Domenica 20 settembre a Pieve Santo Stefano si è tenuta la premiazione del Premio Pieve Saverio Tutino che ha visto la vittoria di Tania Ferrucci con la testimonianza “Nei miei okki”. La grandezza del Premio Pieve è una cosa semplice, dare spazio a persone che hanno scritto e raccontato la loro storia e dare il modo ad altre persone di ascoltare queste storie per scoprire vite lontanissime dalla loro, ma per cui riescono a emozionarsi e empatizzare. Io ti ascolto, io vivo la tua storia attraverso le tue parole e così ti capisco, ti sono vicino. Un’esperienza che ci fa capire come la diversità sia una ricchezza e non una barriera. L’empatia che si genera attraverso la lettura crea un ponte tra culture ed esperienze. Il premio è stato creato dal giornalista e scrittore Saverio Tutino che ha fondato nel 1984 l’Archivio Diaristico Nazionale che racchiude nel Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano oltre 7000 memorie degli italiani.
La vincitrice Tania Ferrucci
‘Nei miei okki’ il diario della donna trans Tania Ferrucci ha vinto il premio Pieve Saverio Tutino per il 2020. La sua storia durissima comincia quando ancora bambino inizia a prostituirsi nei bassifondi di Napoli. Ha 13 anni quando inizia a vendere il proprio corpo per sopravvivere. Più tardi lo fa per racimolare i soldi necessari per l’operazione di vaginoplastica che la trasformerà finalmente in una donna. Ma le difficoltà non finiscono per Tania che per resistere alla vita del marciapiede cadrà nel baratro della droga. Anni di violenze finiscono quando decide di entrare nella comunità Saman, da qui parte la sua rinascita. Chiude con la droga per sempre, trova una casa e un lavoro e la libertà di poter essere finalmente se stessa che per lei è sempre stata la cosa più importante. “Io sono riuscita a sopravvivere perchè la vita è bella” ha dichiarato alla platea commossa del Premio Pieve, parole che fanno davvero riflettere se a pronunciarle è una persona che nella sua vita ha sofferto così tanto. Tania ce l’ha fatta, ha superato difficoltà inimmaginabili, le ha scritte ed oggi è qui a raccontarle. “Lo faccio per i genitori di quei figli che si sentono diversi” ci ha raccontato. Il racconto di Tania si conclude così: “Guardo la mia nuova vita con serenità tutto ciò che di buono di puro di sincero di vero amore ciò che ho sempre desiderato di avere nei miei okki fino alla fine dei miei giorni grazie vita mia”.
Le storie dei finalisti
“Come pagine bianche” questo il titolo della 36esima edizione del Premio che ha visto anche quest’anno testimonianze commoventi e importanti, storie di sofferenza, di violenze subite ma anche di rinascita e di speranza. Come la storia di Jean Paul Habimana che è sopravvissuto al genocidio dei Tutsi in Ruanda nascondendosi sotto un cumulo di cadaveri quando aveva appena 10 anni. Una strage considerata l’ultimo genocidio del ‘900 che in 100 giorni fece un milione di vittime. Commovente la storia di Rosenza Gallerani che ha affrontato un ‘Graft’ cioè il rigetto di un trapianto di midollo necessario per curare una leucemia che le ha causato una vita di dolore superata grazie all’amore della famiglia e alla scrittura. “Il sale della vita” è un’altra testimonianza di violenze subite da una donna Anna De Simone che dopo aver perso le corde vocali a causa di un tumore ha deciso di ‘dare voce’ ai propri terribili ricordi nel tentativo catartico di liberarsi di un peso che si porta dietro ormai da troppi anni. Divertente è la rocambolesca storia raccontata da Giovanna Battista Eventi in “Vico Tagliaferro”, si ride leggendo le avventure di una famiglia napoletana tra la guerra e la terribile eruzione del Vesuvio. Tra le memorie di guerra quest’anno ci sono le testimonianze di Umberto Guidotti che in “Seguendo la voce del dovere” racconta la sua esperienza di diciottenne entrato nella X Mas fascista, e di Raffaele Resta che in “Bariscine” ha raccontato con spirito scanzonato le sue avventure sul fronte russo nel 1942 tra le tante difficoltà per la sopravvivenza e un incontenibile slancio vitale. Infine, ultimo ma non ultimo, “Alle spalle del tempo” l’autobiografia dell’artista Paolo Schiavocampo oggi 96enne.
Il premio a Francesco Guccini
Come ogni anno è stato assegnato il Premio Pieve Città del Diario 2020 che quest’anno è andato al cantautore e scrittore italiano Francesco Guccini. Guccini è stato un grande amico di Saverio Tutino, il premio gli è stato assegnato per il suo costante lavoro di ‘emergenza’ dei ricordi e dei racconti del passato. Un passato che tendiamo sempre di più a dimenticare. Con canzoni come ‘Auschwitz’ e ‘Amerigo’, oltre che con i suoi libri continua ad alimentare anche oggi la memoria popolare dell’Italia contemporanea, attraverso i racconti di quelle persone che vivono sperdute nelle periferie geografiche d’Italia, quei paesini ai piedi dell’Appennino dove lui stesso si è ritirato a vivere.