Ha preso il via a Collodi il restauro del Labirinto di Pietro Porcinai, opera del grande architetto paesaggista italiano inserita nel percorso monumentale del Parco di Pinocchio. L’intervento da oltre 73mila euro è stato reso possibile grazie al finanziamento del 50% della Fondazione CARIPT attraverso il bando “Restauro del patrimonio artistico”, come spiega Pier Francesco Bernacchi, il presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi che è proprietaria del parco.
Un recupero anche del verde del labirinto
Il progetto per il ripristino del labirinto è dell’architetto Carlo Anzilotti, che conosce bene il Parco di Pinocchio dove ha realizzato il “Laboratorio delle Parole e delle Figure” da uno schizzo di Giovanni Michelucci, struttura che oggi ospita il Museo Interattivo. I lavori sono stati affidati alla Giorgio Tesi Group che da anni collabora con la Fondazione Collodi.
“Il Labirinto in oggetto è di tipo classico con una sola entrata e un unico vicolo cieco in fondo al percorso – spiega Anzilotti – la realizzazione originaria prevede un percorso pavimentato con formelle di cemento e una rete in verticale con edera capace di creare delle pareti continue per un percorso di scoperta. Nel corso del tempo vi sono stati vari interventi manutentivi e di adeguamento alle normative, ma oggi il Labirinto necessita di un intervento di restauro radicale al fine di assumere l’aspetto e la consistenza di un tempo, in quanto versa in stato di totale degrado della componente vegetale”.
Nuova vita per il Parco di Pinocchio
Il Parco di Pinocchio è un vero e proprio museo all’aperto immerso nel verde dedicato al burattino più famoso del mondo. Porcinai fu chiamato a lavorarci nel 1963 e progettò la sistemazione paesaggistica del parco, compreso appunto il Labirinto.
“Questo restauro consentirà una complessiva rivalorizzazione del Parco di Pinocchio grazie al rifacimento del Labirinto come da progetto originale di Pietro Porcinai – spiega il presidente della Fondazione Collidi, Francesco Bernacchi – è previsto il reintegro della parte verde dopo la realizzazione di opere di drenaggio. L’edera che c’era, infatti, ha subito danni dall’accumulo di acqua nel terreno argilloso, rendendo fino ad oggi inutili i cambi completi di piantagione fatti in precedenza dalla Fondazione Collodi”.
L’intervento di Anzilotti prevede infatti anche la messa a dimora di 600 nuove piante di edera.