La ripresa, nel segno della sostenibilità, passa anche per i distretti del cibo, forse meno noti di quelli industriali ma tutt’altro che secondari. In Italia sono 106, iscritti nel registro nazionale gestito dal ministero delle Politiche agricole.
In Toscana sono 36 i distretti del cibo individuati dalla Regione e comunicati al Ministero per le politiche agricole che li ha inseriti nell’apposito Registro nazionale dei distretti del cibo. Dei 36, 9 sono distretti rurali, 1 è distretto biologico, 21 le strade del vino, dell’olio e dei sapori di Toscana e 5 le Comunità del cibo.
“L’iscrizione nel registro nazionale dei 36 Distretti del cibo è una grande occasione che ci permette di valorizzare ancora di più queste realtà, baluardi della difesa del paesaggio, della sua memoria, della biodiversità e dei sapori che solo una grande terra come la Toscana sa regalare grazie alle persone che ostinatamente scelgono di viverci e di mantenerla – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – I Distretti del cibo, che sono intersettoriali, rappresentano quindi uno strumento che può portare vantaggi in termini di sinergie e di possibilità di ottenere finanziamenti, ma anche acquisizione di un maggiore appeal in termini turistici. Non in secondo piano, possono contribuire alla conservazione del paesaggio, favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale e l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale”.
In Toscana sono quasi tutti distretti rurali (Lunigiana, Montagna Pistoiese, Montalcino-San Giovanni d’Asso; Chianti; Toscana sud (Maremma); Fiesole; Valdarno; Val di Cecina, infine Val di Chiana e Mugello freschi di nomina) a cui si aggiungono il distretto floricolo Lucca-Pistoia e il distretto vivaistico-ornamentale Pistoia.
Di seguito nel dettaglio i distretti del cibo, ad eccezione di quello florivivaistico di Lucca-Pistoia e il distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia.
Il vino traina il Chianti
La produzione vitivinicola traina il distretto rurale del Chianti comprendente i territori dei comuni di Radda in Chianti, Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Barberino Val d’Elsa, Tavernelle Val di Pesa, San Casciano Val di Pesa e Castelnuovo Berardenga. La fortuna enologica di questo territorio è un valido traino per l’intera economia. Nel distretto vi è una documentata presenza di produzioni tradizionali e tipiche del territorio, oltre a DOP e IGP.
La Lunigiana punta sull’identità
Il distretto ben rappresentata il territorio della Lunigiana con il coinvolgimento di tutti i 14 comuni e ha proprio l’obiettivo di offrire un’immagine unitaria di quest’angolo di Toscana. Si punta al rafforzamento delle filiere brevi di produzione e consumo e all’integrazione con quelle di produzione: la strada del vino dei Colli di Candia e di Lunigiana in questo senso è un esempio di successo. Fondamentale l’integrazione turistica con i territori circostanti.
Montalcino nel segno di vino&tartufo
Il distretto rurale del Chianti comprende i territori dei comuni di Montalcino e San Giovanni d’Asso, dal 1 gennaio 2017 riuniti. Il territorio del distretto ha come motore di sviluppo l’agricoltura ed il turismo sempre legato indirettamente o direttamente al vino. L’area si caratterizza per le eccellenze agroalimentari legate in principal modo al Brunello ed al tartufo senza dimenticare la tradizione legata all’allevamento ovi-caprino ed alla coltivazione dell’olivo.
La Montagna Pistoiese tra allevamento e fagiolo
Nel distretto rurale della Montagna Pistoiese (Cutigliano, Uzzano, Montecatini T., Piteglio, Pistoia, S. Marcello Pistoiese, Pescia, Abetone, Sambuca Pistoiese, Montale, Serravalle Pistoiese, Marliana, Pieve a Nievole, Massa e Cozzile, Buggiano) l’agricoltura si è specializzata nei prodotti della montagna. Si segnalano sei produzioni tipiche fra i quali l’IGP fagiolo di Sorana oltre all’allevamento di bovini ed ovini da latte e da carne e della cinta senese e relativi salumi, la produzione dei formaggi vaccini e ovini, la raccolta e la lavorazione dei prodotti del sottobosco, del mirtillo nero e delle castagne, la coltivazione della pregiata patata bianca.
