Tutto è cominciato quando un gruppo di giovani di Palazzuolo sul Senio ha deciso di trasformare un’ex-edicola nel centro del paese in un luogo di cultura dedicato alla comunità.
Sembra l’inizio di una favola e invece è accaduto veramente, è così che è nato lo spazio “E50035”, una mini-galleria di arte contemporanea dove domenica 16 gennaio inaugura “R/esistenze in/volti diffusi”.
Si tratta di una mostra fotografica alla ricerca di un’identità appenninica curata dalla Cooperativa di Comunità “la C.I.A. – Cultura Innovazione Ambiente” e realizzata nell’ambito del bando “Toscanaincontemporanea2021” della Regione Toscana.
Il primo fotografo selezionato per iniziare questo progetto è Giancarlo Barzagli. Nato a Fiesole nel 1981, ma cresciuto sull’Appennino Tosco-Romagnolo, con il suo primo libro fotografico “Grüne Linie” edito nel 2019, aveva raccontato la Resistenza del suo territorio partendo da un punto di vista molto personale. Quello di chi, su questi monti, c’è cresciuto.
Con R/esistenze in/volti diffusi, andando oltre al tema della Resistenza, o forse solo declinando il termine sotto un nuovo punto di vista, si inoltra nella ricerca della propria identità mettendola in relazione con il territorio e la memoria, in una sorta di gioco di specchi.
La mostra è composta da 20 fotografie che vanno a formare il grande quadro principale e da gigantografie (singole e/o trittico) nelle vetrine esterne. Altre 10 fotografie fanno parte della mostra diffusa in altri spazi del paese, per valorizzarne gli angoli nascosti, in una fusione fra il medievale ed il contemporaneo.
“Il territorio e la sua conformazione influenzano la vita delle persone che lo abitano ma a loro volta gli abitanti plasmano il territorio con le loro attività” – afferma Giancarlo Barzagli -. Questo circolo si protrae da secoli (addirittura millenni) dando forma all’identità dei luoghi che viviamo. L’Appennino, montagna che protegge ma non isola, e le popolazioni che lo hanno vissuto o attraversato hanno dato luogo a questa identità? Di che cosa è fatta? Al di là delle riflessioni sull’abbandono e sulle sue cause, fondamentali per comprendere i meccanismi che hanno portato la nostra società verso il fondovalle, c’è una vitalità sparsa lungo la dorsale appenninica fatta di luoghi e persone (indigeni o forestieri). Con questo lavoro vorrei provare a racchiudere le loro storie in un racconto comune, alla ricerca di un’identità appenninica nella quale si possano riconoscere (e di conseguenza mi possa riconoscere). Fare comunità, resistere alla disgregazione”.
All’iniziativa collabora anche la scrittrice Simona Baldanzi (mugellana di origini e per scelta di campo) che con il racconto “Il figlio dell’Appenino”, romanza le vicende raccolte dal fotografo e ne completa l’opera.
Il racconto sarà presentato il 30 gennaio 2022 presso la Sala Polivalente “Paolo Sdruccioli” dell’Istituto Comprensivo “Dino Campana” alla presenza dell’autrice.