Un documento che individua nove mosse per raggiungere la cessazione delle ostilità in Ucraina. A stilarlo la Scuola Superiore Sant’Anna che lo ha consegnato al presidente della Camera Roberto Fico in visita a Pisa in occasione delle celebrazioni per i 150 anni della morte di Giuseppe Mazzini.
“Adottare una legge – si legge nel dossier – che consenta di rispondere adeguatamente, anche in Italia, agli obblighi di criminalizzazione che derivano dal diritto internazionale, sanando, in particolare, le lacune relative a crimini contro l’umanità, aggressione, genocidio“. Oltre a “riformare il codice penale militare di guerra per renderlo allineato con gli obblighi internazionali del nostro Paese“.
In particolare, si legge ancora, “sarebbe opportuno ampliare la definizione di ‘conflitto armato’, e introdurre alcuni crimini previsti dallo statuto della Corte penale internazionale, quali ad esempio lo stupro o la sterilizzazione forzata, prevedendo pene più severe“.
Secondo la Sant’Anna è anche necessario “introdurre nell’ordinamento italiano la possibilità di perseguire e reprimere penalmente queste condotte anche in assenza di una connessione con il territorio o i cittadini italiani“.
La Scuola suggerisce inoltre di approvare un atto parlamentare “che chieda al Governo di non consentire l’ingresso in Italia di capi di Stato e altri organi di rango elevato di stati stranieri accusati di crimini internazionali“. Il documento propone poi di “istituire un organo parlamentare con funzioni in materia di rispetto del diritto internazionale umanitario, e avviare un’indagine conoscitiva delle commissioni parlamentari finanze sull’efficacia delle sanzioni economiche“.
E ancora, istituire “un comitato con competenze temporaneamente esclusive rispetto agli Stati membri sulla guerra in Ucraina, per rafforzare il fronte unitario europeo“. Altro aspetto “convertire in legge il decreto del 28 febbraio incrementando i posti disponibili nel sistema di accoglienza e integrazione” e “precisando che l’accoglienza sia garantita a tutte le persone sfollate dall’Ucraina (indipendentemente dalla cittadinanza)“.