Dal 10 gennaio al 15 febbraio presso il Museo de’ Medici alla Rotonda del Brunelleschi di Firenze arrivano le sculture di jeans dell’artista contemporaneo Afran.
In occasione di Pitti Immagine Uomo, il museo fiorentino apre le sue porte a “Vestis” un evento espositivo che coniuga la rappresentazione artistica, tanto cara alla nobile famiglia, e alla valorizzazione dei tessuti, tema inerente alla kermesse legata alla moda, e in collaborazione con la Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze.
Dichiara il direttore Samuele Lastrucci: “I Medici, meglio di chiunque altro, hanno saputo rappresentare il potere attraverso l’effimero, l’arte e la moda. Le opere di Afran si collocano nel solco della ritrattistica di corte, stravolgendone tuttavia il paradigma encomiastico che sottende a questa pratica. I grandiosi simulacri in esposizione sono infatti modellati in “democratico” tessuto denim, antitesi dei canonici marmo e bronzo. Un punto d’incontro tra moda, arte, eterno e corrotto, assolutismo e consumismo.”
Afran è un artista contemporaneo che lavora con materiali tessili e dipinge le loro caratteristiche stilistiche ed estetiche. Vuole indagare l’evoluzione della rappresentazione umana tramite la realizzazione di busti e opere pittoriche realizzate sia con un prodotto simbolo della contemporaneità come il Denim, sia con la rappresentazione di esso come nuovo elemento.
Afferma l’artista: “La mia ricerca tramite il tessile e il cucito vorrebbe mettere in evidenza il cambio di passo, da una parte celebrazioni unanime, lente ma perenni mediante il marmo e dall’altra parte auto celebrazioni su misura ma evanescenti mediante il vestito. Il vestito che in realtà è per me metafora dell’apparire, elemento particolarmente protagonista nella nostra contemporaneità. Come non fare il parallelo fra l’abilità nel tessere, nel cucire e la capacità a creare contenuti o identità virtuali? I vestiti odierni sono profili, pagine, account, status, post, stories…”
Quando si parla di denim l’immaginario va subito su temi underground alternativi o sociali ma in realtà il jeans rappresenta a pieno il nostro tempo in quanto prodotto dell’avanguardia, sinonimo di globalizzazione e simbolo di democrazia.
Per l’artista il denim non è soltanto un tessuto con cui vestire o rivestire l’opera ma è materia plastica viva che prende forma, concreta e duttile per creare forme ed espressioni.
Jeans come creta per modellare il nostro tempo che diventa concreto, fisico e corporeo. Il busto antico, riproposto dall’artista, intrinseco della sua bellezza classica, entra in relazione col veloce mondo moderno, andando a creare un equilibrio che si rispecchia proprio nei volti antichi, simbolo della nostra identità.
Chi è Afran
Francis Nathan Abiamba in arte Afra nasce a Bidjap, in Camerun nel 1987. Dopo aver frequentato l‘Istituto di Formazione Artistica di Mbalmayo, si diploma in ceramica. Coltiva la pittura, sua grande passione, presso gli atelier dei più grandi pittori camerunesi e congolesi. Nel 2006 si apre all’arte contemporanea grazie a Salvatore Falci, professore di arti visive all’Accademia di Belle Arti di Carrara.
Dopo numerosi concorsi ed esposizioni collettive, nel 2008 presenta la sua prima personale al Centro Culturale Spagnolo di Bata, in Guinea Equatoriale e questa mostra apre lo ad una serie di esposizioni personali e collettive tra Guinea Equatoriale, Camerun, America, Spagna e Italia, dove ora risiede.
Tra i premi ricevuti citiamo il Premio Arti visive San Fedele e il premio Liliana Nocera della Permanente di Milano.
Ha al suo attivo molti progetti ed esposizioni, tra le ultime ricordiamo: Denim – stylish, practical, timeless. Blue fabric with a history, Spielzeug Welten Museum di Basilea; Pei’s world. A brief history of a Chinese Gallery in Italy, a cura di Luca Beatrice, Arsenale di Venezia, Spazio Thetis.
Nelle sue performance, le interazioni fra vari linguaggi artistici rappresentano una opportunità per raccontare le complessità a cui fa fronte la contemporaneità. Afran è tra gli artisti che hanno rappresentato il Padiglione Nazionale del Camerun alla Biennale di Venezia del 2022.