Simbolo del pop coloratissimo, esagerato degli anni ’90 David LaChapelle ha ritratto nei suoi scatti super patinati alcuni degli attori e dei cantanti più famosi come: Elton John, Dua Lipa, Michael Jackson, Eminem, Whitney Houston, David Bowie, Amy Winehouse, Cher, Leonardo Di Caprio, Tupac Shakur, Britney Spears, Naomi Campbell, solo per citarne alcuni.
Sarà proprio il fotografo e regista statunitense di fama mondiale David LaChapelle a ricevere il Premio Lorenzo il Magnifico alla Carriera della “XIV Florence Biennale. Mostra internazionale di arte contemporanea e design” che si svolgerà alla Fortezza da Basso di Firenze dal 14 al 22 ottobre 2023.
Questa la motivazione: “come tributo a uno dei fotografi più talentuosi e influenti del nostro tempo, e in riconoscimento del suo stile unico e della sua eccezionale produzione artistica, basata su immaginazione, sperimentazione e creatività, che trasmette profondi messaggi sociali. Grazie alla sua prospettiva visionaria, originale e coraggiosa, ha ispirato molti altri artisti e il pubblico mondiale”.
In occasione della XIV Florence Biennale, il cui tema è I Am You – Individual and Collective Identities in Contemporary Art and Design, in qualità di Ospite d’Onore LaChapelle esporrà una serie di opere realizzate tra il 2009 e il 2023, compresa l’opera Gated Community presentata in anteprima alla mostra personale “David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land” attualmente in corso presso la Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.
Inoltre durante la cerimonia di premiazione alla XIV Florence Biennale, prevista per il 17 ottobre e aperta al pubblico, l’artista terrà un discorso che sin d’ora si preannuncia già molto atteso.
Nato nel Connecticut nel 1963, David LaChapelle ha frequentato la scuola superiore alla North Carolina School of The Arts. Inizialmente iscritto come pittore, ha sviluppato una tecnica analogica che consiste nel dipingere a mano i propri negativi per ottenere un ampio spettro di colori prima di elaborare la pellicola.
All’età di 17 anni, LaChapelle si è trasferito a New York. Dopo la sua prima mostra fotografica alla Gallery 303, è stato assunto da Andy Warhol per lavorare a Interview Magazine.
Grazie ad un’assoluta padronanza del colore, a composizioni uniche e a narrazioni fantasiose, LaChapelle ha iniziato a espandere il genere della fotografia. Le sue opere di tableau, ritratti e nature morte hanno sfidato i canoni della fotografia tradizionale e il suo lavoro ha rapidamente guadagnato interesse a livello internazionale.
Nelle sue complesse scenografie surreali, non mancano provocazioni così come chiari riferimenti all’arte classica, confluiscono spiritualità e mondanità, eros e natura, sfarzo ed ironia, dando vita a un nuovo linguaggio fotografico e una nuova forma d’arte.
LaChapelle è diventato uno dei fotografi più pubblicati al mondo, con una serie di libri di successo tra cui LaChapelle Land (1996), Hotel LaChapelle (1999), Heaven to Hell (2006), Lost & Found e Good News (2017). Contemporaneamente, il suo lavoro si è esteso ai video musicali, ai film e ai progetti teatrali.
Il suo lungometraggio del 2005, intitolato Rize, è stato distribuito nelle sale di 17 paesi e molte delle sue opere fotografiche e cinematografiche sono diventate caratteristiche dell’America del XXI secolo.
Negli ultimi 30 anni, LaChapelle ha esposto in musei e gallerie di tutto il mondo, tra cui la National Portrait Gallery (Londra), il Musée de Monnaie (Parigi), il Barbican Centre (Londra), il Victoria and Albert Museum (Londra), il Tel Aviv Museum of Art (Israele), il Musée D’Orsay (Parigi), il Groninger Museum (Paesi Bassi), Palazzo delle Esposizioni (Roma), Palazzo Reale (Milano), la National Portrait Gallery (Washington D. C.), la Casa dei Tre Oci (Venezia), La Venaria Reale (Torino), il MUDEC (Milano), Fotografiska (New York) e il Salone degli Incanti (Trieste).
Di David LaChapelle a Firenze, infine, si ricorda la bellissima personale che fu ospitata al Forte Belvedere nel 2008 e la recente partecipazione alla collettiva dedicata a “L’enigma Pinocchio” a Villa Bardini, tra il 2019 e il 2020.