Si apre giovedì 21 marzo, al cinema La Compagnia di Firenze, la diciassettesima edizione del Florence Korea Film Fest, diretto da Riccardo Gelli, con il film Swing Kids, di Kang Hyung-Cheol, che vede tra i protagonisti la star del k-pop Do Kyung-soo, in arte D.O.
Siamo nel 1951, durante la Guerra di Corea e nel campo di prigionia di Geoje il sergente Jackson, che da civile è un ballerino di Broadway, viene incaricato di formare un corpo di ballo per tenere alto il morale dell’esercito e per dimostrare alla stampa che il generale americano di stanza in Corea è riuscito a placare ogni conflitto. Dopo giorni di provini improbabili, ad essere scelti sono in pochissimi: il soldato cinese Xiaofang, il sudcoreano Kang Byung-Sam e la civile Yang Pan-rae, che fa anche da interprete. A loro si unisce anche il talentuoso prigioniero nordcoreano Ro Ki-soo.
Nel campo di prigionia americano, insieme ai detenuti nordcoreani, ci sono i soldati cinesi, provenienti dal vicino paese comunista, intervenuto a sostenere il fronte della Corea del Nord. Ma tra di essi scoppiano conflitti: non tutti infatti sono disposti a rientrare in patria una volta finita la guerra e si schierano dalla parte del “nemico”, con le truppe americane che offrono loro il miraggio di una vita più agiata negli Usa.
E’ in questo scenario di guerra e prigionia che Kang Hyung-Cheol mette in scena, con il film Swing Kids, un musical dai toni ironici, a tratti esilaranti. Nel film c’è spazio per un’ampia e variegata umanità, e per rappresentare tutto e il contrario di tutto: l’amore e l’odio; la fedeltà alla patria e il tradimento di molti; il razzismo contro il nero sergente Jackson e il suo ruolo da protagonista, di pacificatore,; l’antifemminismo e il coraggio di una donna che si trova da sola in mezzo alle truppe, a tirare avanti il carretto della sua famiglia; il machismo e la sensibilità di un ballerino, sovrappeso, probabilmente gay; la danza contro la violenza. In questo gioco degli opposti, la vera protagonista è proprio la danza, il tip tap, che dimostra come una comunicazione di pace, tra le persone, è possibile e realizzabile, e può far superare le differenze ideologiche.
“Ho voluto fare un film su questo tema – ha dichiarato il regista – ispirandomi alla guerra di Corea, perché queste differenze ideologiche nel mio paese esistono ancora e perché mi auguro che possano finire al più presto”. Un film, insomma, che ci porta nel passato, per comprendere il presente e cercare, grazie al potere della musica e della danza, soluzioni possibili.
Swing Kids, campione d’incassi in patria, è molto ben confezionato e ritmato, è un film che si guarda d’un fiato, immergendosi in una realtà che non ci appartiene, ma che ben si comprende, in quanto parla in un linguaggio universale, quello della musica e dei sentimenti. Purtroppo non sempre il bene ha la meglio sul male: ma una speranza esiste, finché il suono di una batteria e di un sassofono fanno battere all’unisono i piedi di un americano e di un nordcoreano.