Domenica 23 marzo all’interno della rassegna Mixité organizzata da Toscana Produzione Musica arriva per la prima volta al PARC di Firenze il “Concerto al buio” di Teho Teardo, con due esibizioni alle 19 e alle 20.30.
Sarà un viaggio sonoro immersivo: cinquanta minuti di musica nell’oscurità, un’esperienza sensoriale unica dove il pubblico esplorerà un mondo sconosciuto.
Un live unico che nasce da registrazioni notturne nelle foreste tra Italia, Austria e Slovenia, trasformate in un universo sonoro fatto di ritmi, versi di animali e suggestioni.
Compositore e sound artist tra i più innovativi in Europa, Teardo ha collaborato con Blixa Bargeld, Elio Germano e Vinicio Capossella.
Autore di preziose colonne sonore per registi come Paolo Sorrentino, Gabriele Salvatores e Daniele Vicari, vincitore di prestigiosi riconoscimenti tra cui il David di Donatello, Teardo continua a sperimentare tra elettronica e strumenti tradizionali.
Dopo l’album “Christian & Mauro” realizzato con Blixa Bargeld, è attualmente in tour teatrale con Elio Germano.

Teho Teardo
Ecco la nostra intervista a Teho Teardo
Ho letto che hai iniziato a suonare il clarinetto a sedici anni, è stato il tuo primo approccio con la musica?
Ho studiato molti anni clarinetto quando ero giovanissimo, ero un bambino. Perché in qualche modo mi è stato imposto come strumento, ed è stato un possibile modo per avvicinarmi alla musica. Lo strumento in sé non mi piaceva affatto, quando ho potuto l’ho abbandonato per la chitarra, ero appassionato di chitarra elettrica e amplificatori. Ero affascinato dal volume e dai rumori che potevano generare, lo sono ancora.
Alzando il volume delle cuffie ho come la sensazione di essere un supereroe che sente anche le minime cose che si muovono a un chilometro da me. È una sensazione magnifica, quella di perdersi nel vuoto del bosco, nel buio completo
Hai strumenti preferiti?
Sono chitarrista, suono principalmente la chitarra baritona che è diventata da oltre 25 anni il mio strumento principale. Però uso elettronica, sintetizzatori, computer, software, e suono anche altri strumenti. Nell’ultimo tour che ho fatto con Blixa ho suonato anche la marimba, non avrei mai detto che un giorno mi sarei trovato a suonare la marimba però è andata così.
Nel 2013 è iniziato il sodalizio artistico con Blixa Bargeld, che conta oggi tre dischi all’attivo, vi sareste mai aspettati che sarebbe durato così a lungo?
Semplicemente non ci abbiamo mai pensato, perché quando fai qualcosa sei talmente concentrato sulla qualità di quello che stai facendo che la durata nel tempo è marginale, secondaria. Quel che conta è la qualità di qualcosa che ti deve rappresentare, per la quale devi fare tutto il meglio di ciò che sai fare, devi dare tutto quello che hai. Richiede talmente tanta energia questo processo, ed è talmente lungo per cui il resto è sempre stato secondario. Stiamo continuando a lavorare insieme, stiamo facendo musica nuova.
Come descriveresti il tuo approccio alla composizione?
È cominciata così: all’inizio non sapendo suonare praticamente quasi nulla non potevo suonare la musica di altre persone. Mi è stato subito chiaro che se avessi voluto suonare qualcosa avrei dovuto inventarmi la musica. Nonostante adesso possa suonare la musica di altri perché ho studiato molto, e ho imparato a suonare tutto, sono ancora molto interessato all’idea di scrivere musica.
Stavo pensando per assurdo, ti piacerebbe provare a comporre per un genere totalmente diverso, per esempio la musica “Pop”?
La musica che faccio con Blixa è musica pop.
Come nasce il “Concerto al buio”?
