Non si parla di emergenza criminale né di un insediamento strutturato delle organizzazione criminali, ma le mafie in Toscana ci sono e lavorano anche molto. Si insinuano tra i rivoli della burocrazia, crescono sfruttando le debolezze delle imprese piegate dalla crisi e sono sempre più attratte da un territorio che, nonostante la pandemia, resta ricco e appetibile. E le ingenti risorse attivate dal Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza non sono altro che una nuova calamita, su cui occorre alzare al massimo il livello di attenzione.
Numeri e tendenze di un fenomeno subdolo e pericoloso che la Scuola Normale e l’Università di Pisa hanno fotografato nel quinto rapporto commissionato dalla Regione Toscana, presentato oggi e aperto dal presidente Eugenio Giani che ha rinnovato “l’impegno della Regione” e la collaborazione “con le disposioni che verranno approvate anche alla luce dei risultati del rapporto”.
Emerge una presenza subdula, infiltrata nel tessuto economico e sociale locale, tanto da denotare caratteristiche così precise da individuare addirittura una “variante criminale toscana”, con organizzazioni diffusa molto difficile da mappare, capace di mimetizzarsi con l’ambiente circostante e ad alta vocazione imprenditoriale.
“Si evidenzia purtroppo una tendenza progressiva all’incremento di questi fenomeni criminali – commenta l’assessore regionale alla Legalità, Stefano Ciuoffo – E’ aumentata la liquidità delle organizzazioni criminali, la fatica delle piccole imprese si fa sentire ed il tessuto economico è aggredibile, soprattutto quando in condizione di bisogno non si trovano alternativee, magari anche non comprendendo la natura dell’interlocutore”. Emerge anche, sottolinea ancora l’assessore, “il ruolo di facilitatori da parte delle categoria professionali. Credo sia necessario affrontare a viso aperto il dialogo e le criticità, mettendo a disposizione dei giovani professionisti strumenti efficaci evitando di farli diventare prigionieri di mondi che dovrebbero essere lontani da loro”.
Le risorse del Pnrr e i rischi delle infiltrazioni mafiose
Le attenzioni delle organizzazioni criminali sono sempre alte in Toscana, come confermato dal prefetto di Firenze, Valerio Valenti, “per cogliere le opportunità di un territorio ricco come quello regionale”. Importante in questa fase utilizzare tutti gli strumenti “per far sì che l’intervento giunga prima che il danno si realizzi”. Oggi anche con delle novità, introdotte alla luce del Pnrr “con il nuovo istituo della collaborazione preventiva antimafia. Un nuova intervento di prevenzione antimafia che consentirà in casi specifici di eliminarne gli aspetti più critici salvaguardando la finalità del pnrr e la realizzazioni delle opere programmate”. Dal canto suo la Regione, per voce dell’assessore Ciuoffo, “rinnova l’impegno a portare avanti il protocollo del codice appalti”.
La corruzione in Toscana
Il rapporto è stato illustrato dai docenti Donatella della Porta e Salvatore Sberna della Scuola Normale e da Alberto Vannucci dell’Università di Pisa. Nell’anno nero della pandemia si evidenziano (per fortuna pochi) intrecci opachi tra funzionari pubblici e una rete di attori privati. La Toscana è al 6 posto in Italia , con il 5% dei casi di corruzione emersa (al primo posto ci sono Sicilia e Lombardia) nel quadrienno 2016 e 2020.
Nel 2020 in Toscana aumentano i casi segnali nel settore degli appalti da 5 a 9 casi (il 56% dei casi totali). Diminuiscono i casi nelle verifiche e nelle nomine da 9 a 3 casi. Nei 22 casi di corruzione pubblica emersi, la metà ha coinvolto dipendenti e funzionari pubblici, in sei casi sono politici. L’area più a rischio è quella dei contratti e degli appalti per forniture e per servizi. La pandemia e gli acquisti straordinari hanno infatti reso più vulnerabili questi meccanismi.
I numeri della criminalità organizzata
La Toscana resta ancora terra di conquista, soprattutto con la crisi. Nel settore appalti con l’aumeto dei fenomeni di estorsione e usura. I fenomeni più diffusi in Toscana sono il riciclaggio e i reati economici e finanziari.
Si sono evidenziati 42 eventi di proiezione criminale di matrice nazionale, 32 di mafie straniere. Il 38% sono di matrice camorristica, soprattutto investimenti immobiliare. L’andrangheta si manifesta nel 29% degli episodi, soprattutto droga, ma è capace di creare economie di scala con la creazioni di cartelli di imprese per turbative d’aste usando anche imprenditori locali. Poi cosa nostra al 21%. L’interesse principale è inflirtrarsi nell’economia e a la volontà è quella di fare impresa. Questa vocazione si manifesta soprattutto nel riciclaggio di denaro. La Toscana è all’ottavo posto in Italia per segnalazioni sospette e Prato è la provincia al primo posto in Italia. Siena e Firenze poi si collocano fra le prime 15. Le segnalazioni sospette sono aumentate del 200%, superando le 20.000.
Sul fronte dei mercati illeciti, la Toscana è la seconda regione di Italia per cocaina sequestrata dopo la Calabria, con il traffico nel porto di Livorno che è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 10 anni. Da segnalare il maxisequestro di cocaina, con 3,3 tonnellate nel 2020 (secondo solo al porto di Gioia Tauro).
La Toscana è la seconda regione in Italia per vittime di caporalato e sfruttamento lavorativo, soprattutto nel comparto agricolo e edile. Sono 209 le persone oggetto di grave sfruttamento lavorativo (di cui 143 in agricoltura) soprattutto nelle province di Prato, Firenze e Pistoia e nel distretto tessile e abbigliamento, oltre che agricoltura costruzioni e commercio.
Sono 541 i beni confiscati alle mafie nel 2020, in crescita dell’11%. L’88% sono beni immobili e il resto aziendali, soprattutto dnelle province di Arezzo e Pistoia. Crescono del 12% i beni destinati a finalità sociali. Il 70% del totale (377) sono in gestione e le province dove sono più numerosi sono quelle di Pistoia (58), Pisa (57) e Prato (55). L’attesa media per avere il bene destinato è di 7 anni dopo la confisca. I beni sono distribuiti nel 26% (71) dei Comuni toscani. Il record spetta a quello di Manciano della Chiana con 41, seguito da Prato con 40 e da Arezzo con 32. Nell’88% dei casi dsi tratta di beni immobili e nel 12% da aziende, un quarto delle quali è del settore commercio ingrosso dettaglio, seguito da alberghi e ristoranti con il 21%.
La Toscana è la terza regione nel centro nord per numero di imprese interdettive antimafia (34) dopo Lombardia ed Emilia, soprattutto nei comparti delle costruzioni, trasporti e ristorazione. Erano 9 nel 2019. 84 gli operatori economici interdetti dal 2014 al 2020.