Il cocktail più venduto al mondo torna a casa: riapre il Giacosa, la casa del Negroni all’angolo tra via Tornabuoni e via della Spada per volontà del gruppo Valenza. Una novità che sana la ferita legata alla chiusura della boutique di Roberto Cavalli nel 2017.
Lo stilista aveva acquistato il locale, all’inizio degli anni Duemila, rinunciando a parte degli ambienti per “salvare” lo storico bar. In quelle sale nel 1919 il conte Cammillo Negroni aveva ideato il suo cocktail. Una decisione maturata dopo le vibranti proteste di alcuni cittadini.
Una grande festa per Firenze
La riapertura del Giacosa è una grande festa per il mondo della mixology e per chi a Firenze conservava il geloso ricordo delle serate trascorse al bancone. Per il Gruppo Valenza con l’apertura del Giacosa si rafforza la posizione della società in centro dove che già possiede gli storici caffè Gilli e Paszkowski in piazza della Repubblica.
Giacosa, salotto d’Europa
Affascinante la storia di Giacosa, il “salotto d’Europa” per la clientela cosmopolita composta dai viaggiatori del Grand Tour, dai dandy e dalla nobiltà fiorentina. Venne aperto dai fratelli Giacosa nel 1860 tra la sede del Circolo dell’Unione e l’albergo Londres et Suisse. Nel periodo di Firenze capitale (1865-1871) ebbe un vero e proprio exploit a livello di popolarità.
Il conte Cammillo Negroni
All’angolo di via Tornabuoni e via della Spada uno dei clienti più affezionati era il conte Cammillo Luigi Manfredo Maria Negroni. Uomo raffinato e grande viaggiatore, aveva vissuto a lungo anche negli Stati Uniti e fu uno dei primi a possedere l’auto a Firenze, il conte ebbe l’intuizione di chiedere un twist al giovane barista Fosco Scarselli.
La ri-nascita del Negroni
Invece del miscelato a base di Vermouth dolce rosso di Torino, Bitter Campari e uno spruzzo di seltz, noto come l’Americano, chiese di aggiungere il gin. Nasceva così, oltre un secolo fa “un americano come il conte Negroni”. Il cocktail più famoso del mondo.
I 100 anni di vita del Negroni erano stati festeggiati con l’apposizione di una targa ricordo in piazza della Repubblica. Un modo per ricordare anche il Giacosa. Oggi a tenere alto il nome del conte e del suo drink preferito c’è Luca Manni, bar supervisor del gruppo Valenza.
La cocktail list di Luca Manni
“E’ un onore per me poter ridare vita ad un nome tanto importante per la mia città, ed un onere, che porto con grande orgoglio e piacere, quello di aver contribuito ad ideare i menù di realtà come Caffè Paszkowski, Caffè Gilli ed ora Giacosa” ha dichiarato lo stesso Luca Manni, lo sceriffo come è noto nel mondo della mixology.
Il primo menù del nuovo Giacosa è quindi dedicato all’aperitivo italiano. Ecco quindi in carta i “classici” Negroni: tradizionale la ricetta tradizionale (gin, vermouth rosso e bitter), rivisitate modalità di servizio o tecniche di preparazione. Spazio poi ai twist, variazioni in chiave moderna della tradizionale ricetta del Conte: il Gibson Negroni o il Cham-on!. Infine in menu Giacosa Creations, dove ad essere rivisitati sono alcuni grandi classici dell’aperitivo italiano: il Garibaldi e il Cardinale.
Valenza, patto d’amore con Firenze
Con l’apertura di Giacosa Marco Valenza rinnova il patto d’amore verso Firenze: “La rinascita di Giacosa è frutto di una serie di segnali che ho deciso di accogliere. E’ stato un po’ come se questo marchio, che ho acquistato nel 2019, volesse tornare in vita e mi avesse scelto come mezzo – credo che con la chiusura di Giacosa si fosse persa una parte importane della storia non solo di Firenze ma dell’Italia intera”.
I locali storici come i monumenti
A curare la ristrutturazione del locale gli architetti interior design Paolo Becagli e Alessandro InterLando che si sono ispirati all’immagine storica del locale e addirittura a vecchie foto.
“Lavorando da sempre in locali storici, è entrata a far parte del mio DNA una passione per la storia che certi marchi si portano dietro e questa mia passione è stata determinante per sposare il progetto Giacosa” ha continuato Marco Valenza.
Per l’imprenditore fiorentino “i locali storici hanno la stessa funzione dei monumenti: cosa sarebbe Venezia senza il Florian o il Quadri, Padova senza il Pedrocchi o Roma senza il Caffè Greco. Entrare in un locale storico ti fa respirare l’appartenenza di quel luogo alla città, a patto che chi lo guidi ne abbia una gestione attenta. Gestire un locale storico è un mestiere che necessita molta sensibilità, perché non si tratta solo di conservare ma di rinnovare nel rispetto della sua storia e autenticità”.