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“The Brutalist”, dieci nomination agli Oscar per il film girato in Toscana

Il film è stato girato nelle cave di marmo di Carrara e in altre location del centro storico carrarese nel 2023, in collaborazione con Toscana Film Commission. La nostra intervista a Andrea Poli di “Ecoframes Film & Tv Production Services”, production manager delle scene girate in Italia. “E’ stata un’esperienza molto bella da un punto di vista umano e professionale: ero a fianco alle star di Hollywood ma avevo la sensazione di girare un film tra amici!”.

Set del film “The Brutalist” - © @Andrea Poli

Ci sono anche gli scorci della Toscana più autentica in The Brutalist, film di Brady Corbet, che ha già trionfato al Festival di Venezia 81 – dove si è aggiudicato il Leone d’Argento Premio Miglior Regista – e all’ultima edizione dei Golden Globes, riconoscimento dato dalla stampa estera americana, che ha attribuito all’opera sette nomination e tre statuette: per il Miglior Film, per la Migliore interpretazione Maschile e per la Miglior Regia.

Un film che vede un cast d’eccezione, composto dal protagonista, l’attore premio Oscar Adrien Brody, insieme a Felicity Jones, Guy Pearce, Joe Alwyn, Raffey Cassidy, Stacy Martin, Emma Laird, Isaach De Bankolé e Alessandro Nivola.

E a coronare il precorso di un film destinato a rimanere nella storia del cinema ci sono anche le nomination ai Premi Oscar 97, annunciate giovedì 23 gennaio dall’Academy: un paniere di dieci nomination in quasi tutte le  categorie (Migliore attore protagonista, nominato Adrien Brody, Migliore attore non protagonista Guy Pearce, Migliore attrice non protagonista Felicity Jones, Migliore fotografia Lol Crowley, Miglior regista Brady Corbet, Miglior montaggio David Jancso, Migliori musiche originali Daniel Blumberg, Miglior Film, Migliore scenografia e Migliore sceneggiatura originale a Brady Corbet e Mona Fastvold).

The Brutalist, è ambientato nel secondo dopoguerra e racconta, in quattro ore, le vicende dell’architetto ebreo László Tóth, emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi trent’anni della sua vita. Nel racconto, l’architetto Tóth deve reperire dei blocchi di marmo per la realizzazione di un suo progetto, per questo si reca alle cave di Carrara. Ed è proprio a Carrara che il set del film è stato ospitato, nell’aprile del 2023, grazie alla collaborazione con Toscana Film Commission (sportello regionale d’accoglienza delle produzioni audiovisive e cinematografiche) e in collaborazione con Ecoframes Film & TV production services, società fiorentina nata nel 2012, molto attiva in produzioni italiane e internazionali (tra i principali titoli del suo portfolio ci sono Passion Simple, film di Danielle Arbid, lo speciale su Firenze realizzato per la trasmissione Morining News del canale CBS nel 2019 e format tv molto noti, tra cui Masterchef) che ha supportato la lavorazione del film in Italia. Le location toscane coinvolte sono state il centro storico di Carrara, Corso Rosselli, l’Antica Drogheria Riacci, le cave Corsi a Colonnata, Bettogli e Bombarda. Abbiamo incontrato Andrea Poli, italian unit production manager di Ecoframes, per un racconto in presa diretta di chi ha contribuito alla realizzazione del film.

Andrea, come è nata la collaborazione con il Film “The Brutalist”?

Il primo contatto è avvenuto nei primi mesi del 2023, grazie a Toscana Film Commission, con il produttore del film Aaron Himmel. Ci ha chiesto un supporto per girare in Italia: abbiamo fatto una call per conoscere il progetto; è seguita poi un’altra call con il regista Brady Corbet, che ci ha dato le linee guida; poi ci hanno inviato la sceneggiatura. Abbiamo deciso di accettare, vista la qualità del film. I rapporti tra noi e la produzione sono stati fin da subito informali, non ci hanno neanche fatto firmare un accordo di riservatezza, si è instaurato un clima di reciproca fiducia. Il primo lavoro che abbiamo svolto è stato quello di location scouting. La richiesta che ci facevano era chiara: trovare delle cave di marmo in cui girare. Sono state scelte le cave di marmo di Carrara e, nella stessa città, abbiamo poi trovato il bar e le altre location del centro storico in cui girare.

