I prodotti enogastronomici toscani valgono come l’oro (e forse anche di più), la liquidità per le imprese agricole della “DOP Economy” toscana arriva grazie alla straordinaria qualità delle sue produzioni di punta.
A renderlo noto è Coldiretti Toscana in seguito all’inserimento del comparto olivicolo-oleario nel portale informatico del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali dove sarà possibile registrare telematicamente le operazioni.
Il pegno rotativo è stato introdotto con un emendamento al Decreto Cura Italia e attuato dal Decreto ministeriale del 23 luglio 2020 ed è operativo dal febbraio 2021.
“L’agroalimentare di qualità della nostra regione è un pegno molto gradito alle banche interessate ad investire nella qualità e nel valore del Made in Tuscany. – spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Il valore complessivo delle filiere certificate nella nostra regione prosegue il suo percorso di crescita nonostante le molte difficoltà del periodo come conferma anche lo straordinario aumento delle esportazioni nel terzo trimestre. Le mirino c’è un risultato storico: i 3 miliardi di euro di export. Un dato mai raggiunto prima. Le banche scommettono sul paniere di qualità della nostra regione sapendo benissimo che non correranno alcun rischio mentre le aziende ricevono liquidità anticipata che possono reimpiegare subito sul ciclo produttivo. L’estensione di questo strumento, già impiegato per formaggi e salumi a lunga stagionatura, a tutto il parterre di denominazioni di origine, sta rappresentando un interessante ed ulteriore strumento di finanziamento”.
Nei primi nove mesi del 2021 il pegno rotativo è stato utilizzato da 64 aziende a livello nazionale per i vini a denominazione d’origine, la metà delle aziende beneficiarie appartiene alla Regione Toscana.
Il pegno rotativo è una forma di accesso al credito, nata in periodo di pandemia per aiutare il settore primario, che prevede che le specialità alimentari a denominazione di origine – spiega Coldiretti – possono essere date in pegno, a decorrere dal giorno in cui sono collocate nei locali di produzione e/o stagionatura e/o immagazzinamento in cambio di prestiti che vengono incassati mantenendo la proprietà del prodotto, e che può essere sostituito senza ulteriori stipulazioni.
Si tratta – spiega Coldiretti – di una forma di finanziamento innovativa particolarmente adatta per alimenti che richiedono tempo per completare il ciclo produttivo come ad esempio l’invecchiamento dei vini, la stagionatura dei formaggi o l’affinamento dei salumi. Le aziende agricole ricevono quindi una liquidità anticipata rispetto ai tempi standard di completamento del ciclo produttivo.
Guardando al paniere della Dop Economy toscana si fa presto a capire le ragioni del gradimento da parte degli istituti bancari. La Toscana è la prima regione in Italia per numero di DOP, IGP e SGT con 92 prodotti per un valore complessivo delle produzioni di 1,156 milioni di euro di cui 152 milioni dal cibo e 1.004 milioni dal vino (+4,4% tra il 2018 e 2019) e la seconda regione per numero di specialità alimentari tradizionali con 463 produzioni.
Tra i prodotti più “forti” ed appetibili sul mercato nazionale ed internazionale, oltre al vino, le cui produzioni certificate valgono l’85% dell’intero paniere toscano a denominazione, c’è l’olio extravergine.
L’oro verde di qualità, frutto dell’oliveto toscano, che conta 6 denominazioni, 5 DOP e 1 IGP, vale un terzo dell’intero valore alla produzione nazionale.
Da solo l’IGP Toscano, la più importante denominazione olivicola nazionale con quasi 9 mila soci, contribuisce alla metà del valore al consumo di tutti gli olii DOP e IGP italiani: 50 milioni su 100 milioni circa secondo una stima del Consorzio di Tutela dell’olio di oliva extravergine Toscano IGP. La Toscana a tavola vale davvero più dell’oro.