Un marchio di qualità per proteggere panorami di lunga tradizione e certificare la provenienza dei prodotti da quei territori, il sostegno agli agricoltori che usano pratiche agricole tradizionali ecosostenibili e anti dissesto puntando sulla produzione di alimenti di qualità: la salvaguardia dei paesaggi rurali storici passa da un nuovo modello di sviluppo. A fissare gli obiettivi il primo congresso nazionale dei Paesaggi rurali storici italiani che si è concluso a Firenze.
L’evento organizzato da Università degli Studi di Firenze, insieme allo spin off Horizons, la start up dell’Università di Firenze che si occupa della valorizzazione del paesaggio rurale, in collaborazione con il MIPAAF – Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Consiglio della Regione Toscana ha messo a confronto esperti ed esperienze da diverse regioni d’Italia. I 27 siti italiani, iscritti nel Registro dei Paesaggi Rurali Storici e provenienti da tutta Italia, hanno deciso di dare vita entro febbraio 2022 all’Associazione dei Paesaggi Rurali Storici Italiani, l’interlocutore ideale per il governo e le istituzioni europee.
“L’obiettivo è fare pressing politico in una fase strategica per l’agricoltura italiana – spiega Mauro Agnoletti, professore della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze e coordinatore del Comitato organizzatore del convegno – Entro fine anno il Ministero delle Politiche Agricole si è posto l’obiettivo di strutturare una bozza del nuovo piano nazionale di sviluppo rurale in vista della nuova PAC (Politica Agricola Comunitaria). Quindi, è il momento giusto per porre attenzione sui paesaggi rurali storici o se ne riparlerà tra sette anni. E allora potrebbe essere già troppo tardi”. Per Agnoletti bisogna fare in fretta chiedendo sostegni economici “per il riconoscimento del lavoro di manutenzione dei paesaggi da parte degli agricoltori che svolgono un ruolo fondamentale dal punto di vista ambientale e di servizio alla società, favorendo i giovani nell’avviare una nuova attività agricola“.
Il paesaggio rurale oggi non è protetto dagli attuali strumenti di tutela, le aree protette e i vincoli paesaggistici puntano a limitare il consumo di suolo tutelando soprattutto la conservazione della natura o il suo ritorno sulle aree agricole abbandonate. Il registro nazionale è un prezioso strumento di tutela per valorizzare e mantenere l’identità culturale e dell’immagine del Belpaese. La validità di questo percorso è indubbia se si pensa che la presenza nel registro nazionale è la corsia preferenziale per arrivare ai programmi Unesco e Fao e ottenere il riconoscimento di patrimonio agricolo mondiale.
A fronte di un costante spopolamento delle campagne che ha portato all’abbandono di 10milioni di ettari di aree agricole di cui 380mila solo in Toscana, un primo passo in avanti è di certo l’approvazione di una norma che consente il ripristino di paesaggi agricoli abbandonati oggetto di riforestazione senza necessità di autorizzazione paesaggistica. Per mantenere la vitalità di questi territori bisogna puntare sulla qualità dei prodotti che qui vengono prodotti, abbinando il turismo enogastronomico. All’estero i siti del patrimonio agricolo storico nazionale hanno visto il raddoppio del prezzo di mercato dei prodotti iscritti rispetto agli stessi prodotti venduti in zone esterne ai siti registrati. “Ne è un esempio Lamole in Chianti – ha sottolineato il professore Agnoletti – dove a 7 anni dall’iscrizione nel Registro dei Paesaggi Rurali Storici ha visto crescere notevolmente il valore di mercato dei suoi vini, oltre ad essere sede di ricerche scientifiche internazionali per comprendere il ruolo dei terrazzamenti per la qualità del vino“.
Per Agnoletti servono anche maggiori tutele “per non compromettere il valore economico di queste aree. Ma soprattutto non smetteremo mai di ripetere che questi sistemi agricoli, svolgono una funzione ambientale fondamentale, riducendo i disastri idrogeologici sempre più frequenti perché connessi alla mancata manutenzione del territorio”.
Per mantenere i paesaggi già iscritti nel Registro e dar loro valore ambientale, sociale ed economico l’onorevole Susanna Cenni, vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera, ritiene sia “necessario avere certezza di risorse per i Comuni e per le imprese agricole dei territori censiti. Per il futuro penso alla partita dell’agrovoltaico per accrescere la produzione di energie rinnovabili senza stravolgere il paesaggio e alla necessità di approvare una legge contro il consumo di suolo o alla gestione di colture non autoctone di grande impatto. Dobbiamo essere capaci di combinare bene le sfide innovative e la tutela del paesaggio”.
Altra sfida decisiva è quella del cambiamento climatico. “Bisogna identificare una nuova via che riesca ad essere più equilibrata possibile, sostenibile sia dal punto di vista economico che sociale, oltre che ambientale. La via sta nella valorizzazione effettiva della ruralità e delle culture agricole e alimentari. Per produrre meglio, consumando meno” ha concluso il vicedirettore generale della FAO, Maurizio Martina.
Queste, in sintesi le prospettive che si aprono per la salvaguardia e lo sviluppo per i 27 siti nazionali. In Toscana sono iscritti nel Registro Nazionale: Paesaggio della Bonifica della Valdichiana, Paesaggio Policolturale di Trequanda, Paesaggio rurale storico di Lamole, Paesaggio olivicolo di Fibbianello e Paesaggio silvo pastorale di Moscheta, i borghi di Pienza e Montepulciano. La Toscana è la prima regione d’Italia per paesaggi iscritti nel registro.