Il volontariato si conferma un punto fermo della nostra regione e nemmeno le difficoltà provocate dalla pandemia hanno intaccato la percezione di valore che la popolazione ha del volontariato in Toscana. Questo è uno degli aspetti che emerge dalla ricerca “Opinione pubblica e volontariato in Toscana”, condotta dal Cesvot – Centro Servizi Volontariato Toscana in collaborazione con Sociometrica, per il secondo anno consecutivo.
Il ruolo del volontariato
Il compito cruciale del volontariato è quello di aiutare i più bisognosi, questo il pensiero del 69,6% della popolazione toscana, in aumento rispetto allo scorso anno che era il 64,8%. Le categorie che meritano questa attenzione sono: al primo posto, con il 53,7% gli anziani non autosufficienti, con un aumento di oltre il 4% rispetto al 2020. La seconda categoria più indicata è quella dei poveri e indigenti che è cresciuta di 12 punti rispetto allo scorso anno e si attesta al 44,6%. Al terzo posto le persone disabili con il 35,5% e al quarto le donne vittime di violenza domestica. Sotto il 10% le ultime tre categorie riportate nell’indagine: senza fissa dimora, immigrati e dipendenze.
Dalla ricerca emerge anche che per il 96,9% della popolazione il volontariato è noto e riconosciuto con un giudizio molto favorevole (l’87,5%) o addirittura fondamentale (il 73%) per le attività che svolge. Il giudizio è estremamente positivo anche verso i volontari: il 79,9% ritiene che siano “persone che fanno del bene agli altri e sono da ammirare”. Il massimo apprezzamento si rileva fra le donne e nei giovani adulti con età compresa fra i 30 e i 54 anni. La minima, molto distanziata, fra i giovanissimi con età compresa fra i 18 e i 29 anni. Nonostante le difficoltà pratiche del lockdown il numero di persone che ha fatto volontariato, rispetto allo scorso anno, è rimasto sostanzialmente lo stesso ed equivale al 16% della popolazione.
Il Cesvot, che è noto al 53,3% della popolazione toscana, ha anche indagato su quante persone siano disposte a fare volontariato in Toscana: “Senz’altro” risponde il 32% degli intervistati, “occasionalmente” risponde il 42,7%.
L’impatto della pandemia
Durante l’emergenza Covid il nostro sistema sanitario è stato al centro di molte attenzione e criticità. Per questo agli intervistati è stato chiesto se, alla luce della pandemia, sia migliore un modello fondato sui grandi ospedali o uno più centrato sui presidi territoriali. Il 38,6% dice di preferire una presenza più capillare nel territorio. Si è chiesto poi quale peso dovesse avere il Terzo settore nella sanità e l’86% degli intervistati ha dichiarato un ruolo fondamentale e/o importante principalmente sulle seguenti attività: assistenza domiciliare 58,2%, trasporto sanitario 30%, consegna dei farmaci a domicilio 28%, attività di supporto nelle maxi emergenze 18,9%.
Un campanello di allarme viene fuori nella parte dedicata all’impatto dell’epidemia sulla psiche collettiva. Il 77% (oltre due abitanti su tre) dichiara di avvertire una crescita della solitudine, la maggior parte purtroppo sono i giovanissimi. Il 40,1% dichiara che è cresciuta più la diffidenza che la solidarietà (25,3%) e, anche in questo caso, sono i più giovani a denunciare una crescita della diffidenza. Da segnalare anche l’impatto che ha avuto sulla popolazione la chiusura dei circoli ricreativi a causa del Covid: per il 79% delle persone questi luoghi di aggregazione svolgono un ruolo importante e/o fondamentale.
“I dati confermano che la società toscana è matura e altruista – ha dichiarato Federico Gelli, presidente di Cesvot – che pratica solidarietà e accetta la sfida di occuparsi dell’interesse collettivo e di impegnarsi nel volontariato. E questo malgrado viviamo nel tempo di un’epidemia che, con l’obbligo del distanziamento sociale, ha colpito profondamente il mondo del Terzo settore. Non mancano, in questa indagine, aspetti che destano preoccupazione: per la prima volta si riscontra una crescita della diffidenza rispetto alla crescita della solidarietà e una crescente sensazione di solitudine. Soprattutto fra i giovani. Sono segnali di malessere, da non trascurare. I luoghi del volontariato possono essere per i ragazzi palestre di vita, di incontri e di relazioni. Negli ultimi tre mesi grazie alla nostra campagna Passa all’azione diventa volontario abbiamo aiutato a diventare nuovi volontari quasi 400 persone il 12% dei quali sono ragazzi sotto i 30 anni. Ancora pochi”.
“Come dimostrato dai dati della ricerca presentata oggi al Cesvot, siamo in una fase in cui il Covid sta giocando un ruolo dirompente nella formazione e nella crescita dei nostri giovani – ha spiegato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. – Ciò non ci può lasciare indifferenti. Questo senso di solitudine crescente è il riflesso della mancanza di socialità dovuto alla pandemia. Il volontariato può essere un grande antidoto: essere parte di un’associazione di volontariato diventa oggi il modo per colmare questo bisogno essenziale di relazioni. Attraverso le attività di volontariato si esprime la realizzazione delle persone ed è per questo che il ruolo delle associazioni resta fondamentale come dimostrato dall’indagine di Cesvot”.