“Second Life: tutto torna” è il titolo del concorso lanciato da Alia (l’azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti per le province di Firenze, Prato e Pistoia) e dedicato alle opere di giovani artisti che scelgono di interrogare la loro vena creativa sul rapporto con la Sostenibilità ambientale, uno dei valori più importanti del nostro tempo, a cui l’Agenda Onu 2030 assegna un imperativo profondo: “Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura”.
“Second Life, tutto torna” adesso arriva a Prato, protagonista di una mostra al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. L’esposizione, legata alla terza edizione del contest sarà aperta fino al 24 marzo, esplorando in 30 opere le connessioni profonde fra l’arte e la difesa del Pianeta.
Sono stati 130, in questa terza edizione, gli artisti (tutti fra 18 e 28 anni di età) che hanno partecipato al concorso per raccontare il proprio impegno per una società più sana, giusta, green e sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
Le 30 opere finaliste, selezionate da una giuria qualificata, composta dai rappresentanti delle principali istituzioni culturali toscane, si interrogano sul concetto di sostenibilità, sul cambiamento climatico, la conservazione della natura e la relazione tra l’uomo e l’ecosistema, ma anche sull’impegno nel dare una seconda vita alla materia, in linea con i principi dell’economia circolare, che da sempre Prato insegna al mondo grazie alla tradizione del tessile e della lana rigenerata.
Gli altri artisti selezionati, presenti in mostra, sono: Diego Azzola, Elena Benzoni, Gianluca Braccini, Marta Cantarini, Paola Cenati, Pietro Paolo Cesari, Benedetta Chiari ed Elisa Pietracito, Elisa Cocchi, Martina Cocco, Raimondo Coppola, Cecilia D’Urso, Elisa Paola Hampe, Ire Ere (collettivo), Miriam Marafioti, Chiara Marchesi, Chiara Mecenero, Alessia Ottaviani, Roberto Picchi, Giuseppe Raffaele, Chiara Russo, Irene Stellin, Erica Toffanin, Mingrui Wang e Wang Xin.
“Siamo felici di ospitare nuovamente a Prato, al Centro Pecci, l’esposizione Secondo Life, frutto di un contest che sta ottenendo sempre più successo, stimolando gli artisti a mettere la propria creatività a servizio di un messaggio potentissimo sull’impatto che ognuno di noi ha su ambiente e circolarità – sottolinea il sindaco di Prato, Matteo Biffoni – La sensibilità al riciclo e al riuso dei prodotti, la trasformazione di quello che a prima vista è solo scarto in qualcosa di bello è alla base di queste opere, ma anche della natura stessa del distretto pratese dove la sostenibilità è centrale nel settore moda. Il riuso non è una parola vuota, è cultura, è una sfida che ci impegnerà a lungo per rendere davvero sostenibile la realtà in cui viviamo”.
Stefano Collicelli Cagol, direttore del Centro Pecci ha dichiarato: “L’impegno di Alia nella scoperta di nuovi talenti che valorizzano la sostenibilità nella loro produzione artistica porta con sé un messaggio importante, che combacia perfettamente con le prospettive strategiche di questo Centro. Second Life offre una piattaforma in crescita per esporre opere, promuovendo la rigenerazione dei materiali e la sostenibilità delle risorse. Nel contesto del Centro Pecci, la mostra non solo arricchisce la prospettiva pedagogica per le scolaresche, ma permette ai visitatori di approfondire le tematiche legate alla rigenerazione dei materiali. Prato, con la sua storia di rinascita dei materiali nelle aziende tessili, si presenta come un luogo ideale per ospitare questo progetto”.
“Con la seconda tappa di Second Life, i giovani artisti si cimentano con le loro opere in un luogo completamente differente da quello della prima tappa fiorentina – commenta Marco Meneguzzo, curatore della mostra – Stavolta si tratta di un vero e proprio museo d’arte contemporanea, tra i più qualificati in Italia, che ospita opere di giovanissimi, a confronto inevitabile con artisti contemporanei ormai affermati: è l’occasione di misurare le proprie forze ideali, grazie anche all’apporto, speriamo, di un pubblico più coltivato e avvezzo alle espressioni più ardite dell’arte contemporanea”.
I premi e le menzioni
Il primo premio della terza edizione di Second Life è andato a Sofia Salerno, nata e cresciuta a Catania, che dopo gli studi classici ha continuato il suo percorso in Arti visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua opera – intitolata ‘Nascondini 65, 115, 130’ – consiste in una serie di tre video in cui l’artista stessa prova a nascondersi in piena vista davanti alla propria videocamera.
La seconda opera classificata è firmata da Federica Mariani, artista milanese di 24 anni, e si intitola ‘A Head for One Dollar’. Si tratta di scarti di pelli animali cucite insieme, che ricreano come patchwork una serie di teste di tilacino, animale che nel 2018 è stato candidato come specie da de-estinguere. Un’idea artistica che ha incontrato i favori della giuria ‘per aver proposto all’attenzione il tema dell’estinzione, attraverso la creazione di un simulacro del tilacino, animale estinto da pochi anni, che diventa allo stesso tempo scultura, maschera, modello e totem’.
Terza classificata è l’opera senza titolo di Leonardo Cardamone, 24 anni, di Vittoria (Ragusa). Si tratta di un video in bianco e nero, di fatto una serie di impressioni, una sorta di highlights dei pensieri dell’artista nel corso del tempo: idee, canzoni, immagini, video derivanti da discussioni sull’ambiente sentite nel corso della sua vita. Motivazione del premio: ‘Per aver interpretato in maniera allargata il tema proposto sino a sovrapporlo alla propria vita quotidiana, ben sintetizzata in un video dalle caratteristiche professionalmente elaborate’.
Le tre menzioni speciali sono state assegnate a Martina Abati, artista lucchese di 26 anni, per ‘I ghiacci perenni nell’era dell’Antropocene’, una serie di incisioni con tecnica mista che mostrano la fragilità del ghiacciaio della Marmolada, prima e dopo il collasso del seracco avvenuto il 3 luglio 2022; Elysee Farazmand, iraniana di 24 anni che ha studiato a Bologna, per ‘Buy Yourself Time’: un carrello trovato rotto e abbandonato per strada, poi recuperato e trasformato, che diventa ossimoro di ciò che rappresentava: un movimento immobile, un richiamo alla sosta; infine Massimo Pugliese, 25 anni, di Alberobello (Bari), poi trasferitosi a Milano, con ‘Radici’. Si tratta di una grafite su tela che traccia e rintraccia presenze umane all’interno di un paesaggio naturale diradato, poco definito, quasi inafferrabile.