Toscana terra di città d’arte, musei famosi in tutto il mondo, borghi, splendide spiagge, filari di viti rigogliose e dolci colline. Ma la Toscana non è solo questo, è uno scrigno di storie dimenticate che non aspettano altro che essere raccontate ancora a chi ha un po’ di curiosità e voglia di ascoltare. Lontano dalle rotte del turismo di mordi e fuggi e dei soliti clichè la Toscana è pronta a svelare tesori nascosti ai viaggiatori pronti ad abbandonare i sentieri battuti.
Ecco 10 curiosità tutte da scoprire
Le mani mummificate del ladro dell’Abbazia di San Galgano
L’Abbazia di San Galgano è conosciuta in tutto il mondo per la sua “spada nella roccia” oggi protetta da una struttura in plexiglass e per la bellezza della sua struttura senza tetto. Ma un altro mistero si cela tra le sue mura. Nella cappella accanto al tempietto in cui è conservata la spada si trova un cofanetto in ferro avvolto da un velluto rosso. All’interno si sono due mani mummificate. Un pannello racconta che gli arti conservati appartenevano a un ladro che tentò di rubare la spada nel 1181. L’analisi al carbonio che è stata fatta in tempi recenti ha confermato che i resti sono databili al XII secolo, periodo in cui ha vissuto San Galgano.
L’albero d’oro del Museo comunale di Lucignano
“L’albero della vita” di Lucignano è un reliquiario orafo molto originale e soprattutto unico al mondo a foggia d’albero. Per realizzarlo a Ugolino da Vieri e Gabriello D’Antonio furono necessari oltre 120 anni di lavoro. Dal fusto dell’albero alto 2,60 metri partono 12 rami, sei verso destra e sei verso sinistra, con foglie decorate e piccole teche, il corallo rosso simboleggia i frutti della pianta. Un colore che ricorda anche il sangue di Cristo. Sulla sommità è presente un crocifisso e un pellicano ritratto nell’atto di beccarsi il petto per sfamare i suoi piccoli con il proprio sangue. Un’altra immagine che richiama il sacrificio sulla croce di Gesù. Viene chiamato anche “Albero degli Innamorati” o “dell’amore” perchè si pensa che sia un portafortuna per le giovani coppie.
La Madonna della gattaiola a Montemerano
La Madonna della Gattaiola è un dipinto risalente alla metà del XV secolo, che si trova nella chiesa di San Giorgio a Montemerano, frazione del comune di Manciano, in provincia di Grosseto. L’opera è attribuita ad un artista locale anonimo, tradizionalmente noto come Maestro di Montemerano. La Madonna oggi conservata all’interno di una teca in vetro ha questo nome per la presenza di un foro circolare nella parte inferiore destra che permetteva il passaggio dei gatti attraverso la porta sulla quale è dipinta. La storia questa: un giorno la porta della cantina si ruppe e così il parroco usò un frammento dell’annunciazione per realizzarne una nuova. Nella cantina lì accanto si conservavano formaggi, frutta, salumi ed era necessario un gatto per scacciare i topi. Così il prete che doveva essere un uomo molto pratico fece un foro per permettere al felino di entrare e uscire in libertà.
L’alambicco gigante delle suore camaldolesi
A Pratovecchio in provincia di Arezzo si trova un alambicco gigante. Si tratta di un pezzo unico al mondo, ricavato in un solo grande blocco di pietra, con origine probabile nel XII secolo, e che da otto secoli è posto dentro al Monastero di San Giovanni Evangelista che ospita le suore camaldolesi, una comunità oggi piccola e formata soprattutto da monache anziane, ma fino a pochi decenni fa fiorente e importante anche nella vita del paese. Intorno all’alambicco c’era una vera e propria piccola bottega artigianale gestita dalle suore: c’è chi era addetta alla coltivazione e al raccoglimento delle erbe, dopo aver imparato a distinguerne le proprietà. Quindi le addette al lavaggio, per poi farle seccarle e triturarle, pestando con forza nei mortai. C’erano poi le addette alla legna, per alimentare il fuoco, e quelle addette a riempire, a poco a poco, sconsigliato farlo in una sola volta, le ampolle di vetro, da inserire nelle 22 bocche, che poi andavano legate con lo spago agli appositi ganci e poi fissate alle fiale dei cappelli delle ampolle. Infine le addette a colare gli estratti nelle apposite boccette per la loro vendita-distribuzione.
