla serie “Cento storie di fantasmi”.

La stampa rappresenta una donna demone dal ghigno sinistro, che tiene la testa decapitata di un bambino stretta nella mano dalle unghie affilate, rapaci e letali, una delle immagini più intense del mostruoso femminile.

Gli yōkai raccontano il riemergere di tutto ciò che si cercava di nascondere, controllare, regolamentare: la paura della notte, con le ombre che si celano nei vicoli cittadini o nelle campagne dimenticate,  le passioni che esplodono incontrollate e sfidano i rigidi codici di comportamento come l’amore, il tradimento, la follia, la vendetta

Si segnalano inoltre le due serie di Toyokuni III Utagawa e di Yoshitaki Utagawa dedicate a “Le cronache degli otto cani”, il romanzo fiume di Takizawa Bakin, che nei secoli ha influenzato molti artisti fino a famosi manga come Dragon Ball e Inuyasha.

In mostra oggetti originali: libri rari che raccontano e illustrano le storie di paura, mistero e morte del folklore giapponese, terrificanti maschere di mostri leggendari e armi originali appartenute a nobili samurai.

L’esposizione è arricchita dalle armature, dagli elmi e dalle spade provenienti dalla preziosa armeria giapponese del Museo Stibbert di Firenze.

“Gli yōkai raccontano il riemergere di tutto ciò che si cercava di nascondere, controllare, regolamentare – ha raccontato Paola Scrolavezza tra le massime nipponiste in Italia, direttrice del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture moderne dell’Università di Bologna, co-curatrice della mostra insieme a Eddy Wertheim direttore della Japanese Gallery Kensington di Londra- la paura della notte, con le ombre che si celano nei vicoli cittadini o nelle campagne dimenticate dal processo di urbanizzazione; le passioni che esplodono incontrollate e sfidano i rigidi codici di comportamento mirati a ingessare i rapporti sociali (l’amore, il tradimento, la follia, la vendetta); la minaccia delle creature che si nascondono sul fondo dei fiumi e tornano a reclamare lo spazio e il tempo della natura che l’uomo tenta di governare e irregimentare. Per questo gli yōkai si mescolano alle scene e agli spazi del quotidiano – i vicoli cittadini, le abitazioni dei mercanti, le grandi arterie di comunicazione, i quartieri di piacere, i teatri – per invadere le stampe che ritraggono le immagini di belle donne (bijinga) e di attori (yakushae), ma anche per dare voce alla critica politica e sociale attraverso le rivisitazioni e le riscritture di leggende o figure tradizionali, spesso già riprese in popolari spettacoli del teatro kabuki. Ecco quindi che gli eroi celebrati nei gunki monogatari (storie di eroi e battaglie) si trovano ad affrontare non samurai dei clan rivali ma creature mostruose, per esempio un bakeneko, un gatto-fantasma, o uno scheletro gigantesco. Per non parlare delle numerose opere che ritraggono le funamboliche parate dei “cento demoni”, le hyakkiyakō, che si riversano nelle strade della città mandando in frantumi qualunque barriera eretta a separare i mondi, qualunque confine, qualunque autorità.”

Il ghigno della donna demone

I mostri giapponesi Yōkai tra incanto e mistero

La parola “yōkai” è composta da due caratteri, 妖 (yō) e 怪 (kai): il primo suggerisce la fascinazione, l’incantamento; il secondo significa apparizione, mistero. Le creature che rientrano in questa categoria sono praticamente infinite.

Il Giappone è il paese delle ottomila divinità, perché ogni elemento naturale albero, roccia, rivolo d’acqua, ma anche ogni oggetto frutto dell’ingegno o dell’opera dell’uomo può contenere una scintilla del divino

Del resto, il Giappone è il paese delle ottomila divinità, perché ogni elemento naturale albero, roccia, rivolo d’acqua, ma anche ogni oggetto frutto dell’ingegno o dell’opera dell’uomo può contenere una scintilla del divino.

La cultura giapponese è impregnata di una spiritualità già di per sé predisposta alla proliferazione di creature nate dall’intersezione tra il fantastico, la religione e la vita quotidiana. 

Bizzarri anfibi, oggetti che prendono vita, mutaforma, scheletri e fantasmi, inquietanti e improbabili ibridi: l’estetica del grottesco e del mostruoso pervade il Giappone fin dalle sue origini, protagonista indiscussa nell’arte visiva e nella letteratura, fino ad arrivare ai giorni nostri con personaggi della cultura pop come gli esoscheletri esoterico-apocalittici di Evangelion, i Pokémon, i protagonisti inquietanti del J-Horror e del cyberpunk, i mostri coloratissimi dell’artista contemporaneo di fama mondiale Takashi Murakami.

Kasaobake

Il rituale delle cento candele

La mostra al Museo degli Innocenti si apre con “Il rituale delle cento candele” una sala immersiva che farà vivere al visitatore una spaventosa e leggendaria esperienza: il rituale che iniziava dopo l’ora del tramonto e vedeva i samurai riunirsi in una stanza illuminata dalla luce di cento candele.

Ognuno di loro doveva raccontare ai compagni una storia popolata di yōkai, i mostri giapponesi appunto, con l’obiettivo di spaventarli a morte.

Al termine della storia, chi l’aveva narrata doveva alzarsi, spegnere la candela di una lanterna, prendere uno specchio e specchiarvisi nell’angolo più lontano dagli altri: il buio della stanza accompagnava la narrazione di racconti sempre più spaventosi.

Questo antico rituale è stato inventato da alcuni samurai nel XVII secolo per dar prova del loro coraggio. Il 1600 segnò infatti la fine del lungo periodo di guerre culminato nella disfatta delle truppe avverse al generale Tokugawa Ieyasu. Si narra che furono quarantamila le teste dei nemici mozzate.

Proprio l’assenza di guerre, allontanando i ricordi e gli orrori dei massacri del passato, favorì lo sviluppo di racconti epici che davano vita ad atmosfere cupe e terrificanti.

Rokurokubi

 

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