Andrea Marmorini e Marco Gallorini sono i fondatori della Woodworm una società attiva a 360° nella scena musicale indipendente nata ad Arezzo agli albori del 2011.
Marco Gallorini ha iniziato a lavorare ad Arezzo Wave, mentre Andrea Marmorini aveva un’etichetta discografica di musica punk, tutti e due si sono conosciuti nel locale di musica dal vivo Karemaski, insieme hanno avviato una delle più interessanti realtà imprenditoriali nel settore musicale.
Dalla loro “palestra” sono usciti alcuni dei più importanti musicisti italiani come: Francesco Motta, Ministri, Rancore, Paolo Benvegnù, The Zen Circus, La Rappresentante di Lista, Dente, Fast Animals and Slow Kids e molti altri.
Woodworm offre tutti i servizi della “filiera” musicale, un’etichetta indipendente, un’agenzia di booking, un ufficio dedicato management e diversi servizi come: produzione in studio, realizzazioni grafiche, progettazione ed organizzazione eventi (direzione artistica, preproduzione, direzione palco, logistica, ecc.), fonici, tour manager, affitto backline, furgoni.
Nel 2021 la Woodworm ha festeggiato dieci anni di attività, ripercorriamo con uno dei due fondatori le ragioni e la genesi del loro successo.
Ecco la nostra intervista a Marco Gallorini
Ciao Marco! Fa riflettere il fatto che il Karemaski è chiuso, le cose sono molto cambiate negli ultimi 10 anni
Il Karemaski lo abbiamo chiuso nel 2019 in maniera programmatica perchè abbiamo un progetto pubblico, molto grande di riqualificazione di uno spazio urbano di quattromila metri quadri qua ad Arezzo, in zona Pescaiola, nell’ex Mercato Ortofrutticolo, insieme a vari soci tra cui i Negrita e Paco Mengozzi che organizza il Mengo. Dovevamo entrare qualche anno fa, poi c’è stato il covid-19. Quindi abbiamo chiuso con l’idea di prendere uno spazio nuovo polifunzionale, completamente diverso che avrà bar, ristorante, foresteria, l’Università della musica, una sala per concerti da un migliaio di persone, sarà un piccolo super club. Il progetto è partito circa 10 anni fa, è stato un percorso lunghissimo, a fine anno dovrebbero darci il primo lotto, entro un paio d’anni dovrebbero consegnarcelo tutto, è stato finanziato dall’Unione Europea e dal Comune di Arezzo con circa 3-4 milioni di euro.
è un percorso veramente difficilissimo. Chi fa questo lavoro non se ne rende conto, a volte pensa che basta che l’artista sia bravo o talentuoso, ma quello è solo un pezzettino di tanti aspetti che servono poi per riuscire a ottenere dei risultati di visibilità
La Woodworm nasce nel 2011 immagino che sia stata una bella scommessa. A distanza di 10 anni possiamo dire una scommessa vinta
Penso di sì, eravamo giovanissimi, la cosa in cui secondo me siamo stati bravi è che noi abbiamo sempre avuto l’idea di gestire tanti servizi diversi, tutti relativi al mondo della musica. Adesso non esiste solo Woodworm, intorno ci sono altre quattro società dove abbiamo quote e partecipazioni e probabilmente ne faremo una quinta. Questa strategia è stata vincente, siamo stati visibili all’inizio come etichetta ma dentro avevamo già tour manager, service, fonico, festival. La parte esclusivamente discografica dopo 12 anni non starebbe imprenditorialmente in piedi da sola. Invece avere business diversi ci ha aiutati ad avere uno sviluppo strategico, siamo stati bravi a intuirlo fin dai primissimi anni. Non ci siamo limitati solo ad un solo ruolo, ma abbiamo cercato di coprirne sempre di più, abbiamo tanti servizi e competenze in house. C’è una consapevolezza a 360 gradi di come funziona il lavoro dal merchandising a costruire un palco, c’è molto “mestiere”. Da pochissimo abbiamo aperto anche una casa editrice, inizieremo a pubblicare nel 2024.
Passando a parlare dei vostri artisti, dalla Woodworm negli ultimi dieci anni sono usciti alcuni degli musicisti italiani più importanti: Motta, La Rappresentante di Lista i Fast Animals and Slow Kids e molti altri. Qual è il vostro segreto, come riconoscete il talento quando lo incontrate?