Fiesole a tutto biologico
Il distretto rurale ad alta vocazione biologica di Fiesole è un progetto innovativo che unisce un intero territorio per far emergere l’agricoltura biologica come filo conduttore di uno sviluppo sostenibile. L’attenzione è verso la conservazione della bellezza del paesaggio, ma anche alla salute. Su tutta la zona sono presenti circa 100 aziende agricole che rappresentano le eccellenze tipiche del territorio come la coltura dell’olivo, vite e dello zafferano. La proposta turistica è a stretto contatto con il territorio.
Valdarno Superiore da dieci e lode
Il distretto rurale del Valdarno Superiore comprende dieci comuni (Figline Incisa Valdarno, San Giovanni Valdarno, Cavriglia, Castelfranco-Pian di Scò, Loro Ciuffenna, Castiglion Fibocchi, Terranuova Bracciolini, Montevarchi, Laterina Pergine Valdarno, Bucine) con l’adesione di realtà come il Mercato Coperto di Montevarchi, l’associazione produttori della Setteponti, del Fagiolo Zolfino, Slow Food, il consorzio della Doc Valdarno di sopra. Obiettivo puntare sulla qualità delle risorse agricole, ambientali e storico-culturali come valida occasione di sviluppo e di sostegno economico.
Val di Cecina, una sinergia a 360 gradi
Del distretto rurale della Val di Cecina fanno parte 11 comuni (Cecina, Lajatico, Volterra, Montecatini Val di Cecina, Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Casale Marittimo, Monteverdi Marittimo, Pomarance e Castelnuovo Val di Cecina). L’obiettivo del distretto è lavorare in sinergia: agricoltura e filiera agroalimentare, acqua e mobilità dolce per coinvolgere tutti i settori economici del territorio rurale: dall’agricoltuta all’artigianato, dal turismo al commercio.
Le prospettive per la Val di Chiana
E’ arrivato il riconoscimento di distretto del cibo per la comunità del cibo della Val di Chiana, avvenuto attraverso la Regione Toscana che ha provveduto alla comunicazione al Mipaaf. Un importante risultato per questo territorio. Per Ginetta Menchetti presidente della comunità del cibo della Val di Chiana potrebbe aprire “delle strade importanti per reperire risorse economiche per progetti di investimento“.
La new entry del Mugello
E’ di questi giorni la notizia della nascita del distretto rurale del Mugello. Ne fanno parte i comuni di Barberino di Mugello, Borgo San Lorenzo, Dicomano, Firenzuola, Marradi, Palazzuolo sul Senio, Scarperia e San Piero, Vicchio, Londa, San Godenzo, Vaglia che adesso, in maniera organizzata, potranno condividere politiche di sostegno dei sistemi produttivi agricoli e agroalimentari locali, promuovere lo sviluppo delle Comunità delle aree rurali la cui identità storica e culturale diventa tratto caratteristico e distintivo insieme allo specifico paniere di prodotti tipici e a denominazione.
Il commento dell’assessora Saccardi
“Diamo il benvenuto al Distretto rurale del Mugello – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi – Sono particolarmente soddisfatta di questo risultato. Tre anni di lavoro impegnativo e condiviso, hanno portato a creare il nuovo e prezioso organismo che sicuramente porterà linfa vitale al Mugello, alla realtà agroalimentare, ai suoi prodotti, alle comunità locali”.
La Toscana del Sud punta sul gruppo
Sono 38 tra soggetti ed enti territoriali delle province di Grosseto, Siena, Arezzo e Livorno, i protagonisti del distretto rurale della Toscana del Sud (che ha assorbito quello della Maremma): l’obbiettivo è valorizzare le produzioni agricole locali e attrarre risorse ministeriali. Il distretto si rivolge alle imprese che operano nei vari comparti agricoli: cereali, vino, zootecnia, itticoltura, lattiero-caseario, florovivaismo, in modo da attrarre risorse ministeriali.
Cibo tra distretti e comunità
I distretti del cibo, con il relativo Registro, sono stati istituiti con la legge n. 205 del 27 dicembre 2017 e costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano. L’obiettivo dei distretti è assicurare la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni e la riduzione dello spreco alimentare. Non secondario il ruolo di salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.
Le Comunità del cibo e della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, sono una novità nel panorama italiano: Una scelta innovativa della Regione, che ha scommesso sull’aggregazione delle comunità locali. “Abbiamo scelto di investire sostenendone l’istituzione e il funzionamento come interpreti dei principi di prossimità, accessibilità, solidarietà e salubrità e custodi di un territorio sempre più soggetto a fenomeni di spopolamento, dissesto idrogeologico, e disordine climatico” ha concluso l’assessora Saccardi.