I contadini sanno bene che la parte più fine del fieno è molta ricca di semi, semi che possono essere utilizzati per creare nuovi prati o per migliorare quelli esistenti. Oggi chiamiamo fiorume quel mix di semi di elevato pregio naturalistico. Se il prato donatore è ricco di specie vegetali, il fiorume ne rispecchierà la biodiversità.
In Toscana la prima sperimentazione di raccolta di fiorume si è svolta sulle praterie del Pratomagno, habitat di interesse comunitario oggetto di interventi di ripristino nell’ambito del progetto LIFE ShepForBio. Questa tecnica, adottata da diversi anni soprattutto nel nord Italia, viene impiegata per interventi di ripristino ambientale (praterie, cave e scarpate).
Come avviene la raccolta
Il fiorume viene raccolto da prati donatori appositamente individuati (si tratta quindi di seme autoctono), attraverso una speciale macchina dotata di una spazzola che, trainata da un trattore, stacca solo i semi dalla pianta, lasciando il resto in piedi; il prato potrà quindi essere successivamente pascolato o sfalciato.
Nel caso particolare del Pratomagno, il fiorume sarà utilizzato per ripristinare superfici invase da ginestre e lampone in cui nei mesi scorsi sono stati realizzati interventi di decespugliamento e pascolo rigenerativo. Altri interventi sono previsti anche nel territorio dell’Unione dei Comuni Valdarno Valdisieve.
Una nuova macchina
La prima raccolta è stata resa possibile grazie alla collaborazione del Parco Naturale del Monte Barro, che con il Centro Flora Autoctona della Lombardia, è stato un pioniere dell’utilizzo del fiorume in Italia, e che ha messo a disposizione uno dei suoi macchinari.
A breve, inoltre, verrà consegnata la nuova macchina acquistata dal progetto LIFE, in particolare dall’Unione dei Comuni del Pratomagno, che sarà messa a disposizione di tutti i partner (Unioni dei Comuni, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi).