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Sanità, la Regione consegna il Pegaso d’oro all’ospedale di Careggi: una storia lunga 100 anni

La migliore struttura in Italia secondo Agenas. Giani: “Assoluta eccellenza, ben radicato nella storia di avanguardia della sanità toscana”

pegaso d’oro careggi - © Paolo Lo Debole

La Regione consegna il Pegaso d’oro, sua massima onorificenza, all’azienda ospedaliero universitaria di Careggi di Firenze. Un premio che ha due motivazioni, come sottolinea lo stesso presidente della Toscana Eugenio Giani:  “Premiamo Careggi per i risultati raggiunti  – spiega – ma anche per un’attività lunga cento anni, festeggiati proprio nel 2024″.

Careggi è risultato il miglior ospedale d’Italia, secondo il Piano nazionale esiti presentato lo scorso novembre dall’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Il podio più alto tra 1363 nosocomi pubblici e privati, con parecchie eccellenze nelle sue varie specialità. “Ma Careggi – prosegue il presidente –  ha anche una lunga storia alle sue spalle.  Un secolo fa, nel 1924, i primi malati furono portati in questo ospedale”. Centocinquantacinque tubercolotici e 303 malati cronici, che trovarono posto nella Villa Ognissanti che oggi ospita l’ospedale pediatrico Meyer.

La storia di Careggi

La posa della prima pietra del primo dei tanti padiglioni del nosocomio, che sorse sui terreni un tempo occupati da una fattoria e dieci poedi, risale al 5 luglio 1914.  Da lì durante la prima Guerra mondiale e poi ancora nei decenni successivi la crescita dell’ospedale non si è più fermata, fino a staccarsi amministrativamente nel 1981 dallo storico ospedale di Santa Maria Nuova nel centro della città.

“Un ospedale – sottolinea Giani – vocato alla ricerca e non solo di cura, legato all’Università del capoluogo. Un ospedale di assoluta eccellenza in Italia, ben radicato nella storia di avanguardia della sanità toscana: una realtà e un simbolo, con i suoi cinquemilacinquecento operatori che lavorano all’interno, duemila specializzandi  e dunque luogo di formazione della santà di domani,  duecento clinici universitari”.

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