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Un tributo a Margherita Hack e la voglia di non mollare, sopra e fuori dal palco: il 2022 di Ginevra Di Marco

La cantante racconta i suoi progetti per l’anno nuovo, a partire dallo spettacolo per i cento anni della scienziata. Un pensiero anche alla reunion dei C.S.I.: “Era e resta una bella idea”

Ginevra Di Marco - © Antonio Viscido

I musicisti lottano. Come tutti, spesso più di tutti. Un 2020 chiusi in un grande vuoto, uno sprazzo di 2021 per ritrovare il palco e il piacere di comunicare la loro musica dal vivo. Un lampo di illusione. E adesso? Ginevra Di Marco è una maestra della voce. I C.S.I. come passaggio fondamentale della carriera. Poi tanto altro. Attraversando il tempo e le difficoltà.

La mia fortuna è quella di avere una natura solida. Mi ritengo una persona equilibrata con delle regole. La prima, in questi ultimi due anni, tenere la testa attiva. I pensieri, i progetti, le idee, i contatti, anche a distanza. La scorsa estate abbiamo ritrovato il pubblico. Cinquanta concerti, tanta voglia di scambiare emozioni. Ora penso all’anno che verrà. Cerco di farlo con atteggiamento positivo, nonostante tutto. Il fatto di lavorare con mio marito sicuramente mi aiuta.

Già, tra l’altro con Francesco Magnelli avevate un progetto davvero interessante. Una specie di reunion dei C.S.I. Poi, causa Covid, tutto è rimandato.

Era e resta una bella idea. Tornare nel nostro cerchio, come facevamo allora. Senza Ferretti e con Gianni Maroccolo in forse, ma solo per problemi di tempistica. C’era Giorgio Canali, Zamboni, e poi Andrea Salvadori e Armando Punzo. L’idea era quella di proiettare il film di Davide Ferrario girato nel ’99 sui nostri due concerti a Mostar, poco dopo la fine della guerra.

Se smetti di cercare la tua strada e di andare avanti rischi di demotivarti

Un film mai proiettato prima.

Era la nostra idea di cine panettone alternativo. Un documento del tempo: di quella musica, di quella rinascita. Una storia importante.

Tenere duro e pianificare. Il futuro va cercato.

E noi dobbiamo plasmarci a seconda delle possibilità. Se smetti di cercare la tua strada e di andare avanti rischi di demotivarti. Io e Francesco lavoriamo insieme e viviamo nella stessa casa coi nostri figli. Ma con Andrea ci troviamo su meet e spesso ce lo diciamo: non molliamo, non molliamo….

E tenendo duro avete costruito altri progetti?

Sì, stiamo mettendo su uno spettacolo dedicato a Margherita Hack. Nel 2022 lei avrebbe compiuto cento anni e vogliamo festeggiarla, anche se non è più con noi.

La vostra collaborazione fu qualcosa di davvero speciale.

Ho ricordi fantastici di quella donna meravigliosa, appassionata. Una signora che ti incantava con le parole. Insieme ripercorrevamo la storia del secolo scorso arrivando fino all’oggi. Io cantavo le canzoni popolari, quelle che parlavano delle lotte contadine, delle battaglie femministe, degli scontri sociali. Lei poi raccontava le storie di quel mondo, di un’Italia che aveva vissuto, anche nei momenti migliori. E il pubblico veniva incantato dalle sue parole. A primavera speriamo di poter tornare su un palco ripartendo proprio da lì. E’ una dedica, un tributo che facciamo col cuore.

Non possiamo saperlo ma forse possiamo provare a immaginarlo. Cosa avrebbe detto di questa situazione Margherita Hack? Una scienziata capace di leggere le vibrazioni umane?

Forse che questo virus è figlio del patatrac che l’uomo è riuscito a fare nel suo rapporto col pianeta, con la natura, con le relazioni tra esseri umani. Lei ripeteva sempre una frase di Einstein. Quella che usava per rispondere alla domanda: Tu di che razza sei? “Razza umana”, rispondeva lui.

 

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