Dopo aver trovato i luoghi, sono arrivate le persone?

Subito dopo il lavoro di location scouting ci siamo occupati di accomodation, abbiamo prenotato all’Hotel Michelangelo di Carrara. E’ stata un’esperienza fantastica: la nostra troupe, italiana, era composta da circa venti persone; poi è arrivata la troupe ungherese (il film è stato girato in buona parte in Ungheria) composta da una sessantina di persone, infine la troupe americana. In tutto eravamo circa cento persone. La cosa bella è che c’era tra noi un clima di collaborazione, condivisione. Eravamo uniti da un obiettivo in comune: realizzare la visione del regista e far venire fuori un bel film! Faccio una premessa importante: noi di Ecoframes facciamo questo lavoro perché ci crediamo e ci piace farlo, non solo per motivi economici. In questo film  abbiamo trovato, come di dice, “pane per i nostri denti”: anche le persone che abbiamo incontrato sul set condividevano il nostro stesso spirito, l’amore per il lavoro che svolgono. Ed è lo stesso tratto in comune che abbiamo condiviso fin da subito anche con il produttore Aaron Himmel. Lavorare in questo film è stata una bellissima esperienza: abbiamo percepito di collaborare con persone che, sebbene famose e affermate, sul set erano “normali”, intendo dire alla mano, concentrate essenzialmente sul lavoro.

Questo clima positivo sul set ha influenzato, secondo te, la riuscita del film?

Sicuramente sì. Per esperienza personale, quando giri un film, di qualsiasi tipo con questi presupposti, il risultato positivo è assicurato. Perché ci sono le “buone vibrazioni”, essenziali per la buona riuscita del prodotto finale. Non c’è protagonismo, ma tutti si sentono parte di un progetto.

Anche gli attori sono stati così “alla mano”?

Sì, nel film hanno preso parte attori molto importanti, come il Premio Oscar Adrien Brody, Guy Pearce e molti altri, ma devo dire che tutti quanti sono stati, a mio avviso, molto professionali e molto poco “star”. Nel senso che hanno lavorato con grande serietà e spirito collaborativo, non facendoci sentire il peso della loro notorietà. Dico di più: in certi momenti mi sembrava quasi di girare un film tra amici!

Sicuramente amico della nostra regione è Adrien Brody, che ha rilasciato un’intervista al tg 1 nella quale ha dichiarato di amare molto la Toscana e l’Italia, di essere in amicizia con l’imprenditore toscano Gualtiero Vanelli, e proprio in Toscana l’attore americano ha già girato a lungo, in particolare in Val d’Orcia, nel 2021, per le scene della serie tv Succession.

Film “The Brutalist”

Andrea, un’ultima domanda: che Toscana è quella che i giurati dell’Academy hanno visto e che tutto il mondo sta per vedere, con l’uscita in sala del film “The Brutalist”, prevista in Italia il 6 febbraio?

E’ la Toscana più autentica, sicuramente non stereotipata o edulcorata. Non ci sono i soliti luoghi comuni sull’Italia e gli Italiani. Anche l’allestimento del bar, l’Antica Drogheria Riacci (a cui ha lavorato l’aiuto scenografo, Lorenzo Scelsi, fiorentino anche lui) è stato ricostruito in modo modo semplice, realistico, in quanto non doveva risultare stereotipato: tutto doveva essere rispettoso della sceneggiatura e della storia in cui è ambietato il film.

Nel film ci sarà tutta la bellezza e la maestosità delle cave di marmo di Carrara. Siccome, tra l’altro, quando abbiamo girato non era ben tempo, le scene sono state ancora più suggestive. A causa della foschia, il bianco immergeva tutto in un limbo irreale, con un risultato veramente suggestivo, che differenzia molto le scene girate in Toscana da quelle girate in Ungheria.

Una Carrara, magica, eterea, immersa nel bianco delle nuvole, lassù nell’alto della maestosità delle montagne che sovrastano la Versilia. Carrara che con le sue cave non smette di affascinare i registi, scelta anche negli ultimi mesi dal regista francese Stèphane Demoustier, per il film L’Inconnu de la grande arche, che ricostruisce la storia del famoso Arco de La Défense (conosciuto anche come la Grand Arche) di Parigi, la cui uscita in sala è attesa per i prossimi mesi.

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