In Toscana quasi 600mila lavoratori, pari al 37% del totale dei contribuenti della regione, rientrano nella categoria dei “working poor”, ovvero coloro che hanno redditi lordi da lavoro non superiori a 12mila euro annui, in buona sostanza chi pur lavorando non supera la soglia di povertà. Tra le categorie più a rischio ci sono i lavoratori domestici e gli operai agricoli.
Lo studio Ires: 37% dei lavoratori ha reddito medio di 6.774 euro
È quanto emerso da “Quando lavorare non basta”, studio realizzato da Ires Toscana sul lavoro povero e la questione dei bassi salari in Toscana utilizzando i dati della dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2020.
Nel dettaglio, secondo lo studio presentato ieri nella sede della Cgil Toscana a Firenze, tra dipendenti e autonomi in Toscana siamo di fronte a 596.585 lavoratori che hanno un reddito medio lordo annuo di 6.774 euro, pari al 37,08% del totale dei contribuenti della regione.
Secondo Ires le figure a rischio “molto alto” sono domestici (71.975 addetti, 40 settimana lavorate di media in un anno, 7.295 euro di reddito medio annuo) e operai agricoli (48.845 addetti, 23 settimane lavorate di media in un anno, 10.718 euro di reddito medio annuo).
A rischio povertà giovani e donne
Le figure a rischio “alto” sono gli autonomi agricoli, quelle a rischio “medio” sono i collaboratori delle gestioni separate. Per la ricercatrice Sandra Burchi, che ha curato la ricerca, “una così alta percentuale di contribuenti con un reddito medio lordo inferiore ai 12mila euro è significativa di una frammentazione del lavoro e di una de-standardizzazione non solo nel lavoro autonomo, ma anche del lavoro dipendente”.
“Questo studio evidenzia che ci sono tanti lavoratori e lavoratrici che in base ai loro redditi in Toscana sfiorano o superano la soglia della povertà – ha sottolineato Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana – tra questi, tanti sono giovani, tante sono donne, impiegate magari anche in settori che vanno bene come il turismo ma che non puntano sul lavoro di qualità. È una situazione grave che interroga tutti perché servono risposte concrete al mondo del lavoro, altrimenti a settembre la situazione sociale rischia di esplodere.”