Il rock ‘n roll come elemento di salvezza, il rock ‘n roll come motore di ribellione, di rivoluzione, di conquista del futuro. La musica, quell’energia che semina emozione e bellezza senza confini, linguaggio senza barriere che vive della ricchezza della diversità, delle sfumature, dei colori. Concetti che si ritrovano anche nello spettacolo “We Will Rock You” diretto da Michaela Berlini che dopo aver toccato dallo scorso febbraio i palcoscenici delle maggiori città italiane farà tappa al Teatro Verdi di Firenze nel prossimo fine settimana.
Un musical scritto dai Queen con Ben Elton nel 2002 e ambientato in un futuro in cui il mondo è annientato dall’omologazione e controllato da una multinazionale. Il passato non esiste più, la musica è quella creata dagli algoritmi, dal pensiero unico. Solo un gruppo di ribelli lotta contro una vita scritta, contro un disegno senza possibilità di cambiamento. Ma c’è sempre un “ma” che in questo caso è segnato dalle vicende di Galileo e Scaramouche, dal loro incontro con Brit ed Oz, capi dei bohemians, i ribelli. Proprio il personaggio di Brit è interpretato da un artista toscano, Mattia Braghero. Ci sentiamo per telefono, a pochi giorni dall’esibizione sulla scena fiorentina.
“We will rock you è uno spettacolo che parla di una società distopica in cui non esiste più il rock ‘n roll – ci spiega – uno spettacolo con un ritmo alto. E’ bello anche per noi vedere come grazie alle canzoni dei Queen il pubblico sia coinvolto e partecipe”.
I Queen con questo spettacolo avevano saputo guardare lontano, sono stati quasi anticipatori di un futuro che oggi è quasi realtà, non trovi?
Avevano fatto quasi una previsione, nel senso che più andiamo avanti, più la qualità della musica dal vivo sta perdendo un po’ la battaglia con quella fatta “dagli” algoritmi e “per” gli algoritmi, per fare più visualizzazioni. Con il senno di poi questa cosa fa riflettere.
Il rock ‘n roll appare salvifico. Per te cosa rappresenta?
E’ la possibilità di non conformarsi ad un pensiero unico, di essere se stessi al 100%, di poter dire di no. E’ ribellione, è poter rompere le catene e ritrovare autonomia di pensiero e di vita. Il rock ‘n roll è libertà.
Hai definito Brit, il personaggio che interpreti, come un rivoluzionario dolce. Cosa significa esserlo oggi?
Dolcezza, gentilezza e amore sono atti rivoluzionari e anticonformisti
Prima di tutto è importante riuscire a rimanere coerenti con se stessi, non assuefarsi. La rivoluzione prima era un fenomeno di massa, adesso parte dall’individuo. C’è la tendenza ad essere sempre più stereotipati, a somigliare a determinati modelli. Chi è in grado di lottare per proteggere la propria diversità si può considerare un rivoluzionario. In questo processo credo che la dolcezza e l’amore siano fondamentali, è troppo facile in un mondo come quello in cui viviamo affrontare tutto con la rabbia. Dolcezza, gentilezza e amore sono atti rivoluzionari e anticonformisti, necessari per spezzare la catena del “male”.
Libertà, non omologazione, identità. E’ forse questo che ha reso immortali gli stessi Queen e la loro musica?
La forza dei Queen? L’autenticità
Penso che la loro forza – oltre allo smisurato talento – sia stata l’autenticità, non si sono creati un personaggio che gli portasse la fama. Non si sono mai piegati ai compromessi. Emblematica fu l’uscita di Bohemian Rhapsody, un pezzo lunghissimo che gli era stato cassato. Loro l’hanno voluto comunque far uscire ed hanno avuto ragione.
“We will rock you” è anche una vittoria dei sognatori contro gli algoritmi.
Ciò che veramente non muore è l’irreplicabile, l’imperfezione
Chi sogna è in grado di vedere e immaginare oltre. Se non ci fossero stati i sognatori nella storia il genere umano non si sarebbe mai evoluto e non sarebbe neppure nata la tecnologia. Ciò che veramente non muore è l’irreplicabile, l’imperfezione. Nessun algoritmo avrebbe mai potuto immaginare o creare Freddie Mercury o un pezzo come “Imagine”. Solo chi sogna ed è disposto a non conformarsi può creare qualcosa di immortale.