Poeta, nomade, cittadino del mondo ma soprattutto viandante. Si sprecano le definizioni per Dino Campana, l’autore de “I Canti Orfici“: versi che tanto ci parlano della natura umana e di quello scampolo di territorio a cavallo del crinale tra Toscana ed Emilia Romagna.
Cuore e fulcro del vagare di Campana è Marradi, il borgo che gli aveva dato i natali: da cui fuggiva per poi tornare sempre anche dopo il peregrinare in America Latina, in Francia e in Belgio. Proprio Marradi è stata al centro per diversi mesi delle iniziative per ricordare i 90 anni dalla morte del poeta.
Il forte legame con Marradi
Ne “I Canti Orfici“, è palpabile il legame profondo del poeta con la sua terra natale: la sua opera può essere letta come una guida ai luoghi dell’anima e del cuore tra i monti e i boschi, il fiume e la natura circostante. Ogni riferimento oggi è segnalato lungo gli itinerari ad hoc realizzati dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con il Centro Studi Campaniani.
Luoghi che riportano cartelli con i passi dalle opere del poeta, informazioni e foto d’epoca e si trovano in svariati luoghi: la ferrovia Faentina e alla stazione, alla Colombaia, a Casa Vigoli, a Campigno, al Ponte sul Lamone.
La comunità montana del Mugello ha inoltre realizzato una guida con una serie di itinerari per agevolare il pellegrinaggio nei luoghi legati al poeta.
I due viaggi ne “I Canti Orfici”
I viaggi Campaniani nel Mugello descritti nella guida sono due: il viaggio d’amore compiuto nel 1916 da Dino Campana e Sibilla Aleramo, nel momento più alto dell’idillio, interamente nel Mugello; il pellegrinaggio alla Verna effettuato da Campana nel 1910.
Infine ultimo luogo legato a Campana è il territorio di Scandicci, dove il poeta morì il 1 marzo del 1932, nell’ospedale psichiatrico di Villa di Castelpulci.
Il pellegrinaggio verso la Verna
Campana fu cittadino del mondo, eterno nomade prima tra Bologna e Firenze, poi tra Parigi e l’Argentina. Dopo tanto vagare tornò al borgo natale di Marradi. Qui, quasi a cercare di trovare pace dai suoi demoni interiori, si avventurò in un pellegrinaggio a piedi di alcuni giorni verso il santuario de la Verna.
Un itinerario raccontato in maniera dettagliata ne “I Canti Orfici“, sui crinali al confine tra la Romagna e la Toscana. Le tappe del viaggio vengono descritte nel capolavoro di Campana: Marradi, le Scalelle che fu teatro dello scontro tra i montanari e le armate mercenarie del Conte Lando, Campigno da cui parte il cammino per la cascata dell’Acquacheta, Castagno d’Andrea che ha dato i natali al pittore Andrea del Castagno e base di partenza per raggiungere il monte Falterona con i suoi 1654 metri, e nel cuore delle Foreste Casentinesi Campigna, Stia e infine La Verna con l’omonimo santuario.
Il rapporto Dino Campana-Sibilla Aleramo
L’amore tra Sibilla Aleramo e il poeta Dino Campana si snoda tra i borghi montani e i boschi del Mugello, lungo percorsi che i due amanti spesso compiono assieme. Il “viaggio d’amore” ha inizio con la lettera che Sibilla Aleramo invia a Dino Campana dopo aver letto i “Canti orfici“: è il 10 giugno 1916 e la Aleramo è in vacanza a “Villa La Topaia” a Borgo San Lorenzo.
Il viaggio d’amore con Sibilla Aleramo
Campana quando riceve la lettera della Aleramo si trova al Barco-Rifredo, poco sotto il passo del Giogo, una stazione climatica dove stava trascorrendo un periodo di riposo in seguito alla leggera paresi subita al lato destro del corpo. I due amanti si incontrano proprio al Barco che è testimone del divampare della passione tra i due.
Tra agosto e settembre i due amanti trascorrono una ventina di giorni assieme a Casetta di Tiara (Palazzuolo sul Senio) a cui si giunge attraversando la Val d’Inferno e i tornanti nel bosco di castagno dove si possono osservare alcune piante secolari di enormi dimensioni.
Il triste epilogo a Castelpulci
Il rapporto tra i due si fa sempre più teso e non mancano le crisi. Dopo il fugace incontro nel Natale 1916 a Marradi, i due si allontanano e nel gennaio 1918 avviene il ricovero definitivo di Campana: viene prima messo in osservazione nel Manicomio di San Salvi a Firenze e poi trasferito nel cronicario di Castelpulci a Scandicci, dove muore il 1 marzo 1932 per una infezione setticemica.
Campana viene seppellito nel cimitero di San Colombano, nella parrocchia di Badia a Settimo e solo dieci anni dopo i resti vengono traslati nella chiesa di Badia a Settimo.