Emozioni di passaggio, come le nuvole, attraverso le note di grandi della musica come Sinéad O’Connor, Fabrizio De André, Domenico Modugno, Joni Mitchell, Deep Purple.
Tutto questo è “All of us”, il nuovo album nato dalla collaborazione tra Petra Magoni e Ilaria Fantin, duo già consolidatosi nel tempo grazie anche alle collaborazioni teatrali.
Un disco-racconto dove il suggestivo suono dell’arciliuto si fonde con il timbro unico di Petra Magoni, creando una sinergia originale sempre nella direzione dell’ascoltatore. Il tutto viene impreziosito dall’altissima qualità del suono, curato nei minimi dettagli.
Ecco la nostra intervista a Petra Magoni
Ciao Petra! Ho visto che sei da poco tornata da Dubai con il progetto Musica Nuda, tu sei il simbolo che la musica è un linguaggio universale!
Io sono sempre stata appassionata di viaggi, mi è sempre interessati vedere posti nuovi, conoscere punti di vista diversi assaggiare cucine diverse. Trovo che la diversità sia un arricchimento da tutti i punti di vista. Penso che avere esperienze diverse sia molto bello anche perchè ti fa riscoprire le tue. La musica è un linguaggio universale, persone molto diverse si emozionano per le stesse cose, piangono e ridono per le stesse cose. L’umanità ha una radice comune ed è una cosa bellissima che va preservata.
Com’è nata l’idea di realizzare questo disco con Ilaria Fantin?
Con Ilaria ci conosciamo da tanto tempo e sapendo del mio interesse per la musica antica mi scrisse una mail alla quale ho risposto dopo nove mesi perchè ne ricevo tante e qualcuna mi sfugge. L’occasione per partire con questa nuova produzione è stato lo spettacolo “Il sangue” di Pippo Delbono che vedeva in scena Pippo, io e Ilaria che facevamo la parte musicale. Abbiamo portato lo spettacolo in giro per tutta Europa. Poi io e Ilaria abbiamo fatto uno spettacolo insieme dal titolo “Cosa sono le nuvole”. Questo disco “All of Us” è nato per riunire le nostre esperienze e canzoni che volevamo suonare insieme.
Quando l’ho ascoltato mi ha fatto un effetto stranissimo, mi ha ricordato Benigni e Troisi in “Non ci resta che piangere”. Mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, nel Medioevo
Non ci avevo pensato, ma è uno spunto interessante. Loro venivano dal futuro e anche noi suoniamo un arciliuto contemporaneo, ha 14 corde.
Per il progetto “Dante Rock” voluto dalla Fondazione Arezzo Wave ha realizzato insieme a Finaz una canzone sulle “Rime petrose” del Sommo Poeta, com’è nata questa idea?
Questo è uno spunto che mi ha dato il mio papà che è un appassionato di cultura a 360 gradi. Chiamandomi io Petra mi ha presentato lui queste liriche che abbiamo poi modificate. Mi piaceva sfruttare questa assonanza col mio nome.