Venerdì 15 marzo parte dal Viper Theatre di Firenze “’Na notte infame tour ” il nuovo tour nazionale di Tommaso “Piotta” che prende il nome dal nuovo album del cantautore e rapper romano.
Il disco prende ispirazione dalla recente e prematura scomparsa del fratello maggiore Fabio, le sue parole aprono la prima traccia.
“’Na notte infame” racconta le vicissitudini personali di due fratelli Tommaso e di Fabio, negli anni che hanno segnato le loro generazioni.
Dagli anni di piombo all’Italia campione del Mondo, dal boom dei ‘90 al crollo del Muro di Berlino, dalle controculture dei ’70 fino alla nascita dell’Hip-Hop italiano.
Le canzoni di Piotta sono più introspettive e consapevoli che mai, in un disco che è il raggiungimento di una compiuta maturità non solo musicale ma anche personale.
Dopo l’album uscirà il 19 marzo in tutte le librerie per La Nave di Teseo il primo romanzo di Tommaso dal titolo “Corso Trieste”, scritto a quattro mani con il fratello Fabio, proprio come il disco.
Ecco la nostra intervista a Tommaso
Ciao Tommaso, quando muore una persona a cui siamo molto legati è sempre un evento spartiacque, c’è un prima e un dopo, è stato così per te?
Io di prima e dopo importanti purtroppo ne ho più di uno, ho cominciato presto perdendo prima mia madre, poi mio padre e ora anche mio fratello. Questo per quanto riguarda il nucleo familiare perché poi ho perso anche amici e colleghi che mi erano molto cari, penso a Primo Brown dei Cor Veleno. Diciamo che ogni morte ha una dimensione emotiva enorme però in qualche modo anche un po’ differente. Forse il dolore per la perdita dei genitori che pensavo fosse quello più grande del mondo, e comunque piccolo non è anzi, è diverso da quello per un fratello. Perché inconsciamente fin da quando sei piccolino, anche se non lo capisci, sai che c’è un anziano e c’è un giovane e che questo fa parte di un ciclo. Ti spaventa, però fa parte di una legge superiore. La perdita di un fratello invece è in linea orizzontale, non verticale, quindi ti fa un effetto veramente differente, strano. Non ti voglio dire che è più forte, è diversamente forte.
inconsciamente fin da quando sei piccolino, anche se non lo capisci, sai che c’è un anziano e c’è un giovane e che questo fa parte di un ciclo. Ti spaventa, però fa parte di una legge superiore. La perdita di un fratello invece è in linea orizzontale, non verticale, quindi ti fa un effetto veramente differente, strano. Non ti voglio dire che è più forte, è diversamente forte
Nel disco ci sono anche testi che ha scritto tuo fratello Fabio, e insieme al disco uscirà anche il libro che avete scritto insieme. Deve essere difficile per te, portare in giro tutto questo senza di lui
È stato un prodotto di tutti e due, anche se in questa dimensione solo io lo so, perché Fabio ha scritto tanto e tanto ha pubblicato, quindi c’erano tanti inediti. Rileggendo le sue cose in particolare mi hanno colpito queste 50 pagine iniziali fortemente autobiografiche e da lì sono partito per scrivere una sorta di dialogo tra fratelli lontani ma anche vicini. Dal ’75 al ’95 si ripercorrono vent’anni di vita familiare dentro una città Roma che nel frattempo cambiava moltissimo, così come il paese, dagli Anni di Piombo agli anni ’80, da Villa Ada luogo di aggregazione giovanile fino a centri sociali degli anni della Pantera quando ho cominciato a fare musica, dall’Università La Sapienza e dal liceo Giulio Cesare. Però ecco sono due generazioni a confronto diverse per modi di parlare, locali, gusti musicali. Lui amava il punk-rock io invece il rap che scoppiò nei primi anni ’90.
Roma è la città più bella del mondo ma negli ultimi anni sembra sia “di moda” dire che Roma è peggiorata, imbruttita, è invivibile, è veramente così? Com’è cambiata Roma?
