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Made in Toscana /LA STORIA

Riconoscimento internazionale alla Tessitura Busatti: oltre il profitto, impatto positivo sul territorio

La famosa e storica azienda di Anghiari ha ottenuto la certificazione internazionale B Corp che premia le realtà che creano un modello di business improntato sulla sostenibilità sociale e ambientale

La Tessitura Busatti di Anghiari, in provincia di Arezzo, ottiene la certificazione internazionale B Corp – Benefit Corporation: un riconoscimento per le aziende che vanno oltre la generazione di profitto e si impegnano a creare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente nel quale operano. Il processo di valutazione è a cura di una organizzazione no profit statunitense denominata B Lab.

“Una certificazione che attesta la bontà del lavoro di tutta la Tessitura Busatti, nessuno escluso – è il commento dell’amministratore Livio Sassolini – Siamo moto felici perché è stato riconosciuto il nostro modello di business, cioè quello artigiano legato a una profonda tradizione territoriale, ma che sa affrontare le sfide di un mondo in continuo mutamento alla luce di una sostenibilità declinata sia in senso sociale che ambientale”.

Anghiari

Benessere oltre il profitto, un nuovo modello di business

Le aziende con il marchio B Corp si identificano in un movimento globale di realtà produttive che sposano un nuovo modo di fare business, dove il successo si misura non solo in termini economici, ma considerando il contesto in cui operano e la sostenibilità sociale e ambientale.

Busatti, come spiegato dall’azienda, “ha saputo sviluppare nel tempo un felice, e non facile, connubio tra tradizione e innovazione sostenibile, tra produzione, rimasta fedele al territorio, e riconoscimento internazionale della sua qualità e capacità di stare sul mercato”.

Dalle divise dei soldati di Napoleone ai negozi sparsi in tutto il mondo

La storia di Niccolò Busatti e della sua famiglia nel campo del tessile parte da molto lontano, dal 1755  quando arrivano ad Anghiari dal Valdarno, da Laterina. Qui acquistano un vecchio forno nell’area dell’alta valle del Tevere diventa popolosa e fertile grazie alle bonifiche dei granduchi di Toscana.

Il figlio di Niccolò Busatti, Giovan Battista, acquista a fine ‘700 quella che anocra oggi è la sede dell’azienda, Palazzo Morgalanti,  e vi apre una bottega. All’inizio si vende di tutto, non solo filati, ma anche baccalà, pane e insaccati. La svolta che ha segnato per sempre il destino della famiglia arriva nel 1797: l’Armée napoleonica s’insedia a casa Busatti e avvia la lavorazione della lana per vestire i soldati.

L’attività, però, non finisce con l’invasione napoleonica: da quel momento i poi, i Busatti intrapendono l’attività di tessitori. Con il benestare granducale, nei primi anni delll’800, diventano artigiani filatori. Nel 1842, Mario Busatti acquista per il suo laboratorio otto telai di legno e assume anche dieci tessitrici dando di fatto avvio all’attività della tessitura Busatti. Gli affari vanno bene e si inizia a lavorare anche  canapa e cotone. Nella seconda metà dell’800, si allarga il campo di azione e diventa anche sartoria.

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L’azienda prospera anche in tempi di guerra, grazie alla conduzione affidata alle donne, come spesso accadeva con gli uomini al fronte. La produzione si adatta alla situazione e viene indirizzata alla fornitura di ospedali e alla creazione di uniformi. Ormai Tessitura Busatti è una realtà e alla guida ci sono imprenditori lungimiranti.

Con gli anni, l’azienda si è reinventata e ha scommesso non sulla quantità, ma sulla qualità. Una scelta vincente che porta il marchio nel mercato del lusso, senza mai cedere di un passo su origini e tradizione. La produzione è radicata in Toscana, sempre “con fibre esclusivamente naturali e dei disegni ispirati alle più profonde tradizioni rinascimentali e contadine”, come si legge sul sito.  Oggi siamo all’ottava generazione e la ditta a conduzione familiare  conta negozi in tutto il mondo. “Siamo come un cipresso – così si descrive l’azienda –  che affonda le radici nella storia e sprofonda la punta nell’azzurro del cielo terso”.

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