L’alambicco è visitabile da giugno a settembre ogni sabato mattina con orario 8.30-11.30, prezzo di ingresso simbolico 1 euro, mentre da ottobre a maggio solo il primo e terzo sabato del mese.
Le impronte dei denti di Santa Caterina su una scalinata di Siena
La scalinata di piazza San Giovanni collega il Battistero di Siena e la sua piazza a piazza del Duomo e la cattedrale. Dalla porta che si apre nella parete nord del “Duomo Nuovo”, costruita da Giovanni di Agostino, una ripida scalinata marmorea conduce verso piazza San Giovanni, collegando la cattedrale con la cripta e il battistero. La scalinata venne realizzata nel 1451 su progetto di Giovanni Sabatelli. Su uno dei primi gradini dall’alto una croce scolpita ricorda una leggenda legata a santa Caterina da Siena, che qui sarebbe caduta per una spinta del diavolo.
Il labirinto della cattedrale di Lucca
A destra della porta d’ingresso della cattedrale di Lucca si trova inciso un labirinto a forma circolare accompagnato da una scritta in latino. La tradizione recita così “Questo è il labirinto che il cretese Dedalo costruì e dal quale nessuno potè uscire tranne Teseo aiutato, per amore, dal filo di Arianna”. Molte sono le simbologie associate al labirinto, ma la leggenda narra che a Lucca fosse usato dai condannati a morte per evitare il patibolo. Chi fosse riuscito a trovare l’uscita con il dito, avrebbe avuto salva la vita.
L’orologio solare gigante di Pienza
Una volta volta l’anno (l’11 settembre) e l’ombra della chiesa di Santa Maria Assunta a Pienza entra precisa nei nove quadrati della piazza che ricalca così le dimensioni esatte dell’edificio e diventa un orologio solare gigante. Fu l’architetto Bernardo Rossellino a progettare la cattedrale su mandato di papa Pio II. Enea Silvia Piccolomini, questo il nome del religioso, era originario di Pienza e proprio qui volle edificare una sorta di “città perfetta”.
Il più grande meteorite d’Italia si trova a Prato
Il Museo delle scienze planetarie a Prato inaugurato nel 2005 espone una serie di sorprendenti meteoriti tra cui spicca il più grosso posseduto dell’Italia. Si chiama “Nantan” pesa 272 chili e se visitate il museo potrete toccarlo. Si tratta di un meteorite ferroso (92% ferro e 7% nichel) che è caduto vicino alla città di Nantan in Cina nel 1516. Fu ritrovato nel 1958 da alcuni contadini.
La “botola dell’Inferno” nella chiesa di Sant’Agostino a Lucca
La chiesa di Sant’Agostino a Lucca conserva un’antica e oscura leggenda. La cappella laterale destra è decorata con la Madonna del sasso, chiamata così per un miracolo che lasciò sbigottiti i fedeli dell’epoca. Si infatti narra che un uomo che aveva appena perso una grossa somma di denaro lanciò pieno di rabbia una pietra contro la Madonna. La Vergine si mise a sanguinare e sotto i piedi del malcapitato si aprì un abisso che lo inghottì trascinandolo giù. La storia è raccontata da un’iscrizione sotto alla quale si trova una botola di ferro che sigilla l’entrata all’Inferno.
Un distributore automatico di latte del XVII secolo a Chiusi
Sotto i portici dell’antico Ospedale della fraternità di Santa Maria a Chiusi si trova un monumento che ospitava un tempo la “ruota” dei bambini abbandonati. Era un cilindro rotante dove veniva posto il bambino. Al di sopra sono visibili ancora oggi due canne di pietra a forma di mammelle che distribuiva latte su richiesta per le famiglie povere. L’iniziativa fu attivata nel 1620 grazie alla volontà del borghese Samueli.