Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde.
E’ una frase celebre di Alessandro Baricco. Una delle tante sul senso della vita, semmai l’esistenza potesse essere fermata dalle parole. A volte è complicato inserire certi accadimenti in un disegno che la mente è in grado di comprendere. A meno che la mente stessa non forzi la mano cercando di trarne il meglio. Marco Chiarella a distanza di un anno si porta ancora dentro il ricordo di quei giorni, attimi, infiniti in cui è stato ricoverato e operato d’urgenza all’ospedale del Mugello.
Ma Marco ha scelto di arricchire quel ricordo, cacciandone i tratti neri per trasformalo in qualcosa di più. In una tesi di laurea grazie alla quale questa estate si è laureato dottore in Economia e Gestione delle imprese presso l’Università di Bologna
Marco ha trovato spunto per la sua tesi infatti proprio durante il ricovero: “Mi è stato chiesto più volte se fumavo ed allora ho pensato a un possibile titolo per la mia tesi ed ho scelto “Studio del marketing come strategia di contrasto al tabacco”.
A sottolineare l’importanza e la rilevanza di quell’accadimento e di quei giorni all’ospedale toscano anche la decisione di Marco di citare uno ad uno i medici dell’ospedale mugellano tra i ringraziamenti della sua tesi , citando nelle pagine introduttive alla tesi i medici che lavorano presso la Chirurgia generale del presidio ospedaliero diretta da Andrea Buccarelli.
“Un ringraziamento a tutto il personale dell’Ospedale del Mugello – Borgo San Lorenzo – ha scritto ricordando il giorno in cui è stato sottoposto all’intervento in urgenza, “salvandomi la vita”, sottolinea. “Il mio ringraziamento – si legge nelle prime pagine – va al Pronto Soccorso, al reparto di Terapia Intensiva ed al reparto di Chirurgia ed a tutto lo staff infermieristico che è stato al mio fianco. In particolar modo al dottor Paolo Carrieri, alle dottoresse Agnese Gori e Natalia Batisti”.
Un ringraziamento che ha colpito al cuore il team dell’ospedale. Le parole di Marco come lucciole in un mare, oggi, particolarmente agitato per gli operatori sanitari alle prese con le incertezze della professione, turni massacranti ma anche con un clima molto mutato dai primi mesi della pandemia da Covid-19 dove li chiamavamo eroi e battevamo le mani per loro dalle terrazze. Oggi le aggressioni, non solo verbali, sono in aumento, le donne sono le vittime principali, gli infermieri e gli operatori del pronto soccorso le categorie più colpite (stando ai dati Inail che le aggressioni al personale sanitario sono complessivamente 1.600 l’anno).
“A distanza di oltre un anno dall’intervento, è un gesto che fa veramente piacere – ha commentato la direttrice sanitaria, Claudia Capanni riferendosi alle parole che ha riservato al team medico Marco Chiarella. La direttrice poi ha fatto riferimento proprio al clima di paura ai danni degli operatori sanitari che rischia anche di non mettere in grado gli stessi di operare al meglio: “Ancora di più lo abbiamo apprezzato, pensando ai cartelli che abbiamo dovuto affiggere, noi come gli altri ospedali che richiamano al rispetto per gli operatori sanitari a fronte di un aumento delle aggressioni verbali e fisiche con non possiamo assolutamente tollerare – ha raccontato – Gli operatori sanitari che svolgono un compito spesso difficile, hanno necessità, per operare al meglio, di lavorare in un clima di serenità”.