Era il 23 maggio 1524 quando Niccola di Andrea Capponi acquistava “quattro poderi con casa da signore, nella località detta la Calcinaia” in Valdigreve. Da quel giorno il rapporto della nobile famiglia Capponi con le terre del Chianti Classico è stato viscerale e profondo.
Un legame che dura da 500 anni, ininterrottamente. Celebrato con una festa in villa, alla presenza dei vertici del consorzio del Chianti Classico e di tanti produttori e amici. La giornata è stata l’occasione per i conti Sebastiano, Niccolò e Tessa Capponi, a rappresentare la XXXVII generazione, di raccontare la storia della loro famiglia, di Firenze e della denominazione.
Dal 1992 a occuparsi della gestione di Villa Calcinaia è il conte Sebastiano Capponi. A lui il compito di portare avanti la tradizione di famiglia nella produzione di vini pregiati, olio extravergine di grandissima qualità. Senza dimenticare l’impegno per la salvaguardia del paesaggio a cominciare dalla candidatura Unesco del Sistema delle Ville Fattorie e sul potenziamento dell’ospitalità.
Un viaggio nel bicchiere lungo 500 anni
Cinque i vini selezionati per raccontare una storia lunga 500 anni: Mauvais Chapon Metodo Classico 2018; AD 1613 Rosso Toscana IGT 2011; Villa Calcinaia Chianti Classico DOC 1969; Vigna Bastignano Rosso Colli Toscana Centrale IGT 2006; Villa Calcinaia Chianti Classico Riserva DOCG 2010.
Cinque etichette a rappresentare la storia di Villa Calcinaia: 200 ettari di proprietà, di cui 31,5 impiantati a vigneto e 10 destinati a oliveto, 100 ettari di bosco e la restante parte adibita a zona di rispetto venatorio per il ripopolamento della selvaggina locale e per il pascolo delle capre.
Un’azienda a conduzione biologica dal 2000, dove le parole: ambiente, ecosistema, natura e biodiversità diventano buone pratiche ogni giorno. La guida agronomica è affidata a Daniele Innocenti e Luca Socci. L’azienda ha un patrimonio molto importante di genoma viticolo ed olivicolo risalente alla fine del XX secolo.
I biotipi di Sangiovese e la valorizzazione dell’Occhiorosso
Dal 1996, con il supporto professionale dell’ampelografo Roberto Bandinelli, è iniziata l’opera di conservazione del patrimonio genetico delle uve presenti nei terreni dell’azienda: Mammolo, Sanforte, Occhiorosso, Canaiolo, Buonamico, Occhio di Pernice, San Colombano, Malvasia Bianca, Trebbiano e più di 150 biotipi di Sangiovese. Da due anni l’azienda sta portando avanti in collaborazione con l’Università di Firenze un progetto per valorizzare il vitigno autoctono Occhiorosso.
In cantina la consulenza enologica è dal 1996 quella di Federico Staderini, che coordina la squadra capeggiata da Sabrina Socci. Le etichette vanno dal metodo classico “Mauvais Chapon” al Villa Calcinaia Chianti Classico e Chianti Classico Riserva, si passa alle tre Gran Selezioni “Vigna Bastignano”, “Vigna La Fornace” e “Vigna Contessa Luisa”, fino ad arrivare al “Casarsa” un merlot in purezza derivante da una vecchia vigna piantata per sbaglio nel 1967 e al Vin Santo del Chianti Classico.