Lunedì 31 ottobre, Halloween, Tim Burton uno dei maestri più visionari del cinema mondiale è intervenuto al Lucca Comics and Games per presentare la sua ultima “fatica” ovvero la serie realizzata per Netflix “Mercoledì” l’iconica adolescente della famiglia Addams interpretata sa Jenna Ortega.
Un racconto teen comedy/mystery/fantasy in otto episodi “un po’ horror” che debutterà online il 23 novembre.
Ad accoglierlo un pubblico di oltre 8 mila persone in Piazza San Michele, tra fan e una schiera di cosplayer di Mercoledì (omaggiata indossando la parrucca con le sue iconiche ed inconfondibili trecce) e della Famiglia Addams al completo.
Ho avuto problemi di salute mentale per metà della mia vita e mi identifico in Mercoledì. Per me è una fonte di ispirazione. Lei è molto chiara, diretta, dice quello che prova. Questo la porta a mettersi nei guai nei confronti degli altri, ma a livello simbolico ha una forza silenziosa e semplice che per me è molto importante
“Mi sono sempre sentito come Mercoledì da teenager, sarei benissimo potuto essere lei – ha dichiarato Burton in conferenza stampa a Lucca Comics and Games all’ANSA -. Avevo lo stesso punto di vista in bianco e nero. E’ stata sempre rappresentata come una bambina, ma a me interessava vedere come reagisse a scuola, con gli insegnanti, all’andare in terapia”.
La famiglia Addams creata negli anni ’30 da Charles Addams è tornata più volte sul piccolo e grande schermo: “Sono cresciuto guardando la serie e soprattutto leggendo i fumetti – ha spiegato il regista, che aveva anche avviato un progetto poi abbandonato di un film in stop motion sul tema -. La famiglia Addams è l’emblema della famiglia strana, come lo sono, in fondo, tutte le famiglie”. Poi “la maggior parte dei bambini è imbarazzata dai genitori… immaginatevi avere Morticia come madre, si andrebbe fuori di matto”.
Raccontare Mercoledì riporta Burton anche a trattare temi come l’accettazione di sé e la propria emotività: “Ho avuto problemi di salute mentale per metà della mia vita e mi identifico in Mercoledì– sottolinea -. Per me è una fonte di ispirazione. Lei è molto chiara, diretta, dice quello che prova. Questo la porta a mettersi nei guai nei confronti degli altri, ma a livello simbolico ha una forza silenziosa e semplice che per me è molto importante”.
Nella serie troviamo la protagonista (Ortega) che dopo un ‘incidente’ nel precedente liceo viene iscritta dai genitori Morticia (Catherine Zeta Jones) e Gomez (Luis Guzmán) alla scuola che avevano frequentato anche loro, la Nevermore Academy, specializzata nell’educare “mostri, freaks e ‘reietti'” (tra gli studenti famosi del passato Edgar Allan Poe) diretta dalla preside Larissa Weems (Gwendoline Christie).
Per la laconica teenager è l’occasione di fare una serie di bizzarri incontri ma anche di iniziare a indagare su una serie di violenti e inspiegabili omicidi. Nel cast, fra gli altri, anche Isaac Ordonez (Pugsley Addams), Emma Myers, Hunter Doohan, Joy Sunday, Naomi J Ogawa, Riki Lindhome e Christina Ricci, qui professoressa della scuola, e già straordinaria interprete di Mercoledì nei film del 1991 e 1993.
Mercoledì “va in una scuola per reietti e si sente reietta fra i reietti – aggiunge Burton – è quello che ho provato tutta la mia vita, nei confronti della scuola, dei genitori, degli altri. Questo progetto mi corrisponde”.
Per il regista è “un personaggio iconico e non ci sarebbe stata la serie senza Jenna. Non era facile trovare chi potesse incarnarla, lei lo fa molto anche attraverso i suoi occhi. Jenna è una persona con molta forza di carattere e riflette il personaggio che è in bianco e nero, ma fa trasparire qualche lato umano, senza tradire la sua essenza”.
Tra gli aspetti che Tim Burton ha in comune con Mercoledì c’è anche la diffidenza per web e social: “Io ho paura di internet – ha detto sorridendo -. Ogni volta che vado a cercare qualcosa mi ritrovo in qualche buco nero come video con inquietanti gatti… E’ uno strumento nato per il bene, ma mi sembra spesso spesso venga utilizzato per il male”.
Il debutto come regista di serie l’ha vissuto con naturalezza: “Era interessante lavorare a un ritmo diverso, qui c’è una cottura più lenta, è stato molto piacevole. Ho dato la linea generale e gli altri registi l’hanno portata avanti”. Comunque “il mio primo primo amore sono i film, e penso, spero – conclude – che ci sia ancora spazio per il cinema”.