Un settore dinamico, sostenuto dagli investimenti del PNRR e dall’entrata in vigore del nuovo Codice dei Contratti Pubblici. È quanto emerge dal Rapporto 2024 sui contratti pubblici in Toscana, un’analisi dettagliata sull’andamento di lavori, servizi e forniture nella regione, realizzata dall’Osservatorio Regionale dei Contratti Pubblici e IRPET. Uno strumento prezioso per comprendere l’evoluzione di un ambito strategico che, con un valore di 8,5 miliardi di euro l’anno, rappresenta un volano per l’economia regionale.
Stime attendibili collocano questo volume intorno al 15% del Pil ed al 30% della spesa pubblica. In Toscana l’aumento del valore complessivo delle procedure avviate è generato da una dinamica positiva del settore dei servizi (+5%) e delle forniture (+4%) mentre resta invariato rispetto al già alto livello del 2023 l’importo complessivo dei lavori pubblici, pari a 3.7 miliardi di euro.
Trasparenza e monitoraggio
“La Toscana – ha commentato il presidente Eugenio Giani – continua a qualificarsi, pur con qualche fisiologico punto d’ombra, come area dinamica e di buona efficienza del sistema. La presentazione annuale del Rapporto permette di garantire la necessaria trasparenza e il monitoraggio degli appalti, anche mettendo a disposizione del territorio i necessari applicativi software. E’ un approccio doveroso visto che si tratta di monitorare con accuratezza e precisione i modi con i quali vengono utilizzati i fondi pubblici. Quella che abbiamo di fronte è la prima fotografia attendibile del nuovo assetto prodotto dall’entrata in vigore, nel luglio 2023, del nuovo codice degli appalti. Grazie quindi al nostro Osservatorio e all’Irpet per il lavoro che hanno condotto”.
Un percorso di confronto e studio
“Il Rapporto – ha aggiunto l’assessore regionale alle infrastrutture digitali, rapporti con gli enti locali e sicurezza, Stefano Ciuoffo – nasce dalla collaborazione, più che ventennale, fra il riferimento nel contesto nazionale, sia per le professionalità presenti, sia per la capacità di nostro Osservatorio Regionale dei Contratti Pubblici (il primo a nascere in Italia) e l’Irpet.
L’Osservatorio dei Contratti di Regione Toscana continua ad essere un modello di riferimento nel contesto nazionale, sia per le professionalità presenti, sia per la capacità di analisi in merito all’impatto delle nuove normasse come dimostrato grazie all’evento odierno. Riteniamo che questo percorso di confronto e studio sia un valore aggiunto sia per le stazioni appaltanti toscane sia per il variegato settore degli operatori economici“.
Il Rapporto 2024

Secondo il Rapporto si riducono i tempi medi di completamento di quelli di gara (fra la pubblicazione del bando, l’aggiudicazione e la stipula del contratto), grazie anche ai vincoli di rispetto di tempo massimo imposti dai progetti Pnrr.
Il sistema toscano degli appalti sta affrontando con sufficiente efficacia anche il processo di riorganizzazione della committenza, mettendo in atto i meccanismi di delega delle procedure previsti dal regime della qualificazione delle imprese, seppur di fatto già avviato prima dell’entrata in vigore dell’attuale codice. E’ una buona notizia per il nostro tessuto economico anche il rafforzamento della quota di appropriazione delle imprese toscane, ed in particolare delle piccole e medie imprese, seppur favorito da quell’innalzamento della soglia per gli affidamenti diretti che pure lascia aperti i dubbi di maggiore rischio di esposizione a fenomeni di illegalità.
In Toscana il 2024 ha registrato rispetto al 2016 circa 500 procedure aggiuntive di lavori pubblici per milione di residenti, per un incremento di circa 780 euro in termini pro-capite
(995 euro pro-capite contro i 215 del 2016).
I comuni e le società a partecipazione pubblica/concessionari di reti e infrastrutture sono le stazioni attori appaltanti che hanno guidato questa ripresa nell’ultimo decennio. Queste due categorie di rappresentano congiuntamente circa l’80% della domanda di lavori pubblici.
Tuttavia, l’importo complessivo dei lavori pubblici avviati dalle Amministrazioni comunali nel 2024, pur rimanendo a livelli decisamente alti rispetto al periodo 2016-2021, segna una flessione rispetto al 2023 (-41%) e anche rispetto al 2022 (-33%) perché il biennio 2022-23 era stato eccezionale per l’avvio della gran parte delle procedure legate al Pnrr. Per gli stessi motivi si è registrata, nel 2024, anche una riduzione del contributo ai lavori pubblici degli enti del Servizio Sanitario Regionale e Nazionale, che era stato particolarmente alto nel 2023 e che è tornato ai livelli del 2022.
Se l’importo dei lavori pubblici in Toscana nel 2024 è rimasto ai livelli alti del 2023 è dunque in larga parte per il contributo delle procedure avviate dalle società a partecipazione pubblica e dai concessionari di reti e infrastrutture (+50% rispetto al 2023). Tra queste alcuni grandi lavori, in particolare di Rete Ferroviaria Italiana (manutenzione dell’armamento ferroviario) e Snam Rete Gas (metanodotto Foligno-Sestino e Livorno-Piombino).
A partire dal 2019 c’è stato un deciso aumento del numero degli affidamenti diretti. Nel 2024, in Toscana, oltre il 60% dei lavori pubblici (era il 19% nel 2016) è stato affidato senza ricorrere a una procedura negoziale o aperta.
L’incremento degli affidamenti diretti è andato in sostanza a sostituire procedure negoziate, che erano il 72% del mercato nel 2016 e sono il 28% nel 2024. Resta invariata invece la quota di procedure aperte. Una dinamica del tutto simile si è registrata a livello nazionale.
Nel 2024 le imprese toscane trattengono una quota di mercato regionale dei lavori pubblici mediamente alta (circa il 70% del numero e il 45% dell’importo). Queste performance sono da valutare come particolarmente positive soprattutto considerata la pressione esercitata sul settore da una domanda aggiuntiva così consistente, a fronte anche di una corposa riduzione della capacità produttiva avvenuta nell’ultimo decennio e della congiuntura dei prezzi delle materie prime.
Inoltre, il 2024 registra un consistente aumento della quota di lavori pubblici toscani affidati a piccole e medie imprese regionali che arriva al 68% del numero e al 40% del valore complessivo, superiore a quello riscontrato per la media delle restanti regioni italiane.