“Welcome to Barerarerungar” è il titolo della prima mostra monografica in un’istituzione pubblica europea dell’artista indigena australiana Maree Clarke, ospitata fino al 28 luglio presso il Murate Art District e il Museo di Antropologia di Firenze.
Il corpus centrale dell’esposizione vede opere realizzate appositamente per il percorso espositivo di MAD e installazioni sulle facciate delle antiche carceri del Complesso delle Murate, e una conversazione con la storia coloniale europea attraverso un’imponente opera che abita il cuore del Museo di Antropologia e Etnologia-Sistema Museale di Ateneo.
La mostra rappresenta un potente invito a riflettere sulla storia coloniale europea e sulla sua eredità, ma anche su temi di grande attualità come la memoria, l’identità e la sostenibilità, aprendo a un dialogo interculturale di forte valore.
L’arte di Maree Clarke, ricca di simbolismi e riferimenti alla cultura indigena, invita a riconsiderare il nostro rapporto con la natura e con le diverse culture del mondo, puntando a tramandare saperi preziosi e ad ampliare il nostro sguardo sul mondo.
“La mostra di Maree Clarke – spiega Valentina Gensini, direttrice artistica di MAD Murate Art District e co-curatrice della mostra -, vede proseguire il rapporto fecondo tra centro di arte contemporanea MAD e il Museo di Antropologia ed Etnologia dell’Università di Firenze, stavolta in una cornice unica che collega il Progetto RIVA al Progetto Fuori Sede, che festeggia il Centenario dell’Ateneo. L’invito alla pluripremiata artista Maree Clarke che propone la prima monografica in una istituzione europea ci riempie di orgoglio per molte ragioni: l’importanza che attribuiamo oggi alla decolonizzazione dello sguardo attraverso percorsi di eccellenza che consentano di cambiare radicalmente il punto di vista, trova nei suoi lavori e nelle installazioni pubbliche un’occasione unica e di straordinaria qualità artistica; il percorso proposto sollecita temi ecologici ed ecosofici al centro dell’agenda mondiale, e attraverso di essi scopriamo che le antiche culture ancestrali hanno conoscenze e consapevolezze da cui noi occidentali abbiamo molto da imparare, per aprire una seria discussione etica e filosofica sul presente post Antropocene; infine ci piace pensare che la delicata attenzione deputata dall’artista alla natura e alla vegetazione toscana rappresentino un viatico ed un insegnamento fondamentale per i giovani artisti e studenti che hanno lavorato e riflettuto con lei in questo mese di residenza al MAD”.
“Welcome to Barerarerungar, unisce profondamente l’Arno e la sua città a una cultura lontana, attraversando il tempo e gli emisferi, in un generoso gesto di accoglienza – commenta Renata Summo O’Connell, curatrice della mostra – Welcome to Barerarerungar, lontano dall’essere un’esperienza esotica, è l’affermazione della vitalità contemporanea di una delle culture viventi più longeve al mondo, grazie a un’artista che contesta il passato coloniale con coraggio, con l’invito a immaginarci reciprocamente in modo nuovo, immersi in un incontro inatteso e sereno”.
Welcome to Barerarerungar: la mostra a Firenze
Maree Clarke, discendente dei Mutti Mutti, Yorta Yorta, Wamba Wamba e Boon Wurrung, è un’artista indigena australiana che, celebrando la continuità con la sua cultura e la sua storia, apre spazi artistici innovativi tra riappropriazione del patrimonio culturale nativo e sensibilità ecologica.
Il lavoro multimediale di Maree Clarke esprime in modo innovativo il profondo desiderio dell’artista di riconnettersi alle pratiche perdute delle popolazioni indigene meno note, provenienti del sud-est australiano.
La produzione dell’artista a Firenze è iniziata lungo l’Arno, con la realizzazione di collane di canne fluviali, simbolo di passaggio sicuro e amicizia nella tradizione indigena australiana, e infatti indossate come protezione nei viaggi tribali. Il recupero di questa pratica ancestrale, in cui le canne sono tinteggiate e intrecciate con piume, collega il fiume Arno e la sua città a una cultura lontana, attraversando epoche ed emisferi lontani.
L’arte di Maree Clarke riesce a onorare temi dolorosi come la terra perduta, le pratiche culturali e i linguaggi scomparsi, aprendo contemporaneamente il suo ricco mondo al pubblico, in un invito gentile volto a imparare, comprendere e rispettare le tradizioni dell’antichissima cultura dei popoli nativi australiani.
L’artista, premiata nel 2023 da Creative Victoria, Australian Centre for Contemporary Art (ACCA) e TarraWarra Museum of Art con il prestigioso Yalingwa Fellowship, rappresenta oggi un punto di riferimento nella cultura contemporanea australiana, contemperando linguaggi visivi molto attuali con il prezioso recupero di tradizioni e memorie ancestrali.