Nel 2006 a Siena dall’idea di alcuni giovani studenti universitari è nata Radio Papesse con l’obiettivo di usare il medium radiofonico per raccontare l’arte contemporanea.
Radio Papesse nel corso di 15 anni ha prodotto e distribuito oltre duecentocinquanta conversazioni con artisti, curatori, ricercatori e operatori del contemporaneo in Italia e all’estero, audioguide e percorsi sonori per musei e istituzioni culturali.
Radio Papesse è dunque un archivio online dedicato alla documentazione e all’approfondimento sulle arti visive ma non solo, ha anche commissionato lavori sonori e radiofonici, collaborando e supportando artisti italiani e stranieri nella creazione di opere inedite. Dal 2011 Radio Papesse ha spostato il suo studio a Firenze ed è ospite di Villa Romana.
Ecco la nostra intervista alle curatrici Ilaria Gadenz e Carola Haupt
Ciao ragazze come e perchè nasce Radio Papesse?
Carola Haupt: Radio Papesse nasce dall’incontro tra me, Ilaria Gadenz e Cristiano Magi che all’epoca eravamo studenti all’Università di Siena, Marco Pierini che era il direttore del Palazzo delle Papesse e Lorenzo Fusi. Marco Pierini in maniera assolutamente visionaria dette carta bianca all’idea forse un po’ folle di tre studenti di fare una radio all’interno di un centro per l’arte contemporanea. Nel 2006 viene lanciato il sito www.radiopapesse.org. Quindi dai primi passi dentro uno stanzino di Palazzo delle Papesse a Siena fino ad oggi a Firenze a Villa Romana di strada, di progetti e di suoni ne sono stati fatti tanti.
Quali sono i progetti più importanti che ha realizzato Radio Papesse?
Ilaria Gadenz: Alcuni progetti sono importanti perchè hanno segnato dei momenti di passaggio. La Radio a Pedali ha segnato il nostro arrivo a Firenze da Siena nel 2011. Eravamo state invitate a partecipare alla Notte Bianca tra il 30 aprile e il primo maggio. La Radio a Pedali fu una parata per biciclette e apparecchi radiofonici in collaborazione con il Maggio Fiorentino e Radio 3. Coinvolgemmo tante persone che arrivarono a Firenze in bici e con una radio per sintonizzarci sulle frequenze di Radio 3 che quella sera trasmetteva il concerto di apertura diretto da Zubin Mehta.
“Nuovi Paesaggi” nel 2012 fu per noi la prima esperienza di residenze d’artista a Villa Romana. Abbiamo invitato cinque artisti che lavorano con il suono a cui abbiamo chiesto di raccontare la Toscana marginale, che esce dai paesaggi da cartolina. Abbiamo raccontato Larderello, Carmignano, la periferia in costruzione di Firenze, Rifredi e Santa Croce sull’Arno.
Nel 2013 abbiamo avviato “Süden Radio” un progetto che è ancora in corso che investiga sulla produzione sonora del ‘Global South’, abbiamo cioè fatto una mappatura di cosa si produce a livello di suono nel sud del mediterraneo.
L’ultimo progetto importante è “Lucia” un festival che organizziamo da due anni, a dicembre ci sarà la terza edizione, che si basa sull’ascolto collettivo di opere radiofoniche e podcast. Abbiamo la convinzione che ascoltare insieme sia una pratica culturale che insegna molto e sarebbe bello riscoprire.
Lucia Festival 2019 – Workshop con. Third Coast Festival
La radio negli ultimi dieci anni è cambiata moltissimo, quali sono secondo voi i cambiamenti più importanti?
Ilaria Gadenz: Tutte le volte che esce un nuovo medium si grida alla morte della radio. Ultimamente è successo con Club House, anni fa con l’arrivo dei Podcast. Ogni volta viene data per spacciata invece è sempre attuale e secondo noi non morirà mai perchè è un medium sociale. Il Podcast alla fine è un’esperienza privata, individuale, crea comunità in un altro modo. La radio ha sempre il fascino della diretta ed è anche un medium un po’ “magico”.
I progetti futuri quali sono?
Carola Haupt: Vogliamo portare avanti il filone di Süden Radio che è cresciuto, cambiato ed evoluto insieme a noi. Poi il lavoro di ricerca sulla dimensione collettiva dell’ascolto che portiamo avanti con il festival Lucia e tanti altri progetti come la collaborazione con l’Archivio dei Diari di Pieve Santi Stefano.
Abbiamo creato il Premio Lucia che ci sta dando la possibilità di lavorare insieme ad autori e producer italiani. Noi lavoriamo con artisti internazionali ma vogliamo anche far crescere la comunità in cui viviamo. In Italia c’è tanta gente che lavora col suono ma poca varietà estetica. L’idea è quella di provare con le nostre forze e le nostre risorse a spingere e sostenere questa comunità di narrazione sonora in tutte le sue possibili declinazioni.
Avreste mai pensato 15 anni fa di essere ancora qui oggi a portare avanti Radio Papesse?
Carola Haupt: Assolutamente no. Radio Papesse è una realtà multisfaccettata che è cresciuta con noi e con tutte le persone che abbiamo incontrato e con cui abbiamo condiviso dei percorsi e dei progetto. Radio Papesse è un’associazione ma vive delle collaborazioni, dei suoi soci e delle persone con cui lavora. Di certo non ci siamo date una data di scadenza questo sì.