Si è spenta il 20 luglio scorso l’attrice Ilaria Occhini, nata a Firenze nel 1934. Il suo volto gentile e allo stesso tempo forte, ha dato vita a importanti e indimenticabili interpretazioni del cinema italiano, nei film diretti da Luciano Emmer in Terza liceo (suo film d’esordio), Il medico e lo stregone di Mario Monicelli, Cartagine in fiamme, di Carmine Gallone, Il mantenuto, di Ugo Tognazzi, solo per citare alcuni dei suoi film giovanili. In televisione aveva conosciuto grande notorietà grazie agli sceneggiati L’alfiere e Jane Eyre, di Anton Giulio Majano, all’interpretazione di Elvira Puccini a fianco di Alberto Lionello, e aveva lavorato per i più grandi, come Luchino Visconti e Giuseppe Patroni Griffi.
La sua vita artistica è stata influenzata dai letterati che da sempre la circondavano, essendo figlia dello scrittore Barna Occhini, nipote del futurista Giovanni Papini e consorte dello scrittore Raffaele La Capria.
Vinciitrice del David di Donatello, per Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek, nel 2008 (film che le valse anche
il anche il premio Alida Valli come migliore attrice non protagonista al Bif&st 2011), e di un Nastro d’argento alla carriera, Ilaria Occhini era anche l’emblema di una fiorentinità autentica, alla quale sapeva sempre dare un carattere impegnato, profondo, mai banale, anche in contesti comici, come nel film Benvenuti in casa Gori, di Alessandro Benvenuti.Con il regista fiorentino Federico Bondi ha realizzato una delle sue migliori intepretazioni, in Mar nero, nel quale recitava nei panni di un’anziana signora fiorentina, che ritrovava nel rapporto con la sua badante rumena, un nuovo sentimento di amicizia e affettività familiare, che le valse il premio come Miglior attrice al festival di Locarno del 2008.