Stando dentro l’ambiente musicale da vent’anni hai tante occasioni di incontro, confronto e tante possibilità di attenzionare determinati progetti artistici. Dopo di che da quelli che vedi a quelli che firmi e da quelli che firmi a quelli che riesci a sviluppare con successo è un percorso veramente difficilissimo. Chi fa questo lavoro non se ne rende conto, a volte pensa che basta che l’artista sia bravo o talentuoso, ma quello è solo un pezzettino di tanti aspetti che servono poi per riuscire a ottenere dei risultati di visibilità. La verità è che ogni artista ha un percorso diverso e negli anni uno capisce con l’esperienza come lavorare artista per artista senza usare lo “stampino”. L’aspetto dove penso che siamo più forti è questo, la nostra è un’azienda che fa management e discografia al di là delle mode del momento, dell’anno in cui siamo.
La Rappresentante di Lista
Oggi purtroppo si parla molto di “moda” anche nel mondo della musica, di quello che funziona oppure no
Io e il mio socio non siamo persone “alla moda” (ride) ma non in un’accezione negativa, io osservo quello che succede. Per esempio la Trap è un fenomeno che è arrivato in Italia dopo che in America era già dominante quindi non serviva un genio per capire che poi sarebbe arrivata anche da noi. Chi fa questo lavoro vede dove vanno le tendenze musicali che cambiano e cambieranno negli anni. Dopo di che quello che scegliamo di sviluppare noi è un altro discorso. Scegliamo progetti che hanno delle caratteristiche importanti per noi: umane e culturali. A me interessa trovare artisti che stanno bene qui dentro, perchè qui dentro trovano persone che possono aiutarli nel loro percorso, la competenze, le capacità giuste. Delle mode non me ne fregherà mai niente ma non per fare il bastian contrario, è sempre stato così, non dovrei dirlo perchè non è una cosa molto professionale ma io neanche guardo le classifiche musicali.
La Rappresentante di Lista andai a vederli una sera a Firenze e il giorno dopo li feci firmare subito, i Fast Animals sono con noi da 12 anni, Paolo Benvegnù non l’abbiamo certo scoperto noi si è scoperto da solo, i Calibro 35 sono una band incredibile che esiste da tanti anni con cui stiamo cercando di fare cose nuove, abbiamo portato a Sanremo i Colla Zio. Sono tutti incontri diversi che non c’entrano niente l’uno con l’altro. Non riusciremo neanche volendo a stare dentro la moda, non è il nostro modo di approcciare il lavoro.
Quando si parla di musica non si parla quasi mai di soldi, eppure con la musica si fanno tanti soldi, voi “avete fatto i soldi”?
La risposta a questa domanda è che noi fatturiamo alcuni milioni di euro, non so bene quanto, per quello ho delle persone bravissime che si occupano di amministrazione e mi dicono che da quel punto di vista va tutto bene e mi fido di loro. Siamo un’azienda che sta sul mercato e quindi è ovvio che lavoriamo per aumentare il fatturato e pagare lo stipendio delle persone che lavorano per noi. Abbiamo assunto molto negli ultimi anni, adesso dentro Woodworm siamo 12-15, considerando tutto il gruppo comprese le altre aziende siamo circa 30 persone, poi ci sono anche le partite iva. Se becchi l’artista giusto e fai le scelte giuste, da un progetto musicale si può creare un bel fatturato. Detto questo noi siamo imprenditori che si svegliano la mattina e vanno a lavorare, nessuno si è particolarmente arricchito ma non ci interessa, ci interessa di più reinvestire nell’azienda ed è sempre stato così fin dall’inizio. Col senno di poi è stata un’ottima scelta.
I vostri musicisti riescono a vivere di sola musica?
I nostri sì, più o meno tutti. Poi dipende anche da che stile di vita hai. Puoi anche preferire che la musica sia solo una parte della tua giornata lavorativa e tranquillamente impostarla così.
Oggi la fonte maggiore di reddito per un artista sono i tour giusto? Con i soli dischi non si guadagna più…
Sì con i tour, con i brand e con le edizioni Siae se sei un autore. Ovviamente con la discografia molto meno di anni fa.
Ti faccio l’ultima domanda che sicuramente è la più attesa dai nostri lettori e cioè: cosa serve a un musicista o a una band per essere gestito dalla Woodworm, cosa deve avere, come deve essere?
Non saprei cosa risponderti, sicuramente essere molto se stesso, essere una persona centrata. Noi vogliamo persone serie che hanno voglia di lavorare perchè quello del musicista è un lavoro molto faticoso, molto stressante e per pochi. Cercare di avere un progetto che ha una sua originalità. Oggi vedo tanti che provano a fare i Maneskin come anni fa provavano a fare gli Afterhours o i Subsonica, erano tutti uguali. Se non hai la tua cifra stilista non duri, bisogna avere personalità, è quello che fa la differenza oggi.