Terre degli Uffizi torna in Valdesa, a Montespertoli, con un prestito eccezionale dalla raccolta delle Gallerie degli Uffizi: la cosiddetta “predella Barbadori” di fra’ Filippo Lippi. È La terza tappa del programma di Fondazione CR Firenze e Gallerie degli Uffizi, all’interno dei rispettivi progetti Piccoli Grandi Musei e Uffizi Diffusi.
Dal 22 aprile al 29 ottobre, si arricchiesce così la mostra “Filippo Lippi in Valdesa” al Museo d’Arte Sacra di San Piero in Mercato, che già custodisce permanentemente un’altra opera del maestro di pittura rinascimentale, la Madonna col Bambino proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea a Botinaccio. “Abbiamo così a confronto due opere di Filippo Lippi – spiega Eike Schmidt, direttore de Le Gallerie degli Uffizi – che illustrano il culmine della sua attività e due aspetti della sua arte: quella più narrativa e attenta ai dettagli nelle storiette della predella, e quella altamente lirica della Madonna. Con questo accostamento si offre al visitatore una prelibatezza del Rinascimento in Toscana e un invito ad approfondire la conoscenza di questo straordinario artista”.
La predella Barbadori
La “predella Barbadori” è il gradino della tavola d’altare che in origine arredava la cappella di patronato Barbadori nella chiesa di Santo Spirito a Firenze, opera somma per la cui esecuzione Filippo Lippi nel 1437 ricevette il lauto compenso di 40 fiorini d’oro.
Le tre tavolette che la compongono facevano parte della pala d’altare che sormontava la cappella intitolata a San Frediano nella sacrestia della chiesa agostiniana. La pala d’altare e la cappella erano state realizzate per volontà testamentaria di Gherardo di Bartolomeo Barbadori, un ricco e pio abitante del quartiere fiorentino di San Frediano, morto nel 1429. Fu la confraternita di Orsanmichele, di cui il Gherardo Barbadori era stato membro, a portare a compimento la commissione e a realizzare il desiderio del defunto.
La tavola che sovrastava la predella, oggi nel museo del Louvre a Parigi, raffigura la Vergine col Bambino affiancata da angeli e dai santi Agostino e Frediano. Maria è raffigurata in piedi davanti ad una nicchia decorata a somiglianza di una valva di conchiglia, un motivo che Filippo Lippi adotta ripetutamente e che fa da sfondo anche alla Madonna col Bambino della collezione del museo di Montespertoli.
Fra’ Filippo Lippi ha lavorato alla pala Barbadori nel 1437 e nel 1438 l’opera non era ancora stata ultimata. Per l’esecuzione della predella, fra’ Filippo si avvalse probabilmente della collaborazione della bottega, anche se è da riferire interamente al Lippi la concezione delle tre scene, unificate da uno studiato impianto luministico, con lunghe ombre scure proiettate dai corpi e dalle architetture.
Nel 1810, con la soppressione delle corporazioni religiose avvenuta sotto la dominazione napoleonica della Toscana, la pala d’altare Barbadori, con la sua predella, venne asportata dal convento di Santo Spirito e trasferita alla Galleria dell’Accademia di Firenze. Nel 1814, la tavola soprastante fu portata in Francia senza mai fare ritorno in Italia. La predella fu invece trasferita agli Uffizi nel 1919.
Un prestito eccezionale, secondo il residente di Fondazione CR Firenze Luigi Salvadori: “Ancora una volta, con questi appuntamenti cerchiamo di offrire, oltre alla bellezza del luogo e delle opere esposte, l’opportunità di conoscere e forse di scoprire una realtà tra le più suggestive del nostro territorio. Montespertoli ha infatti saputo armonizzare nei secoli la sapienza del suo alto artigianato, la qualità della sua produzione vinicola e quel concentrato di ricchezza artistica conservato nel Museo di arte sacra’’.