Arriva da una prassi di registrazioni ambientali notturne, che ormai faccio da diversi anni. Mi reco nei boschi al confine tra Italia, Austria e Slovenia, nella foresta vicino a Tarvisio, e faccio delle registrazioni nel buio completo. Sto lì con un microfono, un registratore digitale e delle cuffie. Alzando il volume delle cuffie ho come la sensazione di essere un supereroe che sente anche le minime cose che si muovono a un chilometro da me. È una sensazione magnifica, quella di perdersi nel vuoto del bosco, nel buio completo. Raccolgo molti suoni ambientali che poi diventano importanti nella scrittura della musica. Nel senso che da lì arrivano pattern ritmici, oppure ci sono uccelli che cantano e io trascrivo le melodie degli uccelli e le rifaccio con un computer, con un synth. Ho pensato che se questa musica comincia nel buio completo, forse può essere ascoltata nel buio, volevo ricreare questa esperienza, in cui vado alla ricerca di fonti sonore e le restituisco al pubblico.
Sono assolutamente interessato alle possibilità che la tecnologia fornisce, lo sono sempre stato. Ho questo piacere nell’utilizzare la tecnologia per scopi per cui non è stata prevista, in quello scarto che si crea succede qualcosa che mi fa trovare della musica
Sarebbe bello allora ascoltarti dentro a un bosco…
Sarebbe bello ma credo che disturberemmo gli animali e le piante. Loro non hanno bisogno di noi, noi invece abbiamo bisogno di loro.
Il tuo processo artistico è sempre stato legato alla natura, è un rapporto importante per te
È importante per l’essere umano in generale anche se viviamo in tempi di negazionismo completo, dove non vogliamo dire che stiamo distruggendo il pianeta.
Hai mai pensato di scrivere un libro, un saggio sulla tua esperienza musicale, su tutto quello he hai imparato in questi anni?
Da 4-5 anni ho un contratto con Il Saggiatore per pubblicare un libro, ho scritto diverse parti ma non l’ho ancora pubblicato, perché secondo me deve ancora arrivare il momento in cui ho qualcosa che va proprio detto. Siamo sommersi di libri inutili quindi quando sarà il momento, sarà il momento.
Tutti noi stiamo iniziando a usare l’Intelligenza Artificiale, mi chiedevo se nelle tue tante sperimentazioni ti stai approcciando a questi nuovi strumenti e in che modo
Sì con risultati alterni. Sono assolutamente interessato alle possibilità che la tecnologia fornisce, lo sono sempre stato. Ho questo piacere nell’utilizzare la tecnologia per scopi per cui non è stata prevista, in quello scarto che si crea succede qualcosa che mi fa trovare della musica. Sono interessato al mondo dell’Intelligenza Artificiale, ma senza metterci troppa enfasi. C’è una cosa che non mi piace, ed è l’atteggiamento molto umano di fare “copia incolla“. Molto spesso l’AI viene intesa come la possibilità di ricreare a budget zero qualcosa che invece è costata tempo, studio, ricerca e sudore. Ecco questo è un aspetto che non mi interessa.
Hai scritto le musiche per i film di molti registi, c’è qualcuno con cui ti piacerebbe lavorare? Nuovi progetti in arrivo?
In questi giorni sto lavorando con Marco Bellocchio ed è uno dei registi con cui mi sarebbe piaciuto lavorare. Sto lavorando anche con Elio Germano a un paio di cose nuove. Sto lavorando con Blixa a una composizione molto lunga che prenderà forma presto e sto lavorando con il cinema. Quindi è un continuo dividersi tra cinema, teatro e altri ambiti in cui la musica può essere impiegata.
Qual è il beneficio più grande che ci regala la musica?
C’è qualcosa di più che tridimensionale nella musica, hai come la sensazione di accedere a una quarta o quinta dimensione. È come un posto in cui riuscire a sentire un po’ di più rispetto a quello che potremmo abitualmente comprendere. Mi sembra un amplificatore, un esaltatore di possibilità. Continuo ad esserne affascinato, continua a darmi un forte senso di possibilità. Ascolto tantissima musica, in tutti i modi in cui è possibile farlo, non riesco a smettere.
