Non si ferma la lotta dei riders italiani per veder riconosciuti i loro diritti. Se proprio pochi giorni fa è arrivata la triste notizia dell’ennesima morte sul lavoro a Montecatini in Toscana, adesso per questi uomini e donne che corrono per le nostre strade spesso di notte, senza alcuna assicurazione sanitaria, da Milano arriva una notizia importantissima.
Dopo una lunga indagine svolta in segreto in tutta Italia da parte del Nucleo tutela del lavoro dei Carabinieri, la procura della Repubblica di Milano ha tirato le fila. I rider sono considerati lavoratori subordinati, gestiti non da un capo-ufficio ma da un’intelligenza artificiale. Le quattro aziende operative in tutta Italia (Just Eat, Uber Eats, Glovo e Deliveroo) sono pertanto obbligate ad assumere 60mila lavoratori e devono pagare ammende per un totale di 733 milioni di euro.
Il comandante dei carabinieri Antonino Bolognani, ex investigatore dei tempi di Mani Pulite ha dichiarato: “Abbiamo verificato la posizione di 60mila fattorini che venivano impiegati da queste piattaforme digitali, rider, del cibo. Anche per la consegna di altri generi. Un’indagine complessa, qui ragioniamo in termini di numeri incredibili”. L’indagine era stata avviata dalla procura, dopo vari infortuni stradali, perché durante il lockdown i rider, che, come dice il procuratore capo Greco “hanno svolto una funzione essenziale sia per portare da mangiare a un sacco di gente sia per permettere a molte imprese di sopravvivere”, sono finiti in ospedale.
Yiftalem Parigi il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dei riders fiorentini di Just Eat, che nel 2020 in una lunga intervista ci ha raccontato qual è la vita del rider e quali pericoli e difficoltà deve affrontare ogni giorno ci ha detto:
“Just Eat aveva già palesato l’intenzione di assumerci, quindi con Just Eat andrà avanti la trattativa che già abbiamo in corso. Penso che Just Eat sia l’azienda con la situazione più semplice perchè aveva già previsto di metterci in regola. Le altre società hanno dichiarato che probabilmente faranno ricorso, ma io ho i miei dubbi che ci siano degli appigli per ricorrere perchè che le società non rispettino le norme in fatto di sicurezza è palese. Non fanno visite mediche, non danno dispositivi di sicurezza, puoi fare tutti i ricorsi che vuoi ma questi sono dati di fatto.
Adesso è previsto che se loro adempiono entro tre mesi all’obbligo della procura pagano un quarto della multa. Se non adempiono va avanti il processo e se perdono i singoli manager si beccano le condanne penali e pagano la cifra totale. E’ una scelta delle società, possono farlo per guadagnare tempo e vedere se le cose cambiano, magari succede qualcosa che non ci aspettiamo, ma si prendono un bel rischio.
Questo per quanto riguarda il lato della salute e della sicurezza poi c’è l’altra parte relativa alla conversione del rapporto di lavoro e il passato cioè tutta l’evasione contributiva Inps e Inail che hanno fatto e quella la devono pagare, non hanno molte alternative. La questione contributiva è complessa, si discute sulla cifra, potrebbe essere a nove zeri, non più milioni, miliardi. Hanno tirato troppo la corda e prima o poi doveva spezzarsi. Dovrebbero farsi un esame di coscienza”.