Le Gallerie degli Uffizi saluto l’arrivo del 2023 con il record di presenze per le festività e l’arrivo di un nuovo capolavoro. Il complesso museale che comprende Uffizi e Palazzo Pitti ha registrato un boom di accessi, la migliore performance di sempre, per il periodo che va dal 23 dicembre 2022 al primo gennaio. Dall’ante vigilia di Natale 2022 a domenica 1 gennaio, spiegano dal museo, i visitatori sono stati 105.583.
I primi record del 2023
Nello specifico durante la prima domenica di apertura gratuita secondo quanto previsto dalla apposita iniziativa del ministero della Cultura, alla Galleria degli Uffizi sono stati 7.624 i visitatori mentre al Giardino di Boboli 7.584. La Galleria degli Uffizi e il Giardino di Boboli sono aperti in via del tutto eccezionale anche lunedì 2 gennaio.
Il nuovo capolavoro di Hayez
I visitatori del primo gennaio hanno avuto la sorpresa e il piacere di trovare lungo il percorso espositivo un nuovo capolavoro in mostra. Il ‘Ritratto del colonnello Arese Lucini in carcere‘ di Francesco Hayez è un’opera appartenente alla pittura risorgimentale: è stata acquistata dalle Gallerie degli Uffizi. L’olio su tela è visibile in cima allo scalone lorenese.
Dopo un ‘tour’ in vari comuni toscani, sarà esposto permanentemente nella Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti.
Il ricordo dei moti risorgimentali
L’acquisizione consente così alle Gallerie degli Uffizi di arricchire il proprio patrimonio con un’opera fondamentale, non solo per il suo valore pittorico, ma anche per il suo forte significato storico e politico in relazione ai moti risorgimentali.
In questo dipinto emerge infatti la capacità di Hayez, tra i maggiori interpreti del Romanticismo italiano e internazionale, di esprimere, insieme, le speranze e le delusioni del Risorgimento italiano.
Un dipinto dalla storia originale
Hayez, sul finire degli anni Venti dell’Ottocento, ritrae il conte Francesco Teodoro Arese Lucini (Milano 1778-1836), militare napoleonico poi coinvolto nei moti risorgimentali: un dipinto divenuto celeberrimo sia per la sua originalissima storia, sia per la sua intrinseca potenza espressiva.
L’olio su tela si caratterizza per la sua carica rivoluzionaria: fu lo stesso Arese Lucini, ‘nobile gentiluomo‘, come lo definì Hayez, che, da membro dell’aristocrazia, volle rompere le ingessate convenzioni della ritrattistica scegliendo di farsi raffigurare in catene.
Una forma di riscatto sociale
In verità al momento in cui il dipinto venne eseguito la pena si era effettivamente già conclusa. Si trattò, in tutta probabilità, di un tentativo di riscatto sociale, che il conte volle affidare al geniale tocco del pittore lombardo. Il protagonista del dipinto fu un appassionato collezionista e generoso mecenate.
Il commento del direttore Schmidt
“Arese, condannato per aver partecipato ai falliti moti anti-austriaci del 1820-21, rivelò i nomi dei cospiratori e di Federico Confalonieri, professando un’impossibilità di mentire che certo lo salvò dalla condanna a morte, ma non da anni di carcere durissimo che minarono gravemente la sua salute” spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt.
Il dipinto riassume mirabilmente la vicenda e le ragioni del conte “ma soprattutto offre a Francesco Hayez, il più grande pittore del Romanticismo italiano, la possibilità di misurarsi con la psicologia del personaggio e di offrire una delle prove più alte della sua produzione pittorica. Le Gallerie degli Uffizi si arricchiscono così di un capolavoro riprodotto nei più importanti testi sull’Ottocento“.