Dodici mesi in un’altra trincea, non nei reparti ospedalieri, ma in quella della cabina di regia – oppure task force, se si vuole evidenziare l’assetto da combattimento – regionale. In via Alderotti a Firenze c’è l’assessorato alla Salute della Regione Toscana e qui, da un anno a questa parte, le cose sono cambiate, stravolte, accelerate. E non certo per l’arrivo della nuova giunta, a settembre. Il Covid ha richiesto un cambio di passo e di priorità, ha dettato i tempi nuovi dell’operatività della politica e tutti si sono dovuti adeguare. Dalla prima cabina di regia di febbraio 2020 ne è passato di tempo e soprattutto si sono alternate tre ondate e si è messo in piedi un piano vaccinale.
In quei corridoio ancora ricordano lo smarrimento iniziale di febbraio, l’esplosione di qualcosa di mai visto e gestito, ma poi la macchina è partita. “La nuova giunta ha trovato una struttura che aveva già gestito la prima fase in modo efficiente, ma ottobre ha coinciso una nuova e più forte crisi pandemica e l’avvio di legislatura è stato senza alcuna possibilità di rodaggio. Abbiamo costruito, sperimentato, progettato, abbiamo fatto degli sbagli, ovviamente, ma poi abbiamo corretto e cercato di migliorare”. Manuele Braghero – 59 anni, di cui più di trenta passati come funzionario pubblico, molti dei quali a guidare le segreterie di 4 assessori e il gabinetto del sindaco di Firenze, con una lunga parentesi a Roma alla presidenza della Camera dei Deputati – è il capo segreteria dell’Assessorato e da ottobre segue il frenetico lavoro degli uffici al fianco dell’assessore Simone Bezzini. Una squadra, dai dirigenti ai funzionari, a partire dal Direttore Carlo Tomassini, che è stata confermata dall’Assessore e dal Presidente Eugenio Giani. Gli unici cambiamenti riguardano appunto l’aggiunta di personale di esperienza, che già conosce nel dettaglio la macchina amministrativa regionale.
Le tappe di una crisi sanitaria mai vista
Il primo lockdown è stato spiazzante, ha messo a nudo i limiti di un sistema che non ha mai fatto i conti con una crisi del genere. “È stato difficile, ma la Toscana ha saputo reagire. Nelle prime settimane le mascherine e i dispositivi non c’erano e la Regione è riuscita a farne arrivare almeno 5 a casa di tutti i toscani. La nostra forza è stata avere una medicina del territorio già solida e radicata, che ha avuto un’altissima capacità di adattamento e che abbiamo deciso di potenziare da ottobre in poi. Ed è stata la strada giusta. Abbiamo fatto oltre 5000 assunzioni di personale sanitario, molti turnover e stabilizzazioni, vero, ma abbiamo cercato di fare tutto il più velocemente possibile”.
L’estate, la voglia di vacanze, ha messo poi fine al primo lockdown ma, ingenuamente o colpevolmente, i comportamenti di tutti hanno messo le basi per le nuove, violente, ondate.
“Da ottobre in poi la situazione si presentava davvero critica. L’avvio della giunta Giani è avvenuta in una situazione difficilissima. I casi rischiavano di esplodere e di mettere in seria difficoltà gli ospedali. In regione il tracciamento era saltato ovunque. Abbiamo dovuto fare qualcosa velocemente”. Sono state dunque messe in piedi tre centrali per ricostruire i canali di tracciamento con 500 persone dedicate solo a questo. In pochi giorni l’individuazione dei contatti, indispensabili per la prevenzione e l’isolamento, ha raggiunto il 99%.
Sono stati potenziati anche gli alberghi sanitari, per ospitare le persone che necessitano di cure e assistenza e non possono restare in casa, togliendo pressione sugli ospedali, e poi rafforzate le Usca (le unità speciali di continuità assistenziale) e portate a 160. E ancora, per arrivare ai giorni nostri, i progetti “Scuole sicure” e “Territorio sicuri” con lo screening di massa per individuare i focolai e contenerli.
I report della mattina presto e le riunioni: la giornata della cabina di regia
Poco dopo le 7 di ogni mattina – anche festivi -, arriva il primo report elaborato dagli statistici e dagli uffici sull’andamento dei contagi, la distribuzioni per area e l’età dei positivi. Poi alle 10 arriva il secondo report sulla situazione degli ospedali. L’andamento della pandemia regola l’azione dell’amministrazione per la giornata a cui seguono le riunioni quotidiane con il Dipartimento, la Presidenza, le Asl e le aziende ospedaliere per valutare criticità, mettere in piedi soluzioni e rendere operativi anche gli input che arrivano dalle varie disposizioni nazionali. “Il nostro lavoro è cercare di creare le condizioni migliori per l’operatività di tutti, tenere insieme le autonomie delle singole Asl, far circolare le informazioni in modo che se una struttura è in sofferenza ce ne sia subito una pronta”.
Da dicembre in poi, l’altra priorità è la campagna vaccinale. “Il problema più grande oggi – continua Braghero – è gestire la tensione di chi vuole giustamente il vaccino. Tutti hanno ragione, ma il problema è a monte perché ci troviamo a dover gestire un numero davvero ridotto di dosi, ancora pochissime”. Ad oggi la Toscana è l’unica regione che ha trovato il sistema per far arrivare ai medici di famiglia il vaccino Pfizer destinato agli over 80 che è senza dubbio uno dei più difficili al mondo da maneggiare, con una catena del freddo tutt’altro che banale. “E’ lo stesso vaccino che abbiamo usato per i sanitari, che hanno risposto in maniera quasi totale”.
Da poche settimane sono partite le somministrazioni agli ultraottantenni: “Stiamo procedendo anche grazie all’adesione straordinaria dei medici e al lavoro instancabile dei farmacisti delle aziende sanitarie che, con il supporto della logistica, stanno assicurando l’arrivo delle dosi alle farmacie territoriali e ai medici di famiglia”. Una scelta che ha preso qualche giorno di tempo in più per essere organizzata e che oggi può contare su 2500 medici vaccinatori. Obiettivo: somministrare tutte le dosi disponibili, nel più breve tempo possibile.
Dati alla mano, in Toscana si somministrano ogni giorno il 10% delle dosi di tutta Italia e si vaccina circa il 10% in più della media nazionale in proporzione alle dosi disponibili. In una condizione ideale, con una fornitura finalmente a regime, la Toscana potrebbe somministrare fino a 25/30mila dosi al giorno. Per adesso, con questi ritmi e augurandoci che non si registrino altri tagli alle forniture, la vaccinazione degli over 80 dovrebbe essere completata a fine primavera. “Siamo fiduciosi in un’accelerazione ad aprile”, ammette Braghero. I vaccini sono l’unica via che ci porterà verso la fine della pandemia, ma nel frattempo per non farsi sopraffare “serve il lavoro sul campo e ovviamente il comportamento responsabile di tutti. I toscani possono andare fieri dei lavoratori della sanità, che affrontano questa emergenza con generosità e umanità. Noi lavoriamo ogni giorno affinché tutti siano messi nella condizione di operare nel miglior modo possibile”.