Il monumento funebre di Luisa Stolberg Gedern (Mons 1752 – Firenze 1824), contessa d’Albany, intellettuale cosmopolita, moglie dell’ultimo degli Stuart e compagna di Vittorio Alfieri torna a splendere in Santa Croce. E lo fa per la generosità di Donna Malin, un’americana innamorata di Firenze e della sua basilica al punto di finanziare il restauro di questo e altri monumenti.
Una donna eccezionale dei nostri tempi per celebrare le doti e il savoir faire di una donna eccezionale del passato. Non è un caso che il monumento di Luisa Stolberg Gedern è inserito nel percorso Santa Croce in rosa messo a punto per celebrare la memoria di donne coraggiose, innovatrici di spiritualità, intellettuali o artiste che sono sepolte o ricordate nel complesso monumentale.
L’intervento, promosso dall’Opera di Santa Croce, è stato presentato nella Cappella Castellani. A illustrare il restauro il segretario generale dell’Opera di Santa Croce Stefano Filipponi, la conservatrice del complesso monumentale Eleonora Mazzocchi e la restauratrice Paola Rosa che ha condotto l’intervento con Emanuela Pieretti, naturalmente insieme alla donatrice Donna Malin.
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Il monumento funebre nel dettaglio
L’opera venne collocata nel 1830, sei anni dopo la morte di Luisa, nella Cappella Castellani. A volere la realizzazione di un monumento funebre il pittore Francois-Xavier Fabre. L’opera, realizzata su disegno dell’architetto francese Charles Percier fu affidata allo scultore Emilio Santarelli che si avvalse della collaborazione di Luigi Giovannozzi per la parte degli ornati.
Un monumento dal gusto neorinascimentale, posto all’interno di una cornice architettonica quattrocentesca: sono ritratti due pensosi Geni funerari alati dell’aspetto di fanciulli. I Geni sono posti ai lati di un cippo sul quale sono scolpite a bassorilievo le virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.
Sopra la copertura a tetto c’è una clessidra con le ali aperte, simbolo dell’incessante trascorrere del tempo. Nella lunetta all’interno dell’arco superiore sono rappresentati gli stemmi gentilizi degli Stolberg e degli Stuart. Sul pavimento, a destra del monumento, si trova la lapide tombale.
L’accurato intervento di restauro
Sono 72 gli elementi in marmo apuano che compongono il monumento. L’intervento di restauro è consistito in una vasta opera di ripulitura, rispettando la cromia originaria dei vari marmi apuani utilizzati. Durante l’alluvione del 1966 era stato sommerso e nonostante la pulizia dopo il disastroso evento, era presente un’enorme quantità di fango.
Le tre lastre di marmo del basamento, invece, erano coperte di un abbondante strato di cera. Per la progressiva rimozione dei depositi di sporco, a seconda della situazione, si sono utilizzati acqua demineralizzata calda, ammonio in soluzione, White spirit e bisturi.
La vita di Luisa Stolberg Gedern
Luisa fu sempre una donna autonoma e la sua esistenza fu tutt’altro che convenzionale. Nel 1772 viene scelta per sposare il cinquantenne Carlo Edoardo Stuart che il movimento giacobita considerava il vero erede del trono d’Inghilterra, Scozia e Irlanda. Il marito, privo ormai di ogni speranza politica, affoga la delusione nell’alcol e maltratta Luisa tanto da essere accusato di tentato omicidio.
La contessa d’Albany si rivolge al granduca Pietro Leopoldo e al potente cognato, Enrico Stuart, cardinale di duca di York. Nel 1784, sostenuta da Gustavo III di Svezia in veste di rappresentate legale, riesce a ottenere la separazione, assolutamente eccezionale per l’epoca, e a garantirsi una importante rendita economica.
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Il rapporto con Vittorio Alfieri
A Firenze nel 1777, conosce Vittorio Alfieri. “Invece di trovare in essa, come tutte le volgari donne, un ostacolo alla vita letteraria… ci ritrovavo e sprone e conforto ed esempio ad ogni bella cosa”, afferma lo scrittore e poeta nella sua Vita scritta da esso.
Alfieri è affascinato da Luisa con cui si trasferisce a Parigi, dove la Contessa d’Albany diventa animatrice di un apprezzato circolo culturale frequentato da Jacques Luis David, madame de Stael, Ippolito Pindemonte e Giuseppina Beauharnais, futura moglie di Napoleone.
La Rivoluzione costringe la coppia al ritorno a Firenze. Si stabiliscono a Palazzo Gianfigliazzi sul Lungarno Corsini, qui Luisa dà vita a uno dei salotti letterari più popolari della città, dove si incontrano i rappresentanti della migliore cultura europea. Alla morte dell’Alfieri riesce a ottenere che l’amato venga sepolto in Santa Croce, lei stessa ne commissiona il monumento funebre ad Antonio Canova.
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Donna Malin e il legame con Santa Croce
Donna Malin, che ha alle spalle una importante carriera di avvocato in una multinazionale, è stata sempre una donna impegnata nel sociale: dall’attività di mentoring per lo sviluppo personale e professionale delle donne alla vicepresidenza di Women in Need, organizzazione senza fini di lucro che, a New York, si prende cura di donne e bambini senzatetto.
Speciale il rapporto con Firenze, che ha visitato per la prima volta da adolescente e dove tornare ogni anno per qualche mese. È dal 2014 che sostiene i progetti di restauro promossi dall’Opera di Santa Croce: dalla campagna di crowdfunding #CrazyForPazzi al restauro delle tombe di Michelangelo e Machiavelli, al monumento funebre di Louisa Stolberg Gedern.