‘Profeta’, ‘luce ardente’, ‘amico dello sposo’, ‘araldo del giudizio’, ‘Precursore’: questi i nomi con i quali le sacre scritture chiamano Giovanni detto il Battista. Il santo al quale, più di ogni altro, l’arte occidentale ha dedicato attenzione e spazio, sviluppando nel tempo la narrazione figurativa dei momenti più significativi della sua vita. In occasione della ricorrenza della sua nascita, il 24 giugno, celebrata come una grande festa a Firenze, città della quale è patrono le Gallerie degli Uffizi propongono sul loro sito una mostra virtuale a lui dedicata.
“Il Santo che battezzò Cristo. Scene dalla vita di San Giovanni Battista”, questo il titolo dell’ipervisione curata da Anna Bisceglia (https://www.uffizi.it/mostre-virtuali/san-giovanni-battista): una storia attraverso quindici opere della collezione del Museo, realizzate tra Trecento e Novecento, tra le quali capolavori di Leonardo, Raffaello, Bronzino, Veronese, e persino un’icona russa.
Immensa, infatti, è la fortuna figurativa che San Giovanni ha raccolto dal Medio Evo fino al Novecento. Il Battista è una figura chiave nella narrativa cristiana e costituisce l’anello di congiunzione tra il Vecchio e il Nuovo Testamento, fra l’antica tradizione ebraica e il messaggio rivoluzionario di Gesù, agendo in un momento storico in cui le terre medio orientali erano pervase da sommovimenti, inquietudini sociali, e dall’attesa fervente di quel rinnovamento dei costumi e delle coscienze cui alludevano gli antichi profeti.
L’itinerario virtuale inizia con la pala d’altare del pittore giottesco Giovanni del Biondo; lungo il percorso si incontra il San Giovannino nel Deserto che Raffaello eseguì a Roma intorno al 1518, e quello di Andrea del Sarto, di bellezza struggente; le commoventi raffigurazioni della prima infanzia del Battista dipinte da Pontormo e Bronzino, e il Battesimo di Cristo, momento culminante (da qui l’appellativo appunto di “Battista”, dato al santo) rappresentato da dipinti di Verrocchio e Leonardo e di Veronese. L’istante finale e tragico del martirio – la decollazione, ovvero la decapitazione di San Giovanni – è descritto senza risparmio di crudezza da Cranach il Vecchio e Alonso Berruguete.
Significativo, come ricorda il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, è il momento scelto per il lancio dell’esposizione, il 24 giugno: “Nel Settecento gli Uffizi erano affollati un solo giorno all’anno. Quello della festa di San Giovanni, quando i fiorentini erano invitati a visitare le collezioni, aperte al pubblico nel 1769 dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena. Per Firenze è una festa religiosa ma anche civica e politica. Per gli Uffizi è un anniversario importante, e quest’anno ancora di più perché il museo ha appena riaperto le porte, dopo l’emergenza, ai visitatori e soprattutto ai fiorentini che stanno riappropriandosi della città e dei suoi tesori artistici. La mostra virtuale sulla figura di San Giovanni non è intesa solo come un omaggio al patrono cittadino, ma come un modo per festeggiare con tutti, a Firenze e nel mondo, una giornata di così grande significato per la città e per il nostro museo”.