A me sembra solo diversa, non è peggio di prima, anzi su alcune cose forse è leggermente migliore. Ci sono sempre i classici problemi da quello più banale dei trasporti, banale nel senso che è normale che sia così essendo la città così grande e così antica. Fino a una problematica che è diffusa in tutto il paese relativa a un cambiamento sociale della popolazione, dove se prima da ragazzino vedevi uno straniero ogni centomila persone adesso le proporzioni sono molto cambiate. Questo arricchisce ma crea anche complessità e a volte purtroppo conflittualità, ma tanto è inutile chiedersi se sia giusto o meno, le cose sono semplicemente così. Va trovata una soluzione il più possibile serena e pacifica nell’interesse di tutti quanti, per portare avanti la storia di una città.
In questo ultimo disco parli moltissimo di Dio e con Dio, che rapporto hai con la fede?
Mi ritengo una persona spirituale, quindi credo sicuramente in qualcosa che non possiamo spiegare, è bello così. Ogni persona cerca di trovare una propria risposta a questa domanda che ci accompagna dalla nascita e chiaramente chi studia filosofia, fisica e cerca di trovare risposte di altra natura, ma alla fine la domanda è sempre quella. Quindi ci credo. Ne parlo tanto anche per un altro motivo. Il disco e il libro sono scritti attorno alla figura di mio fratello, con frasi sue e dei 20 libri che ha pubblicato più di 15 erano dedicati alla sua materia di studio principale che era lo studio delle religioni del mondo, tutte quante nessuna esclusa. Tra queste cercava di trovare tutti i punti di contatto perché pensava, come io penso, che l’unica soluzione possibile è cercare i punti di contatto tra le persone e non quelli di conflitto, per una convivenza pacifica. Quindi il senso della vita in generale torna come argomento in tutto il disco dalla prima all’ultima canzone.
In questo momento sono in equilibrio anche se non è facile sempre starci, soprattutto quando la vita ti regala certe botte e ringrazio la sola alleata che conosco che per l’ennesima volta è la musica
Pensi che questo disco inauguri una nuova fase della tua carriera e com’è cambiato il tuo approccio alla musica rispetto ai successi dei primi anni?
Penso che più che inaugurarla, la sottolinea per chi ancora non l’aveva notata. Questo mio cambiamento nasce da prima, da “7 vizi capitale” che poi è diventato la sigla della serie tv Suburra che aveva un’atmosfera molto oscura rispetto ai miei primi successi. Nasce da un disco come “Interno 7” che ho dedicato alla perdita di mio padre, e anche quello è un album altrettanto emotivo. Nasce anche dalla colonna sonora di Suburra 3, soprattutto a livello strumentale. Calcolando la mia anagrafica, calcolando che questo è il decimo album, calcolando che chi ha iniziato ad ascoltare musica con me è cresciuto come me, il pubblico che viene ai miei concerti oggi è un po’ un mix. Ci sono persona che mi seguono dall’inizio e continuano a venire ai miei concerti, ma ci sono anche ragazzi molto più giovani, a volte mi stupisco. Per me questo è il senso della musica, colonna sonora della vita altrui e della propria. Raccontare i miei vent’anni da vent’anni e i miei 50 anni da cinquantenne.
Mi sembra che tu sia una persona e un artista che ha vissuto tante vite diverse, ma possiamo dire che oggi hai trovato un tuo equilibrio
Io mi sentivo in equilibrio anche prima. Ogni disco che ho fatto è uscito perché io ero in equilibrio in quel momento. Chiaramente l’equilibrio dei 20 anni non è quello dei 50. In questo momento sono in equilibrio anche se non è facile sempre starci, soprattutto quando la vita ti regala certe botte e ringrazio la sola alleata che conosco che per l’ennesima volta è la musica.
Il tour parte il 15 marzo dal Viper di Firenze
Esatto volevo invitare tutti a vedermi, a questo tour tengo tanto perché è una selezione di brani che oltre a questo ultimo album mette assieme tutti i precedenti che hanno questo sapore. Tanti brani che i fan conoscono ma che non ho mai fatto in scaletta. Li ho ripresi e arrangiati per l’occasione.
Tutte le date del tour
15 marzo Viper Theatre Firenze
16 marzo Largo Venue Roma
21 marzo Hiroshima Mon Amour Torino
22 marzo Mercato Sonato Bologna
7 aprile Eremo Club Molfetta (BA)
13 aprile Mattorosso Montebelluna (TV)
18 aprile Circolo Magnolia Milano
19 aprile The Cage Livorno