Proprietà antibatteriche e antimicrobiche, un tesoro nascosto in quello che appare un semplice scarto. I ricci di castagna sono al centro della ricerca dell’Università di Siena, “Chesnut Extract Siena”, segnalata fra le 25 tecnologie che nel 2025 avranno maggiori probabilità di avere impatto su ricerca e sviluppo. Il riconoscimento arriva dall’importante piattaforma internazionale Inpart, punto di riferimento per i partenariati scientifici e per ottimizzare le interazioni nei settori biofarmaceutico, scientifico e accademico. A portare l’invenzione all’attenzione della rete internazione è stato l’Ufficio Regionale di Trasferimento Tecnologico della Regione Toscana.
A coordinare il team di ricercatori del Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia è la professoressa Annalisa Santucci, che ha scelto di utilizzare lo scarto delle castagne del Monte Amiata. Un’invenzione, protetta da brevetto, che si presta a moltepllici utilizzi e che ha già raccolto molto interesse: l’estratto potrà essere utilizzato come additivo conservante o antibatterico nella produzione di alimenti o mangimi, per sterilizzare imballaggi e materiali e come potenziatore fitofarmaceutico in combinazione con trattamenti esistenti.
“La nostra ricerca – spiega la professoressa Santucci – mette in luce il ruolo critico delle sostanze estraibili da prodotti naturali, anche sottoprodotti come nel caso del riccio di castagna, offrendo un’alternativa ecosostenibile agli antimicrobici sintetici”. In particolare, l’estratto di riccio ha mostrato di avere un’azione di potenziamento degli antibiotici e ha rilevato anche una significativa attività battericida verso un microrganismo (Helicobacter pylori) che colonizza lo stomaco umano[/mark] e la cui infezione può causare una serie di patologie gastriche compreso il cancro.
La ricerca
Il gruppo di ricerca dell’Ateneo negli scorsi anni ha dato l’avvio a SienabioActive, uno spin-off di bioeconomia e start-up innovativa in ricerca e sviluppo nel settore delle tecnologie delle scienze della vita. La realtà sta crescendo e si sta consolidando, anche sul mercato. Sua anche la linea di cosmetici Biocastenea.
Il successo dell’invenzione, come dimostrato dalle numerose pubblicazioni internazionali, ha portato i ricercatori ad un passo ulteriore: completare il cerchio e utilizzare anche quel che resta dal processo di estrazione. “La biomassa residua – spiega la professoressa Santucci – verrà utilizzata per produrre bioplastiche. Siamo a livello prototipale, ma è una prima chiusura”.