Si è concluso il restauro del ‘San Marco’ opera scultorea di Donatello appartenente al museo di Orsanmichele di Firenze. Un video documentario realizzato da Art Media Studio, che riassume i momenti salienti del restauro e dà voce ai principali attori di questa impresa.
La statua fu realizzata da Donatello per il tabernacolo dell’Arte dei Rigattieri e Linaioli in Orsanmichele è uno dei capolavori giovanili dell’artista che lo scolpì nel 1411 a 25 anni ed è un’opera fondante del Rinascimento.
La statua è stata il primo capolavoro rinascimentale del ciclo a essere restaurata, dal 1984 al 1986, dall’Opificio delle Pietre dure. In quell’occasione fu rimossa la patinatura color bronzo, realizzata dopo il 1789 con l’intento di accordare le statue marmoree al colore delle altre in metallo. A restauro ultimato fu deciso il ritiro definitivo dell’opera dall’esterno, con la realizzazione nel 1990 di un calco, sempre ad opera dell’Opificio.
Il restauro
A distanza di oltre trent’anni, l’Opificio è stato nuovamente incaricato dai Musei del Bargello di valutare lo stato di conservazione dell’opera che presentava fenomeni di alterazione tipici di una prolungata permanenza all’aperto. Le forme di alterazione più evidenti si concentravano a livello superficiale: il deposito di particelle atmosferiche aveva reso più scuro, cupo, l’aspetto del marmo e la presenza di sostanze residue, dovute alla realizzazione del calco, ne aveva modificato la tonalità.
Per la pulitura dell’opera sono state scelte due linee di intervento che hanno diversificato il lavoro nella parte del retro e del fronte. Sul retro, e cioè sulle parti solo sbozzate, è stato possibile usare un apparecchio laser con emissione a lunghezza d’onda 532 nm (Thunder Art). Sul fronte si è reso necessario un primo passaggio con miscele di solventi (applicate sotto forma di gel e di emulsione) per assottigliare lo spesso strato di sostanze presenti sulla superficie, cui è seguita una rifinitura con metodologia laser, per liberare la scultura, in modo puntuale e selettivo, dei residui della vecchia patina “finto bronzo” ancora presente sulla superficie lapidea. Per questa fase è stato utilizzato il laser LQS (EOS 1000) che si è rivelato utile nella conservazione delle tracce di doratura ancora presenti sull’opera.
La verifica puntuale della superficie ha permesso di osservare che nella mano sinistra del Santo esistono due cavità cilindriche parallele tra loro. I solchi, che erano completamente occlusi da polveri e terriccio, segnalano che la figura impugnava qualcosa, probabilmente una penna.
Grazie al restauro realizzato con la collaborazione dei Friends of Florence sono riemerse dorature perdute, poco note, con cui era decorata la statua: i capelli, la barba e le bordure della veste dell’evangelista erano infatti in origine riccamente guarniti con foglia d’oro applicata a missione oleosa.
San Marco di Donatello
Sono particolarmente orgogliosa di questa collaborazione istituzionale – dichiara Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – che conferma l’eccellenza dell’Opificio delle Pietre Dure nel campo del restauro e conservazione del patrimonio storico artistico, nonché della sperimentazione diagnostica. Il San Marco marmoreo di Donatello è un’opera misconosciuta al grande pubblico, come poco nota è la strepitosa produzione marmorea del più ingegnoso scultore fiorentino del rinascimento. Il mio auspicio più grande è che il ciclo di statue monumentali di Orsanmichele, capolavoro assoluto del rinascimento italiano possa tornare ad essere fruibile al più ampio numero di persone possibili. L’apporto fondamentale dei Friends of Florence in questo progetto di restauro testimonia quanto, in ambito internazionale, sia percepito come patrimonio mondiale. A partire da giugno riapriremo la chiesa e il Museo di Orsanmichele due volte alla settimana, seguendo le vigenti normative e prescrizione dovute all’emergenza sanitaria. Spero che con l’aiuto di tutte le istituzioni cittadine, regionali e nazionali si possa creare un proficuo lavoro di collaborazione che porti in un futuro prossimo ad una piena godibilità e accessibilità di questo complesso straordinario”.
Il video del restauro
Ad un anno dalla conclusione del restauro della scultura marmorea, i Musei del Bargello e i Friends of Florence, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure, hanno presentato ‘Il restauro del San Marco di Donatello‘, video documentario realizzato da Art Media Studio, che riassume i momenti salienti del restauro e dà voce ai principali attori di questa impresa. Si tratta di 20 minuti in cui si trovano riprese ravvicinate della scultura e animazioni in 3D: si potrà visionarlo con il Qrcode posto sulla targa alla base della scultura oppure da remoto (attraverso il canale Youtube dei Musei del Bargello e sul sito dei Friends of Florence).
Previste tre domeniche di aperture eccezionali (5, 12 e 19 giugno) che si aggiungono alle consuete aperture del martedì e del sabato.
Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, ha spiegato che “l’Opificio è stato lieto di poter contribuire, oltre al restauro, anche alla disseminazione delle nuove conoscenze acquisite a seguito dell’intervento, secondo la propria metodologia che unisce costantemente operatività, ricerca e valorizzazione ed è grato ai Musei del Bargello ed ai Friends of Florence per l’importante coinvolgimento“.
La storia del San Marco
La statua del San Marco di Donatello per il Tabernacolo dell’Arte dei Rigattieri e Linaioli in Orsanmichele si colloca cronologicamente tra altre due celebri imprese donatelliane per le edicole esterne di Orsanmichele, il San Pietro dell’Arte dei Beccai (1410-1412) e il San Giorgio per l’Arte dei Corazzai e Spadai (1416-1417). Commissionata a Donatello il 3 aprile del 1411, data in cui la Corporazione assegnò allo scultore un blocco di marmo di Carrara, perché desse figura al proprio santo patrono, la statua risultava pressoché conclusa nel mese di aprile del 1413.
La fama del San Marco risale a fonti antiche. Michelangelo, raramente propenso ad elogiare l’opera di altri artisti, diceva di non aver mai visto una figura con più “aria d’uomo da bene”, ispirato senz’altro dal respiro monumentale dell’Evangelista e dall’integrità morale che traspare nel suo sguardo corrucciato ed intenso, distolto dall’osservatore e proiettato in lontananza.
Giorgio Vasari riferisce nelle Vite che i consoli dell’Arte, inizialmente insoddisfatti alla vista ravvicinata della statua, quasi ultimata e posata a terra nella bottega dell’artista, mutarono radicalmente giudizio non appena Donatello, che ingannevolmente fece creder loro di aver continuato a lavorarci, svelò l’opera nella nicchia a un’altezza di oltre un metro e mezzo dal suolo. A prescindere dalla sua veridicità, l’aneddoto vasariano introduce una tematica centrale nella poetica donatelliana, assai evidente nel San Marco, ovvero il ricorso ad apparenti forzature nelle proporzioni e differenti gradi di finitura per quelle opere che, destinate a collocazioni elevate, avrebbero implicato un punto vista alquanto ribassato per lo spettatore.