Guglielmo Vicario ha 25 anni, mentre Milan di anni ne ha 11. Non ci sarebbe poi tutta questa differenza anagrafica se entrambi appartenessero da sempre alla stessa famiglia. Guglielmo e Milan potrebbero essere esattamente come due fratelli accomunati da una passione: quella per il calcio.
Eppure non è così che va. Perché la vita, si sa, è imprevedibile. Proprio come il destino. E non ci sono istruzioni per l’uso che ti consegnano alla nascita. Però non bisogna mai smettere di sperare e di credere che qualcosa di buono possa accadere. Nella vita di Milan prima è successa una cosa bruttissima, poi subito dopo ce n’è stata una bellissima.
Proprio così: le porta della casa di famiglia del portiere dell’Empoli football club, Guglielmo Vicario, si sono aperte per ospitare due profughi ucraini, madre e figlio, cioè Hanna e (appunto) Milan. Storie di accoglienza come queste a volte sfuggono dalla luce dei riflettori, ma quando il protagonista è un giovane sportivo che col pubblico ha a che fare ogni domenica, allora ecco che le distanze vengono abbattute e l’interesse aumenta.
Un esempio per tutti
Raccontare questa storia non significa cavalcare l’onda e sfruttare le più facili emozioni affinché l’interesse per la faccenda aumenti a dismisura. No, raccontare questa storia – e amplificarla – significa piuttosto mostrare la dimensione più umana e solidaristica di chi, agli occhi superficiali dei più, potrebbe essere considerato un privilegiato. Eppure le miserie umane non conoscono colori o distinzioni sociali. Quando ti colpiscono – solo come una guerra può colpirti – ci scopriamo improvvisamente tutti più fragili, insicuri ed esposti. E allora anche la storia di accoglienza di Vicario e della sua famiglia è giusto che rimbalzi, che sia letta e raccontata affinché possa essere presa da esempio. E, perché no?, replicata.
Il portiere dell’Empoli sta vivendo una stagione sportivamente straordinaria. Lui che è cresciuto nelle giovanili dell’Udinese e che ha debuttato in serie A col Cagliari, che quest’anno l’ha spedito in Toscana in prestito affinché possa crescere e migliorare la propria esperienza, lunedì scorso è partito verso casa, direzione Udine, per accogliere Milan e sua madre. Che loro sarebbero arrivati l’aveva saputo qualche giorno prima, quando la sua famiglia ha condiviso con lui l’idea. “Che ne dici se ospitiamo a casa queste persone che fuggono dalla guerra?” gli ha chiesto la madre Monica. “C’è la possibilità dell’affido…”. In quella domanda c’era già una risposta implicita. “Certo che sì, facciamolo”.
Prima una casa sicura, poi lo stadio
Complice il giorno di riposo, Guglielmo è tornato a casa. Ha conosciuto Milan e sua madre, hanno iniziato a comunicare con l’aiuto di Google translate perché i due ospiti parlano solo ucraino. Il padre non c’è, è rimasto a Dnipro in attesa di una chiamata alle armi. Vicario ha parlato con lui in video, gli ha detto che spera di ricongiungersi presto con la famiglia. Ce lo auguriamo anche noi.
Infine immaginate lo stupore di Milan, appassionatissimo di calcio, quando ha saputo che Guglielmo gioca in serie A. Sorpresa delle sorprese. “È la prima volta che vede un giocatore dal vivo” confessa sua madre. Guglielmo ha regalato al piccolo Milan la sua maglietta, che ha indossato con orgoglio e in tutta fretta. Gli ha mostrato alcuni video delle sue gare, ma anche la campagna della Lega di serie A contro la guerra. “Gli ho promesso che cercherò una scuola calcio a Udine che possa accoglierlo e farlo giocare, anche perché così imparerà più in fretta la nostra lingua” ha dichiarato Vicario alla Gazzetta dello Sport.
Ora, al netto di un futuro incerto, c’è un punto fermo nella vita del giovane Milan: il 16 aprile, in occasione di Udinese-Empoli, lui sarà in tribuna per tifare il suo amico Guglielmo.