Era stato promesse, è stato fatto. Nei giorni scorsi i primi ragazzi, una quindicina, sono arrivati a Suvignano per il campo della legalità che si svolgerà nella tenuta senese confiscata nel 2007 ad un imprenditore palermitano vicino a Provenzano e da alcuni mesi finalmente affidata in gestione alla Regione, che ne vuole fare un simbolo e un laboratorio permanente. È il primo che si organizza in Toscana, dopo quelli che da tempo si svolgono in Sicilia e Calabria sulle terra confiscate alla mafia e all’ndrangheta, sostenuti in tutti questi anni anche dalla Regione a cui hanno part ecipato numerosi ragazzi toscani.
A Suvignano, che domenica 23 giugno ha aperto per la prima volta i suoi cancelli con una giornata di festa aperta a tutti, è stata l’Arci a rompere il ghiaccio. I ragazzi, adolescenti per lo più, sono partiti anche da altre regioni per prendere parte al campo. L’8 luglio si daranno il cambio con altrettanti coetanei per il secondo appuntamento, organizzato in questo caso da Libera, fino al 14 luglio.
Zaino in spalla, sacco a pelo per dormire nella palestra della scuola trasformata in dormitorio, occhi vispi e tanta voglia di imparare e conoscere cosa è stata e cosa è la mafia. Per sconfiggerla. Per acquisire gli anticorpi della legalità con cui opporsi alla criminalità organizzata, che anche in Toscana sciacqua i propri denari sporchi e conduce i propri affari, con 552 beni confiscati in questo momento ma solo 137 assegnati in via definitiva.
La storia giudiziaria della tenuta, che si estende oggi per 640 ettari tra i comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo (una colonica di pregio, altri diciassette edifici e 21mila metri quadrati tra immobili e magazzini, pure una chiesetta di fianco all’edificio principale) inizia con il giudice Giovanni Falcone, che nel 1983 sequestra l’azienda all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza, sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore ne rientra successivamente in possesso. Tra il 1994 e il 1996 arriva il secondo sequestro, assieme ad un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007, la condanna e la confisca definitiva. Si è rischiato ad un certo momento, anni fa, che la tenuta fosse messa all’asta, con il rischio che potesse tornare alla mafia attraverso prestanome. Poi nei mesi scorsi, annunciata già da più di un anno, è arrivata l’assegnazione alla Regione, che la gestisce adesso attraverso Ente Terre, che già si occupa di altre proprietà demaniali o in gestione, fa sperimentazioni in campo agricolo e forestale.
«I toscani se la sono ripresa ed abbiamo deciso di aprirne i cancelli a tutti» dice l’assessore alla legalità della Toscana, Vittorio Bugli. «Ci faremo una buona agricoltura, con prodotti biologici e di filiera corta e ospitalità agrituristica, e chi lavorerà qui, lo farà garantito, sempre, dalla forza della legge e dei diritti. Ma sarà anche un luogo vivo di idee e un simbolo della lotta alla criminalità organizzata».
A partire, appunto, dai campi organizzati con i ragazzi delle scuole, che lavoreranno negli oliveti e negli orti botanici, ma che parleranno e discuteranno di diritto, frequenteranno nei campi di quest’anno laboratori di fotografia sociale, parleranno con giornalisti ed esperti che racconteranno loro come opera la mafia, dove meno te lo aspetteresti e tutti giorni, spesso sotto gli occhi di tutti.
Visiteranno naturalmente la tenuta e impareranno anche cosa sono state le stragi del 1992 e 1993 – come quella dei Georgofili a Firenze, ad esempio – e ripercorreranno la storia a ritroso con l’Istituto storico della Resistenza e parteciperanno a laboratori teatrali, con l’arte come strumento di sintesi. Visiteranno anche il “Centro di documentazione e legalità democratica” a Firenze, una struttura interna alla Regione, un archivio e una vera ‘casa della memoria’ che si affaccia sulla centralissima piazza del Duomo. Uno spazio frequentato da studiosi ma anche dalle scuole, dove sugli scaffali si susseguono studi e atti processuali sui misteri e i poteri occulti in Italia, le stragi, l’eversione e la mafia appunto. Una struttura unica dalle Alpi fino alla Sicilia, interamente pubblica.
L’assessore Bugli sarà a Suvignano, con i ragazzi, domenica 7 luglio alle 17, per la festa di chiusura del primo campo e poi ancora venerdì 12 luglio, dalle 17 alle 19, per partecipare all’incontro con il procuratore del Tribunale di Prato, Giuseppe Nicolosi.