Una vigna a Firenze, sulla collina di piazzale Michelangelo. E’ il sogno ormai quasi divenuto realtà di donne Fittipaldi. L’azienda di Bolgheri tutta al femminile ha scelto il luogo, il nome del vigneto che sarà un omaggio all’autore del David e della Cappella Sistina. Ora non manca che il vino.
Vigna urbana come a Parigi
L’idea di realizzare la vigna è venuta a Maria Fittipaldi Menarini, che presiede l’azienda agricola donne Fittipaldi. Un’attività che gestisce con le figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina. Per questo progetto si è ispirata a vigne urbane come quella di Clos Montmartre a Parigi o della Tenuta Venissa sull’isola di Mazzorbo a Venezia.
Dal 2009 alcune delle vigne urbane italiane ed estere si sono riunite nella Urban Vineyards Association (U.V.A.) promossa dal produttore torinese Luca Balbiano. In Italia da segnalare la Vigna della Regina di Torino, la Vigna di Castel di Pugna Senarum Vinea a Siena, la Vigna di Leonardo con i filari di Malvasia all’interno della casa degli Atellani a Milano, la Vigna del Gallo presso l’Orto Botanico di Palermo e la Etna Urban Winery di Catania. A Roma c’è una piccola vigna a Trinità dei Monti, è in progetto di realizzarne una nel parco del Colosseo.
Al piazzale uliveti ad alberello
La prima vigna urbana della città conta quasi due ettari a ulivi e alcuni vecchi filari affacciati sull’Arno. Il progetto prevede l’inserimento di un migliaio di piante da allevare con il sistema ad alberello. La coltivazione prescelta è compatibile con la pendenza del terreno e con il paesaggio. L’azienda adotterà il regime biologico.
Le varietà antiche di vino
Le varietà scelte sono Sangiovese (70-80 per cento) e altre presenti anche ai tempi di Michelangelo, come l’Abrostine o il Canaiolo nero, il Rasone, il Mammolo eletto. Lo scopo è rivitalizzare varietà in estinzione custodite nella banca del germoplasma della Regione Toscana.
In questo modo si andrà ad ottenere una vigna che sia un vero e proprio ‘vitarium’, da iscrivere nell’elenco dei coltivatori custodi. Nel settembre 2025 la prima vendemmia per una produzione di circa 1.000 bottiglie di Michelangelo. In etichetta il giglio di Firenze, la produzione sarà destinata ad aste benefiche.
Il progetto vuole avere anche una valenza didattico-culturale: la futura vigna sarà visitabile.
La vigna urbana in casa
Per la nuova avventura l’imprenditrice Fittipaldi ha scelto la vecchia vigna e il vecchio orto di casa. Sono alcuni terreni della sua casa. In un annesso già esistente sarà realizzata anche la cantina.
A seguire l’aspetto tecnico del progetto, che coinvolge anche Paolo Baldastri, l’agronomo Stefano Bartolomei. L’enologo Emiliano Falsini parla di “impegno importante, volto al recupero dell’antica viticoltura cittadina“. “Sarà un vigneto giardino e dovrà essere perfettamente integrato con l’ambiente circostante”, aggiunge Bartolomei.
Un gesto per l’ambiente
La notizia è stata diffusa alla vigilia della giornata della terra. Una scelta tutt’altro che casuale. “Il fine della vigna – spiega Maria Fittipaldi Menarini – non è solo il vino, ma il rapporto che si crea tra uomo, terra e aria. Un rapporto che ridimensiona la sterilità del cemento e dell’asfalto con la ricerca di un rispetto reciproco“.