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Vendemmia, produzione in calo (-20%) ma la qualità è salva

Dalle previsioni dell’osservatorio di Assoenologi, Ismea e Uiv la nostra regione accusa una flessione maggiore rispetto ai dati nazionali

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Produzione in calo (-20% a fronte di 1.870 ettolitri di vino e mosto) ma qualità buona per la vendemmia in Toscana. Pesano i danni causati dalla Peronospora, malattia fungina determinata dalle frequenti piogge. Queste le previsioni vendemmiali dell’osservatorio di Assoenologi, Ismea e Uiv.

La Toscana accusa una flessione maggiore rispetto ai dati a livello nazionale che stimano una produzione di 44 milioni di ettolitri, -12% sul 2022.

Sono state le precoci uve bianche per gli spumanti ad essere raccolte per prime ad agosto, si è poi passati alle varietà Ciliegiolo, Merlot e Vermentino, per proseguire con Sangiovese e Cabernet Sauvignon, ultimo vitigno ad essere raccolto tra la fine di settembre ed ottobre.

Vendemmia: produzione in calo ma qualità buona

L’andamento della stagione in Toscana

Per la Toscana l’osservatorio evidenzia come “la stagione 2023 si sia contraddistinta fin dal germogliamento per un’elevata piovosità. Durante aprile si sono registrati alcuni abbassamenti di temperatura anche leggermente al di sotto degli zero gradi, che hanno portato a sporadici fenomeni di gelata nei fondivalle. Maggio e giugno hanno fatto registrare un’elevata frequenza di giornate piovose, obbligando i produttori a numerosi interventi di difesa per limitare le malattie fungine, Peronospora su tutte, seppur complicati dalle difficoltà di accesso delle macchine nei vigneti e dal rapido dilavamento dei prodotti fitosanitari causato dalle piogge”.

I sintomi della malattia sono stati riscontrati su foglie e grappoli e seppur in una situazione molto eterogenea ci sono “zone dove si rilevano perdite di produzione importanti“.

A complicare ulteriormente la situazione “le piogge e le conseguenti basse temperature primaverili, hanno influenzato anche l’allegagione, favorendo l’acinellatura e la cascola dei piccoli frutti, così da diminuire ulteriormente i rendimenti ad ettaro. Luglio è stato caratterizzato da caldo e assenza di precipitazioni che hanno portato a un importante sviluppo dei grappoli, grazie alle riserve idriche accumulate in primavera. Allo stesso tempo i vitivinicoltori si sono trovati a fronteggiare anche la crescente popolazione di Scaphoideus Titanus e la presenza in diverse zone del mal dell’esca. Nella prima settimana di agosto, ci sono stati i primi segnali di invaiatura che hanno preannunciato una vendemmia in tempi normali”.

Nel complesso “non vi sono sbilanciamenti sulla qualità del raccolto, perché dipenderà molto dalle condizioni meteo di settembre, per ora si prevede un calo della produzione generale, con danni da Peronospora rilevanti”.

Riccardo Cotarella – © FB Famiglia Cotarella

Cotarella: molto dipenderà dagli enologi

Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “È una vendemmia molto complessa quella che stiamo affrontando, caratterizzata soprattutto dagli effetti dei cambiamenti climatici che sul finire della primavera e l’inizio dell’estate sono stati causa di malattie patogene come la Peronospora, alluvioni, grandinate e siccità. Dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualità, con punte di eccellenza. Molto – ha concluso il presidente di Assoenologi – dipenderà dal lavoro, a cominciare da quello degli enologi, eseguito in vigna e in cantina. È proprio in queste annate così strane che occorre mettere in campo tutte le conoscenze tecniche e scientifiche per mitigare i danni di un clima sempre più pazzo”.

Lamberto Frescobaldi

Frescobaldi: una riforma strutturale del settore

Il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi: propone un ammodernamento del vigneto Italia e un’attenzione ai temi della sostenibilità, oltre a un salto di qualità con precise strategie sul piano commerciale. “Non ci possiamo più permettere di produrre 50 milioni di ettolitri come nelle ultime vendemmie, e non può essere una malattia fungina a riequilibrare una situazione che ha portato di recente al record di giacenze degli ultimi anni. Oggi più che mai si impongono scelte politiche di medio e lungo periodo, a favore della qualità e di una riforma strutturale del settore”.

Per Frescobaldi sono da rivedere i criteri per l’autorizzazione “a pioggia” di nuovi vigneti in base alle performance delle denominazioni e soprattutto il sistema delle Dop e Igp, compresa la loro gestione di mercato. “Occorrerà cambiare marcia sul piano commerciale, a partire dalla semplificazione dell’Ocm Promozione e da una promozione di bandiera capace di coinvolgere le imprese sin dalla sua pianificazione” ha concluso il presidente di Uiv.

Vino, la Toscana in cifre

Lo scorso anno, secondo l’Osservatorio di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana vini, la Toscana ha prodotto 2,3 milioni di ettolitri di vino con il settore che contribuisce per il 21% al valore della produzione agricola della Toscana con circa 500 milioni di euro.

Sono 12.700 le aziende del settore, 60 mila gli ettari coltivati a vite di cui il 32% con metodo biologico. 58 le indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che generano un valore alla produzione di poco meno di 1,2 miliardi di euro.

La componente vino nell’export agroalimentare del Made in Tuscany incide per il 37% dell’intero valore e per un importo di 1,2 miliardi di euro nel 2022.

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