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© La Regola

Enogastronomia /

Viaggio a Riparbella, dove nascono vini di grande sostenibilità

Abbiamo intervistato Flavio Nuti, presidente dell’Associazione vignaioli delle colline di Riparbella e amministratore della Cantina La Regola: “Promuoviamo il nostro territorio per dare valore alle aziende vitivinicole”

C’è un territorio situato ad appena 5 chilometri dalla costa tirrenica amato già ai tempi degli Etruschi per la produzione di vino. Ci troviamo in Val di Cecina e per la precisione a Riparbella, una zona che ha sposato pratiche agricole nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. Valori in cui si rispecchiano otto aziende, le stesse che hanno dato vita all’Associazione vignaioli delle colline di Riparbella.

L’Associazione vignaioli delle colline di Riparbella

“Qui lavorano tante aziende che stanno producendo in maniera significativa dal punto di vista qualitativo – ci spiega Flavio Nuti, presidente dell’Associazione -. Molte di queste hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Per questo nasce la nostra rete, con l’obiettivo di promuovere questa area della Toscana, meno conosciuta rispetto ad altre, ma che sta puntando a fare vini di grande qualità e soprattutto vini di grande sostenibilità. Questo distretto, infatti, è prevalentemente a coltivazione biologica e biodinamica”.

Il distretto

Vigneti a Riparbella – © La Regola

Le imprese vinicole che fanno parte dell’Associazione sono: Podere La Regola, Duemani, Tenuta Pakravan Papi, Colline Albelle, Tenuta Prima Pietra, Urlari, Caiarossa e La Cava rappresentano nel loro insieme oltre 150 ettari di vigneti. La produzione sfiora le 500 mila bottiglie con molti vini di eccellenza apprezzati a livello nazionale e internazionale.

La Regola

Tra le aziende storiche di Riparbella c’è sicuramente la Cantina La Regola, di cui lo stesso Nuti è amministratore: “La nostra attività inizia nel 1990, quando abbiamo costruito la cantina in un luogo speciale, dove un tempo sorgeva l’antico villaggio di Belora. Oggi la produzione conta 26 ettari per circa 130 mila bottiglie”.

I valori

Alcuni vini della Cantina La Regola a Riparbella – © Marta Mancini

“Siamo ormai alla quinta generazione – continua -. Il mio bisnonno alla fine dell’Ottocento acquistò questo piccolo appezzamento di terreno in località La Regola e da qui deriva il nome dell’azienda. Quindi tra i nostri valori c’è senz’altro quello della famiglia.

Nel 2016 abbiamo inaugurato una nuova cantina sostenibile, volevamo che il nostro vino potesse comunicare anche il cibo e l’identità del territorio. Tant’è che abbiamo pubblicato il libro La Regola degli chef: per questo volume, noti chef toscani hanno creato e cucinato delle ricette in abbinamento ai nostri vini”.

Etruschi, vino e arte

Flavio Nuti ci fa strada nella tenuta, facendoci scoprire le varie fasi della produzione del vino. Passeggiando tra questi spazi ci rendiamo conto che tutto è circondato da arte.

“Volevamo riportare alla luce quello che era il pensiero degli Etruschi riguardo al vino, perché non era considerato solo qualcosa che nutriva il corpo, bensì qualcosa che animava, dava spirito e dava voglia di vivere anche dopo la morte. A riprova di questo, nelle tombe etrusche sono state ritrovate anfore vinarie. Per celebrare questa attitudine, abbiamo ricreato – insieme all’artista e maestro Stefano Tonelli – un affresco ispirato proprio a questo concetto”.

Sostenibilità e umanità

Visita alla Cantina La Regola a Riparbella – © Marta Mancini

La Regola, realizzata totalmente con materiali di bioedilizia, ha a cuore la sostenibilità ambientale. La cantina, inoltre, è stata selezionata per il premio ‘La fabbrica nel Paesaggio‘ istituito dalla Federazione Italiana Centri e Clubs per l’Unesco e patrocinato Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco (CNIU) e dal Ministero dei Beni culturali e paesaggistici.

“Cerchiamo di risparmiare acqua, utilizziamo energie alternative come il fotovoltaico, rispettiamo le persone che lavorano ogni giorno al nostro fianco. I nostri collaboratori, come i nostri clienti, devono sentirsi a loro agio – conclude l’amministratore -. Possiamo sempre essere migliori di quello che in realtà siamo e lo possiamo manifestare in luoghi come questo dove c’è una simbiosi tra lavoro dell’uomo e natura. È per questo che la cantina ha ottenuto un riconoscimento dal Ministero dei beni culturali come progetto di integrazione tra ambiente e produzione”.

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