È andato a al diario di Eugenia Dal Bò (Milano 1867-1943), con la sua storia di ‘Figlia del Risorgimento’, il 35imo premio Pieve Saverio Tutino, il concorso per scritture autobiografiche inedite organizzato dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, piccolo borgo in provincia di Arezzo. L’autobiografia vincitrice è stata proclamata ieri pomeriggio: la scelta della giuria, si spiega “è stata dettata dalla singolarità di una scrittura affascinante e intensa che ci restituisce la figura di una donna protagonista di pagine importanti della storia italiana“. Il premio è stato ritirato dalla professoressa Patrizia Gabrielli: l’unica erede di Eugenia Dal Bò è molto anziana e impossibilitata a farlo.
È la stessa Eugenia Dal Bò a definirsi figlia del Risorgimento. Lo scritto prende l’avvio dalle vicende del padre di Eugenia, che paga con la prigionia austriaca il suo patriottismo, e si snoda fino al crepuscolo del regime fascista. Incoraggiata dal padre a proseguire gli studi fino alla laurea in Lettere che consegue a fine ‘800 a Napoli, unica donna del suo corso, Eugenia riesce ad affermarsi come studiosa di Dante e conferenziera, e in qualità di insegnante gira l’Italia in lungo e in largo.
Dall’incontro con Gherardo Pantano, ufficiale dei bersaglieri e poi generale, nasce una storia d’amore lunga tutta la vita. Sempre al suo fianco, Eugenia viaggia, vive nelle colonie e diventa crocerossina per seguirlo al fronte nella Prima guerra mondiale. Nel periodo post bellico incroceranno ancora gli eventi e i personaggi più importanti del momento storico, da D’Annunzio a Badoglio, fino a Mussolini. Vivranno intensamente l’epoca fascista e moriranno al crepuscolo del regime, Gherardo nel 1937, Eugenia nel luglio del 1943, due settimane prima della caduta del Duce.