Robot sottomarini per monitorare lo stato di salute delle acque, dolci e salate, e dei fondali: è lo scopo del progetto Panacea gestito dalle Università di Pisa e Firenze. L’obiettivo è riuscire a sostituire le esplorazioni umane in ambienti sottomarini pericolosi e rischiosi con macchine all’avanguardia, in grado di garantire uno standard del tutto simile alle rilevazioni effettuate da scienziati in carne ed ossa. Il progetto popone dunque un caso studio “emblematico – spiega Riccardo Costanzi, docente di robotica all’Università di Pisa e coordinatore del progetto – quello della posidonia oceanica, considerata un habitat naturale chiave dall’Unione Europea e il cui monitoraggio è essenziale per conoscere lo stato di salute dei nostri mari e per preservarlo”.
Un robot subacquei, uno di superficie e l’intelligenza artificiale per comunicare
Il team lavora alla realizzazione di un sistema multi-robot, composto da un robot subacqueo e uno di superficie, in grado di interfacciarsi con gli operatori a terra, che ricevono dati in tempo reale. Uno studio che minimizza i rischi e le limitazioni dei monitoraggi umani, riducendo anche i tempi per la raccolta di dati.
“Il monitoraggio dei fondali è eseguito con tecniche sia visive che acustiche – aggiunge Alessandro Ridolfi, docente di robotica all’Università di Firenze – e usiamo tecniche di intelligenza artificiale per estrarre dati sintetici da tutti quelli acquisiti. La capacità del robot di estrarre e trasmettere solo dati sintetici è fondamentale, visto che in acqua le possibilità di comunicazione sono ridotte”.
Il progetto ha ricevuto finanziamenti dal ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del bando Progetti di rilevante interesse nazionale. “Panacea rappresenta un ulteriore passo avanti significativo nella conservazione della biodiversità marina – afferma Elena Maggi, docente di ecologia all’Università di Pisa – Il monitoraggio delle praterie di posidonia oceanica, fondamentali per la salute e protezione dei sistemi costieri mediterranei e al contempo estremamente delicate, rappresenta una sfida notevole”.